Luca è in
terrazza. Accosta meglio alla lente locchio, azzurrissimo. Pian piano, nel brulichio
indistinto comincia a distinguere delle forme. Non scorge i particolari, ma vede mani e
zampe.
Ormai è sicuro che quelle creature svolgono attività coscienti. Una corre, altre
camminano. Due paiono baciarsi.
Una soprattutto lo attrae. È immobile, ingobbita, ma poi solleva un viso serpentiforme e
lo guarda.
Luca si stacca dal microscopio e riavvicina i lembi di pelle sul suo avambraccio,
serrandoli con un cerotto. È come un sipario, pensa ammirato, senza immaginare
quanto il suo pensiero sia comune, in quellistante. Poi guarda il cielo,
azzurrissimo.