La notte di Ognissanti

La notte fa sempre un certo effetto; è inutile negarlo.
E in un bosco isolato da tutto è un effetto decisamente inquietante.
Ombre dappertutto, alberi che si erano visti fino a poche ore prima trasformati in figure grottesche, rumori che fanno scorrere un brivido freddo lungo la schiena e un brutto senso di disagio.
Forse era così che si sentivano i nostri antenati qualche millennio fa, impotenti di fronte alla natura e spaventati, senza neppure un piccolo fuoco per scaldarsi e farsi forza.
Inoltre quel bosco non era un bosco qualsiasi.
Era il famoso bosco delle Civette, il bosco poco dopo il Borgo, un luogo che da moltissimo tempo non godeva di una bella fama.
Erano passati moltissimi anni, e i vecchi del Borgo erano appena dei neonati all'epoca dei fatti.
Una serie di sparizioni, di bambini e neonati, e nessuno di questi era tornato.
Il Borgomastro non sapeva che fare, e nemmeno lo sceriffo; fino a quando non puntò una traccia.
Qualcuno aveva visto una bambina allontanarsi dal Borgo assieme a una vecchia, che la guidava verso il bosco delle Civette.
Era la figlia del Fabbro, e si era appena diffusa la notizia della sua scomparsa.
Venne subito organizzata una squadra di uomini, tra i quali il Borgomastro, lo sceriffo e il Parroco, che si diresse subito nel bosco alla ricerca della bambina.
Dopo diversi minuti di camminata nel bosco il gruppo si imbattè in una baracca, da dove filtrava una luce.

Il gruppo accerchiò la casupola e il Parroco guardò dentro; e quello che vide gli fece gelare il sangue.
Vide alcune vecchie, quattro, che stavano attorno a una tavola.
Erano molto magre, con lunghissimi capelli bianchi, piene di rughe e con unghie ricurve e pronunciavano parole incomprensibili.
E sulla tavola c'era la bambina, o meglio, quello che ne restava.
Era ridotta a un ammasso di carne, e si vedevano alcune ciocche di capelli biondi appiccicate a quel corpo informe, a testimonianza dell'identità di quel corpo.
Il Fabbro si affacciò e vide l'orribile scena, e qualcosa scattò in lui.
Aprì la porta, e brandendo la sua spada si avventò contro le vecchie, e prima che chiunque potesse solo provare a fermarlo le aveva già uccise tutte, per poi iniziare a urlare il suo dolore.
Il gruppo decise di bruciare la capanna e di cancellare per sempre quell'abominio.
Nessuno aveva avuto il coraggio di dirlo, ma tutti avevano capito con chi avevano avuto a che fare...
Erano passati moltissimi anni, e tutti i protagonisti erano morti, ma la storia si era tramandata fino ad oggi.
Ed era vero, la storia si ripete...

 

Le sparizioni erano riprese, e tutto il paese aveva capito che "loro" erano tornate.
Ma la gente non era più quella di un tempo. La logica della sicurezza personale aveva prevalso su tutto, e nessuna squadra si era formata. Troppa paura, troppo terrore...
Solo un uomo si era mosso. Il Parroco, e lui era da solo in quel bosco, a cercarle.
Le streghe.
Le aveva studiate da giovane, i processi dell'Inquisizione, i roghi e i riti, e sapeva molte cose su di loro.
Uccidere dei bambini era una loro specialità. Prendere il sangue di esseri innocenti per qualche maleficio era quello che loro facevano, e quello che loro avevano fatto moltissimo tempo prima.
Poi era una notte speciale.
La notte di Ognissanti, dove il mondo dell'oscuro è presente sulla Terra al massimo della sua potenza.
La notte dove ogni magia può essere evocata con tutti i suoi effetti devastanti.
Il Parroco era nel bosco, e non sapeva che fare, ma doveva tentare qualcosa.
Era arrivato al centro del bosco, un grande spiazzo con un albero al centro, e lui stava aspettando qualcosa.
E all'improvviso successe davvero qualcosa. La luce della luna illuminava tutto, e dal nulla si stavano materializzando quattro figure, dapprima vaghe, poi sempre più definite.
Quattro vecchie, orribili, proprio come le avevano descritte i resoconti del gruppo, che sembravano volare sul terreno e che parlavano in una lingua incomprensibile.
Avevano con loro quattro sacchi, che aprirono nei pressi dell'albero. Ne caddero quattro corpicini, quattro bambini che erano spariti dal Borgo, e che sembravano ancora vivi. Le streghe iniziarono a urlare con una voce raccapricciante e poi si avventarono sui corpi dei bambini e iniziarono a divorarli e a squartarli con le loro unghie e continuavano a urlare, e i bambini piangevano e invocavano aiuto.
Era una scena talmente orribile che il Parroco non potè fare a meno di urlare, e le streghe lo sentirono, e si alzarono dai corpicini ormai ridotti a brandelli dei bambini.
Il Parroco si vide perduto quando le mani ossute lo afferrarono e lo trascinarono al centro della radura. Le vecchie gli urlarono addosso parole incomprensibili e affilavano gli artigli e battevano i denti.
Il Parroco pregò come non mai, intensamente e invocò tutto il bene del mondo, e lo pregò di salvarlo e di porre fine a quell'abominio; e qualcosa successe.
Una luce uscì fuori dal corpo del Parroco, e investì le streghe in pieno, che si ridussero in mille pezzi tra rumori e urla atroci, e il Parroco svenne.
Si riprese dopo poco, e i bambini erano di nuovo integri e stavano solo dormendo.
Un miracolo. Credere in qualcosa aveva riuscito dove il fuoco e la spada avevano fallito; la fede in qualcosa di giusto aveva sconfitto il buio.
Credere, sempre e comunque.
Sperare.
Il Parroco si alzò, prese i bambini e tornò al Borgo.
Era certo che le streghe non sarebbero mai più tornate.

Marco Frediani