Encierro

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2008 - edizione 7

Vera non era più tanto sicura di volerlo fare.
I piedi nudi che grattavano contro l’asfalto, il pezzo di sotto del bikini che si ostinava a rintanarsi nel solco tre le chiappe e la folla che mandava zaffate rancide di sudore.
Niente le piaceva di quella situazione.
E poi c’era Mauro, il suo viscido compagno di viaggio. Non aveva trovato nessuno disposto ad accompagnarla in Spagna, così si era rivolta a uno dei suoi spasimanti, andando a colpo sicuro.
E lui l’aveva trascinata in quel casino.
Anche se Mauro l’avrebbe definita piuttosto una grande festa.
All’inizio anche Vera condivideva quel pensiero, forse per la troppa sangria che aveva bevuto.
Ma adesso, circondata da ubriaconi di ogni nazione, in compagnia solo di Mauro vestito con un perizoma oro, era certa di non divertirsi.
Un portello basculante in acciaio alto quattro metri incombeva alle loro spalle come una diga.
Si udirono i primi colpi rimbombare contro di esso e gli spettatori, accalcati sulle recinzioni, attaccarono a ululare e a suonare trombe da stadio.
Vera guardò Mauro e lui le fece l’occhiolino per tranquillizzarla.
Il portellone iniziò a ritirarsi su cardini ben oliati, mentre un allarme annunciava l’inizio della corsa.
Il panico investì ogni concorrente.
I ragazzi si persero subito, trascinati dalla bolgia di corpi che, spinta da un mix di adrenalina, paura e alcol, si muoveva a ondate scomposte.
Dopo nemmeno una cinquantina di metri un ciccione terrorizzato spinse Vera a terra. Nessuno provò a rialzarla.
E appena si riprese li vide. Le coronarie simili a nacchere.
L’orda dei morti viventi avanzava per le strade di Pamplona come un fiume in piena.
Vera riconobbe il suo amico. Mauro arrancava verso lei coperto di sangue, una grossa erezione d’oro tra le gambe e negli occhi la fame di averla.

Crescizz