L'uomo
di spalle davanti al proiettore olografico, disse: - Andate.
- Ci stanno stringendo. Sembra quasi che cerchino il corpo a corpo.
- Eppure hanno i laser anche loro, sergente.
- Già.
Sbarcati da chissà dove in varie parti del mondo, gli invasori avevano navi senza
bandiera e gli ultimi armamenti disponibili sulla rete mondiale.
Il sergente Quajan sputò nel fango e impartì ordini per mezzora. Poi guidò un
manipolo oltre i terrapieni difensivi, seguito da altre due squadre.
I laser illuminarono la sporca pianura di luci bianche, che si riflettevano e
moltiplicavano nelle pozzanghere. I corpi nemici vennero bucati, falciati. E così i loro.
In mezzo alla foga, correndo e ingoiando residui luminosi, Quajan capì troppo tardi
contro chi stava combattendo: quando una lama bianca gli sfilò una gamba nella corsa
lasciandolo nel fango, con le arterie che spruzzavano. Accanto aveva uno degli Altri: il
suo sangue aveva tinto una pozzanghera dun giallo putrido, la sua carne molle si
bucava con un dito.
Se ne accorse tardi e ci poté pensare solo un attimo: un altro soldato oscuro piombò su
di lui, il fucile a tracolla, le mani protese. Sentì un forte strappo sotto un occhio. Lo
vide con la bocca piena, che masticava. Poi ancora denti. Denti.
Quanto tempo è passato, pensò luomo di spalle,
da quando ricominciammo a capire; da quando il primo riprese in mano una pistola in
un laboratorio abbandonato. Ora abbiamo un esercito di ex-impiegati imbellettati per il
mondo, e nessuno sa ancora niente di noi.
Il ministro si voltò, toccandosi la guancia.
Andò al bagno: una striscia di pelle gli penzolava giù per la mascella.
Se la riappiccicò coprendola con lultimo rivitalizzante estetico. Devo
risistemarmi per lincontro coi fratelli infiltrati alla Nato, pensò
sorridendo. Fra poco saremo pronti al colpo di stato mondiale.