La luna
fulgida si rifletteva sui suoi artigli dacciaio.
Era legato al letto, impotente, immobilizzato dalloscura figura accovacciata sul suo
petto.
Ne vedeva gli occhi: erano fluidi, cambiavano colore in continuazione. Rosso, arancio,
giallo, verde, azzurro e poi di nuovo rosso.
Gli occhi e gli artigli. In alto, a catturare la luce lunare.
Li calava... e sempre si fermava, prima della carne, sfiorandola appena, come in una
carezza damore.
Così per tutta la notte, in un ballo di sadismo senza fine.
In alto.
Luce della luna.
E poi giù, fino alla pelle, facendogli assaporare con dolcezza il gelo della morte.