Il dolore
è iniziato sei giorni fa. Lagonia soltanto qualche ora dopo.
I suoi denti sono stati studiati.
Segati.
Trapanati.
Studiati nuovamente.
Ma la sofferenza è rimasta, con il suo esercito di martellii e pulsazioni. La bocca gli
sconquassa il cervello con frustate cancerogene, che gli impediscono di mangiare. Di
respirare. Di essere.
Chissà se ricorda di avere una moglie. E una figlia.
Adriano si lava i denti per la quarta volta, questa sera. Poi, sdraiato sul letto, decide
che non ce la fa più.
Anche a Susanna il mal di denti è iniziato sei giorni fa. Ma lei,
brava donna, brava moglie, brava madre, soffoca lurlo che le nasce in gola. Ha
scelto il silenzio, con coraggio. Con stupidità. Sa che le fitte saranno passeggere.
Come i pugni.
I calci.
Le minacce.
Di Adriano.
Si lava i denti, cercando sollievo. Poi arruffa i capelli di Simonetta. E si sdraia sul
letto, accanto al marito. Sperando.
Simonetta è immobile. In un cerchio di sangue che cola dal letto dei
suoi genitori. Dalla bocca di papà. Dalla bocca di mamma. I loro denti, le loro gengive,
il loro amore e un coltellino sono ammucchiati tra le lenzuola.
Si muove solo quando sente i passi. Gli scricchiolii. Dallimprovviso miasma
insopportabile, si erge una figura. Forse uomo. Forse cosa.
«Denti», sussurra Simonetta. «Sei davvero fatta di denti».
Incisivi, canini, molari. E radici maligne. Carie putrescenti. Gengive sanguinanti.
Lessere si china sul letto, lunghe zanne opache formano dita e unghie. Afferra ciò
che è suo.
«Ho messo nel dentifricio la polvere che mi hai dato», dice Simonetta, decisa. Quasi
strilla. «Mi avevi promesso i soldi».
La creatura la guarda, curiosa. I denti da latte la stavano uccidendo, necessitava nuovo
vigore. Energia. Forza. Subito. «Li troverai sotto il cuscino», sussurra. «Domani
mattina».