- Dottore, crede che adesso lo lasceranno in pace? - la donna, una
signora ancora giovanile nonostante i sessantanni passati, singhiozzava
freneticamente portandosi il fazzoletto umido e appallottolato al naso. Dalla camicetta
rosa scintillava un crocifisso dorato.
- Sarei felice per lei se lo facessero - rispose il dottore. Era uno dei pochi oncologi
rimasti liberi, tutti gli altri li avevano portati via.
- O dottore... mio marito è così malato e loro vogliono che riprenda a fumare. Ma come
si fa ad essere così malvagi? -
- Non lo so, signora, non lo so - rispose il dottore e appena si congedò dalla signora se
ne andò sul balcone a fumarsi una sigaretta. Per lui restava ancora un piacere.
Adam si destò con un secco rantolo di tosse, portandosi istintivamente
entrambe le mani alla bocca nel tentativo di non fare troppo rumore. Emise qualche mugolio
prima di reprimere del tutto la voglia di vomitare, la puzza densa di sigaretta era
dappertutto e non era più abituato. Percepiva la carotide viva e pulsante come se
percorsa da grumi di sangue solido e bollente. Abbandonò la bocca e passò le mani tra i
capelli bagnati di sudore. Probabilmente era solo, ma non ne era sicuro, almeno finché
non avesse trovato il coraggio di aprire gli occhi. Negli ultimi giorni lo avevano
rinchiuso in stanze intasate dal fumo ma mai come in quella circostanza, avvertiva
addirittura bruciore sulla pelle e inorridì allidea che lossigeno sarebbe
presto finito. Le palpebre serrate gli infuocavano le orbite di luci bianche e forme
impossibili.
Decise che si sarebbe mosso. Si mise seduto, il silenzio che procedeva nel suo sibilante
concerto. Avrebbe preferito aspettare ancora ma riprese a tossire tanto furiosamente da
sentire artigli acuminati nella trachea e allora spalancò gli occhi e partì. Subito non
vide nulla, solo bianco. Il fumo era dappertutto, denso come burro e smanioso di fare
breccia nei suoi polmoni e inabissarlo in una morte lenta e atroce. Cercò a tentoni una
parete, un mobile o qualsiasi cosa che potesse dargli un punto di riferimento. Trovò
invece la porta e pensò che quella fosse la sua giornata fortunata. Uscì dalla stanza
come un superstite si getta fuori da un palazzo che va a fuoco, lasciando una scia grigia
e fumosa come quella dei personaggi dei cartoni animati quando corrono a tutta velocità.
Si strabuzzò gli occhi, arrossati e dilatati e tossì profondamente. Quando riuscì a
riprendersi vide che era finito in una cucina, davanti a lui il tavolo da pranzo era
ricoperto da pacchetti di Marlboro, Rothmans, Philipp Morris, PallMall e tante altre che
non ebbe la voglia di riconoscere. Anche i pensili della cucina e gli scaffali appesi ai
muri erano zeppi di pacchetti da venti di bastoncini di tabacco per una morte facile e ben
distribuita nel tempo. Perlomeno in quella stanza lodore del fumo era meno
pronunciato, o forse era lui che si stava abituando? Quella seconda eventualità lo fece
rabbrividire. Con tutta la fatica che ci era voluta per smettere... Le finestre erano
oscurate dallesterno e la fioca luce della stanza era garantita da una solitaria
lampadina appesa al soffitto. Si avvicinò al lavandino senza badare al lavabo, colmo di
cicche spente, e ruotò il rubinetto ingollando lunghe sorsate di acqua fresca. Gli parve
di nascere una seconda volta. Dal lavabo arrivò un insopportabile puzza di cenere
bagnata. Si diresse verso quella che sperava fosse la via duscita, una porta
smaltata di bianco con centinaia di bruciature di sigaretta. Gli inquilini non dovevano
amare i posacenere. Mosse la maniglia ed uscì. Una folata di aria fresca gli invase il
viso e respirò a fondo, trovando lossigeno dolce come mai. La strada davanti a lui
era deserta se non per mezza dozzina di automobili parcheggiate ai bordi della
carreggiata, superò i gradini della veranda e si diresse verso nord. Lasfalto era
ricoperto da milioni di mozziconi di sigaretta. Camminarci sopra diede ad Adam la
sensazione di calpestare cotone e polistirolo. Sui marciapiedi erano ammassati mucchi di
filtri e pacchetti vuoti mentre i giardini delle villette a schiera che costeggiavano la
strada, una volta curati e accuditi come figli dai loro ordinati proprietari, erano
abbandonati anchessi al marrone e al bianco delle sigarette morte . Appiccicati ai
muri delle case campeggiavano centinaia di cartelli con scritto FUMARE NON PORTA
CHISSA QUALI SCOMPENSI... PENSACI! e FUMARE FA VIVERE MEGLIO. Non ci badò più di
tanto, ne aveva visti di peggiori. Proseguì per qualche decina di metri quando una
piccola folla di uomini gli si parò davanti, una ventina in tutto. Al centro del
gruppetto spiccava una donna avvolta da un vestitino molto corto e capelli lunghi e
ordinati. Tra le labbra reggeva una sigaretta.
- Ti sei svegliato finalmente - disse la donna compiaciuta, la sigaretta che le ballava
tra le labbra rosse.
- Lo sai che odio quando mi parli con quella merda tra le labbra - rispose Adam.
- Ti piaceva una volta quando ti parlavo così - ribatté la donna.
- Le cose cambiano, baby -
- Oh sì, caro Adam, certo che cambiano. Per te tutto cambierà, lo sai vero? -
La donna si staccò dal gruppetto e si avvicinò ad Adam. Luomo ne poté odorare
lintenso olezzo di nicotina, quellessenza di cenere e morte che si impregna
nella pelle più che nei vestiti, che contamina i tessuti dallinterno e li avvolge
come una piovra dai mille tentacoli grigi. Lui lo sapeva bene. Prima di smettere le sue
preferite erano Lucky Strike.
- Vuoi fare un tiro? - domandò la donna, porgendogli la sigaretta mezza bruciata. Adam
notò gli incisivi anneriti che facevano capolino dalle sue labbra carnose e appetitose.
- Preferirei una birra - rispose - magari anche una scopata, se sei disponibile -
- Sei un presuntuoso, Adam - lo zittì la donna - sai quale sarà il tuo destino se non ti
adegui alle regole, vero? -
- Se non avete portato adeguamenti al codice del bravo fumatore non credo che andrà bene
-
Gli uomini rimasti indietro lo raggiunsero e lo circondarono. Avevano tutti facce
ingiallite e spossate, profonde occhiaie segnavano le loro malattie galoppanti Adam ruotò
gli occhi al cielo e sorrise.
- Siete tutti morti, lo sapete vero? - esclamò divertito.
- Taci, miserabile, non crediamo più alle tue frottole da dottorino fallito. Non abbiamo
bisogno delle tue diagnosi. Quelli come te sono tutti rinchiusi e tu farai la stessa fine
se non ti decidi a ricominciare - minacciò la donna.
- Crepa -
Gli uomini lo circondarono e, dopo un cenno della mano della donna, lo accompagnarono
nuovamente nellappartamento.
La donna rimase a guardare i suoi scagnozzi che portavano via suo marito. Cacciò dalla
tasca unaltra sigaretta e la portò alla bocca, laccese e tirò una profonda
boccata di fumo. Non ebbe il tempo di gustarsi il sapore secco della Chesterfield rossa
che tossì, sputando fiotti di sangue scuro che andarono a rallegrare la monotonia della
strada. Si asciugò il mento con il dorso della mano e sorrise. Non si poteva ottenere
niente senza dare in cambio qualcosa.
- Oh nicotina... mon amour! -
Quello era il futuro, ne era certa.