Galeazzo Da
Pietrasecca, cavaliere di ventura, si accasciò esausto alle radici di un grande albero al
centro di un crocevia. Era scampato Dio solo sapeva come al massacro della Guazzera dopo
aver offerto i suoi servigi al Generale Goffredo da Langosco per liberare
dallassedio la Roccaforte di Angera, ma lesercito era stato sopraffatto dalla
cavalleria Teutonica.
Stava per fare buio, davanti a lui il cadavere scomposto di una giovane donna a cui aveva
rubato linnocenza e la vita, i piccoli seni nudi, gli occhi aperti e supplicanti.
Laveva vista qualche ora prima cogliere delle mele proprio da quellalbero e
pazzo di desiderio e furore ne aveva abusato fino a strangolarla.
Era ferito, un colpo dascia ben assestato aveva trapassato larmatura e la
maglia di ferro provocando una lacerazione alla spalla destra, che per quanto superficiale
temeva peggiorasse. Aveva mangiato le mele e voleva solo riposare per poi riprendere il
cammino con il favore della notte.
Un vento gelido sospirò dal sentiero a sud. Come un ignoto lamento.
Fu lì che la vide, lo fronteggiava una figura ammantata di nero, il suo volto, di un
funebre candore, emergeva dal crepuscolo.
Chi sei? Chiese il cavaliere. La figura parlò.
Sono la tua colpa. Sono il dolore che hai provocato.
Fu allora che il cadavere deturpato della fanciulla torse il collo guardando Galeazzo con
disumani occhi di tenebra ed iniziò a trascinarsi verso il suo carnefice ormai
paralizzato dallorrore. Cinse luomo in un lento e inesorabile abbraccio mentre
lacrime di sangue le colavano sul viso un tempo fresco e luminoso. Cento mani nere
uscirono dalla terra per afferrarli entrambi e trascinarli in fondo.
Il cavaliere osservò la figura nera allontanarsi nel buio mentre incapace di liberarsi da
quella stretta poteva già udire i mille sussurri dellabisso sotto di lui.
Sono appassionato di cinema e letteratura di genere, videogiochi, musica. Ho un bisogno viscerale di sentirmi raccontare storie, e da un pò ho iniziato a raccontarmele anche da solo.