Nessuna fu
bella quanto la sposa di Ignaz Bethelius. Per questo tutti piansero il giorno delle sue
infauste nozze. Anche di spalle, lo sposo rimaneva una creatura tanto brutta da ferire lo
sguardo; non era mistero che i genitori della sposa lavessero venduta a peso
doro al mercante, per evitare la rovina. Lui non poteva ignorarlo, ed anchegli
al matrimonio pianse, per diversa ragione. Presto ebbe il buon gusto di partire per un
viaggio; lasciò la sposa sola, nella casa circondata dal giardino tanto profondo da
sembrare foresta. Non erano trascorsi tre mesi che da lontano giunse una notizia: che la
nave di Bethelius aveva fatto naufragio, nessuno sera salvato.
La sposa non disse nulla, non rise né pianse. Non poteva restare più sola nella casa del
grande giardino e i genitori, tutti allegri, la ripresero in casa, assieme
alleredità. Per sposare il suo vero amore, povero e bello, attese due anni. Venne
un bimbo, e lo chiamarono Ignaz, senza malignità. Ma dalla sua nascita la sposa perse il
sonno. Cricricri, sentiva. E la carriola del mercante Bethelius, diceva.
Un giorno non trovarono più il suo bambino. Il giovane padre mandò a cercarlo
dappertutto, invano. La sposa non disse nulla, non rise né pianse. Una notte la trovarono
proprio lì, nel giardino tanto profondo da sembrare foresta. Spingeva la carriola di
Bethelius: dentro cera il piccolo Ignaz, in piccoli pezzi straziati.
Disse: E stato Bethelius, ricomparso dal buio; aveva solo aspettato, per
punirmi di più. Nessuno ribattè nulla in merito. Dopo il funerale chiese di essere
riportata là, nella casa col giardino profondo: doveva restare con lui. Ubbidirono.
Nessuno andò più a vedere se era viva o morta, e ora il giardino è davvero foresta. Ma
la sposa è ancora dentro. Cricricri, fa la carriola. Lei lascolta, e adesso piange.