Erano mesi
che li aspettavo. Fiori, fatti venire da molto lontano: candidi, vellutati, i petali
lattei ancora chiusi, raccolti, in attesa di aprirsi. Questa notte. Come lei.
Lei adorava i fiori, e io adoravo lei, ma lei non ricambiava più come una volta: così
avevo fatto arrivare questi fiori.
Li ho disposti con cura attorno al nostro letto, poi ho lasciato lappartamento.
Al rientro, il sole stava tramontando.
In silenzio ho chiuso la porta e abbandonato i vestiti, dirigendomi verso la nostra
stanza.
Lei sedeva sul letto, un libro dimenticato sul pavimento, rivolta verso di me: il sole
morente ne delineava il profilo, i fiori attorno unaureola infuocata, socchiusi,
lambiente invaso dalla loro fragranza, intensa, penetrante. Come i suoi occhi nei
miei. Come una volta.
Mi sono avvicinata, immergendomi in lei e in quel profumo, sempre più
intenso, la sua pelle e la stanza attorno un oceano di fuoco. Ogni movimento, ogni sospiro
ricambiati in ondate impetuose, i fiori attorno completamente aperti. Come lei.
Il mondo dimenticato bruciava fuori, noi dentro, i gemiti e il profumo mescolati sempre
più intimamente. Incapaci di fermarci, invasi e vinti da quellaroma esotico,
continuavamo a soddisfare la fame delle labbra e del calore dellaltra. I pensieri
uneco distante, persa in un crescendo di urla e piacere. Sempre più distante, i
fiori sempre più aperti, troppo aperti. Come lei. Troppo. Troppo.
Mi sono risvegliata rabbrividendo, sovrastata da un pallido quarto di luna, il gelido bagliore riflesso dalle perle di sudore congelate sulla mia pelle dilaniata. Tutti attorno, i resti appassiti di quella sera: lei era lì, immobile sul letto, ai miei piedi, immersa in un mare di petali rossi.
Cresciuto a pane, Lovercraft, Howard e Moorcok. Ex-studente di Psicologia, adesso sto decidendo se continuare gli studi o dedicarmi completamente alla letteratura e ai concorsi online.