Vera non
era più tanto sicura di volerlo fare.
I piedi nudi che grattavano contro lasfalto, il pezzo di sotto del bikini che si
ostinava a rintanarsi nel solco tre le chiappe e la folla che mandava zaffate rancide di
sudore.
Niente le piaceva di quella situazione.
E poi cera Mauro, il suo viscido compagno di viaggio. Non aveva trovato nessuno
disposto ad accompagnarla in Spagna, così si era rivolta a uno dei suoi spasimanti,
andando a colpo sicuro.
E lui laveva trascinata in quel casino.
Anche se Mauro lavrebbe definita piuttosto una grande festa.
Allinizio anche Vera condivideva quel pensiero, forse per la troppa sangria che
aveva bevuto.
Ma adesso, circondata da ubriaconi di ogni nazione, in compagnia solo di Mauro vestito con
un perizoma oro, era certa di non divertirsi.
Un portello basculante in acciaio alto quattro metri incombeva alle loro spalle come una
diga.
Si udirono i primi colpi rimbombare contro di esso e gli spettatori, accalcati sulle
recinzioni, attaccarono a ululare e a suonare trombe da stadio.
Vera guardò Mauro e lui le fece locchiolino per tranquillizzarla.
Il portellone iniziò a ritirarsi su cardini ben oliati, mentre un allarme annunciava
linizio della corsa.
Il panico investì ogni concorrente.
I ragazzi si persero subito, trascinati dalla bolgia di corpi che, spinta da un mix di
adrenalina, paura e alcol, si muoveva a ondate scomposte.
Dopo nemmeno una cinquantina di metri un ciccione terrorizzato spinse Vera a terra.
Nessuno provò a rialzarla.
E appena si riprese li vide. Le coronarie simili a nacchere.
Lorda dei morti viventi avanzava per le strade di Pamplona come un fiume in piena.
Vera riconobbe il suo amico. Mauro arrancava verso lei coperto di sangue, una grossa
erezione doro tra le gambe e negli occhi la fame di averla.