Ronald Reid si riteneva un belluomo. Poteva conquistare qualsiasi donna desiderasse, ma lui preferiva violentarle e ammazzarle. E non necessariamente nellordine. Il Nicaragua era il posto adatto ad uno come lui, e poco importava se per divertirsi doveva comandare una brigata Contras composta da honduregni, panamensi e campesinos nicaraguesi a cui i sandinisti avevano espropriato le terre. Il villaggio in cui si trovava, era stato distrutto con estrema facilità e lui aveva trovato una vera perla. La bambina, che poteva avere una decina danni, era stesa davanti a lui. Non era raro trovare strani miscugli antropologici frutto di stupri. Ma a lui non era mai capitato di vedere una creatura così bella e rosso crinita. La bambina giaceva in un angolo della capanna viva o morta. Non che facesse molta differenza per lui, lavrebbe posseduta. Allungò una mano sotto il sudicio gonnellino, come aveva immaginato non indossava mutandine. Le scimmie non si coprono, non hanno vergogna. Iniziò a tastare le parti intime, sempre più in profondità. Il corpo era caldo, era viva, o morta da poco. Fortunatamente, non era stata violentata, sarebbe stato lui il primo. La penetrò. Il dolore fu lancinante, il suo pene era incastrato nella vagina della bimba, come una zampa di volpe in una trappola. Orbite bianche lo fissavano. La scalciò via, e lei volò portandosi il suo membro. Urlò. Lei urlò. Urla diverse, ma ugualmente dolorose. Cercò la pistola, ma fu troppo lento. La chioma di lei lo avvolse in un bozzolo rosso inferno. Non riusciva a respirare. Tra i capelli intravedeva strane figure diafane che lo circondavano in un girotondo macabro. Cantava canzoni con parole piene di consonanti stringendo tra le mani machete, e negli occhi disperazione. Cera da scommetterci: Ronald non sarebbe rimasto un belluomo ancora per molto.