Una lama
vibrò. E qualcosa di pesante cadde.
La stanza in cui mi trovavo cominciò a roteare e dopo un po', così come aveva avuto
inizio, quel vortice terminò. Dei passi. Una voce in sospiro mi dice: "Hai solo
venti secondi."
Quei tacchi, quelle caviglie. Li riconosco. Appartengono alla donna che amo: Barbara.
Cerco di sorridere al pensiero ma non riesco. Venti secondi.
Io e Barbara ci siamo spinti oltre. Questa volta abbiamo sbagliato. L'estremo.
L'estremo è errore. Eccole: le esperienze che abbiamo vissuto insieme. Mi stanno
crollando addosso tutte in una volta, come una valanga di flash, spezzoni di vita. La mia
vita. Sto morendo. Venti secondi.
Quanti ne saranno già passati?
Cosa diceva quell'articolo della rivista? Ah! Sì. Una testa continua a vedere per venti
secondi dopo che è stata staccata dal corpo. Abbiamo provato anche questo, amore mio. È
vero.
Io ti vedo masturbarti davanti al mio corpo mutilato, sei sempre stata perversa, ma io lo
sono di più. Anche adesso che sta calando il buio, e che dei venti secondi me ne restano
cinque, io sono così perverso che trovo la forza e l'ultimo respiro per gridarti:
"Ancora."