Ex-impiegati

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2007 - edizione 6

L'uomo di spalle davanti al proiettore olografico, disse: - Andate.
- Ci stanno stringendo. Sembra quasi che cerchino il corpo a corpo.
- Eppure hanno i laser anche loro, sergente.
- Già.
Sbarcati da chissà dove in varie parti del mondo, gli invasori avevano navi senza bandiera e gli ultimi armamenti disponibili sulla rete mondiale.
Il sergente Quajan sputò nel fango e impartì ordini per mezz’ora. Poi guidò un manipolo oltre i terrapieni difensivi, seguito da altre due squadre.
I laser illuminarono la sporca pianura di luci bianche, che si riflettevano e moltiplicavano nelle pozzanghere. I corpi nemici vennero bucati, falciati. E così i loro.
In mezzo alla foga, correndo e ingoiando residui luminosi, Quajan capì troppo tardi contro chi stava combattendo: quando una lama bianca gli sfilò una gamba nella corsa lasciandolo nel fango, con le arterie che spruzzavano. Accanto aveva uno degli Altri: il suo sangue aveva tinto una pozzanghera d’un giallo putrido, la sua carne molle si bucava con un dito.
Se ne accorse tardi e ci poté pensare solo un attimo: un altro soldato oscuro piombò su di lui, il fucile a tracolla, le mani protese. Sentì un forte strappo sotto un occhio. Lo vide con la bocca piena, che masticava. Poi ancora denti. Denti.

“Quanto tempo è passato”, pensò l’uomo di spalle, “da quando ricominciammo a capire; da quando il primo riprese in mano una pistola in un laboratorio abbandonato. Ora abbiamo un esercito di ex-impiegati imbellettati per il mondo, e nessuno sa ancora niente di noi”.
Il ministro si voltò, toccandosi la guancia.
Andò al bagno: una striscia di pelle gli penzolava giù per la mascella.
Se la riappiccicò coprendola con l’ultimo rivitalizzante estetico. “Devo risistemarmi per l’incontro coi fratelli infiltrati alla Nato,” pensò sorridendo. “Fra poco saremo pronti al colpo di stato mondiale”.

Matteo Carriero