Notturno di Siria

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2007 - edizione 6

«Qui, qui cosa c’è?»
«Donne morte di parto.» Gli occhi scuri di Serina si fecero più attenti.
«Madri che esalarono l’ultimo respiro maledicendo il loro figlio, bestemmiando; pregando Dio di riprendersi l’esserino urlante che le martoriava. Ora tutti sono cibo per ghoul, madri e figli.»
Serina annuì, assorta, al ghoul che la accompagnava. Il cimitero di notte metteva i brividi, la sua guida la atterriva; ma Serina ricordava anche veglie di pianto, amori traditi, visioni di morte: si decise ad andare avanti.
«Noor, aiutami: io ho aiutato il popolo dei ghoul.» (Da dietro le lapidi, qualche ghoul più giovane sghignazzò).
«Mia madre morì dandomi alla luce, così come successe a sua madre, e alla madre di sua madre, e così via sin da quando il paese ha memoria. Madri morte maledicendo le loro primogenite, con occhi spiritati e l’animo cattivo.» Serina si interruppe, dando uno sguardo triste alle sue forme, addolcite dalla gravidanza.
«Conducimi dove giacciono le ossa di mia madre.»

La luna siriana illuminava le due figure che avanzavano tra i sepolcri diroccati, ognuno violato ere addietro dai divoratori di cadaveri; qua e là, il pasto sacrilego continuava, mentre la città dormiva quieta, a valle. Serina rabbrividì ancora, davanti alla bara marcescente.
Noor si defilò, rispettoso, mentre la donna recitava versi incomprensibili alle vecchie osse materne; altri ghoul uscirono allo scoperto, incuriositi dallo spettacolo. Anche le loro menti sonnolente avvertirono che qualcosa di strano avveniva nella fossa: quella nenia non si era forse trasformata in un dialogo sommesso? E quella voce fioca, dolce, non era forse quella d’una madre? E quell’urlo finale, atroce?
Le silenziose creature si avvicinarono solo quando Serina scappò via, correndo. La fossa ora ospitava una donna morta, con un pugnale nel petto. I ghoul non si chiesero nemmeno il perché, paghi del banchetto inaspettato.

Andrea Piras