Fiori

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2007 - edizione 6

Erano mesi che li aspettavo. Fiori, fatti venire da molto lontano: candidi, vellutati, i petali lattei ancora chiusi, raccolti, in attesa di aprirsi. Questa notte. Come lei.
Lei adorava i fiori, e io adoravo lei, ma lei non ricambiava più come una volta: così avevo fatto arrivare questi fiori.
Li ho disposti con cura attorno al nostro letto, poi ho lasciato l’appartamento.

 

Al rientro, il sole stava tramontando.
In silenzio ho chiuso la porta e abbandonato i vestiti, dirigendomi verso la nostra stanza.
Lei sedeva sul letto, un libro dimenticato sul pavimento, rivolta verso di me: il sole morente ne delineava il profilo, i fiori attorno un’aureola infuocata, socchiusi, l’ambiente invaso dalla loro fragranza, intensa, penetrante. Come i suoi occhi nei miei. Come una volta.

Mi sono avvicinata, immergendomi in lei e in quel profumo, sempre più intenso, la sua pelle e la stanza attorno un oceano di fuoco. Ogni movimento, ogni sospiro ricambiati in ondate impetuose, i fiori attorno completamente aperti. Come lei.
Il mondo dimenticato bruciava fuori, noi dentro, i gemiti e il profumo mescolati sempre più intimamente. Incapaci di fermarci, invasi e vinti da quell’aroma esotico, continuavamo a soddisfare la fame delle labbra e del calore dell’altra. I pensieri un’eco distante, persa in un crescendo di urla e piacere. Sempre più distante, i fiori sempre più aperti, troppo aperti. Come lei. Troppo. Troppo.

 

Mi sono risvegliata rabbrividendo, sovrastata da un pallido quarto di luna, il gelido bagliore riflesso dalle perle di sudore congelate sulla mia pelle dilaniata. Tutti attorno, i resti appassiti di quella sera: lei era lì, immobile sul letto, ai miei piedi, immersa in un mare di petali rossi.

Ludovico Giorio

Cresciuto a pane, Lovercraft, Howard e Moorcok. Ex-studente di Psicologia, adesso sto decidendo se continuare gli studi o dedicarmi completamente alla letteratura e ai concorsi online.