Loro

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2007 - edizione 6

Mi faccio strada. Non vedo bene con la luce intermittente, ma devo sbrigarmi, prima che loro mi prendano. E intanto gli altri mi osservano, ghignando, come se fossi un povero cucciolo che sta per essere sbranato. Quei sguardi terribili mi fanno rabbrividire, ma sarà peggio se non esco da qui. Doveva essere una serata allegra. E invece mi ritrovo dentro un incubo da cui non posso svegliarmi.
Allungo una mano in avanti per barcamenarmi tra la folla. Il palmo tocca una superficie più gelida del ghiaccio: uno di quegli esseri mi squadra attraverso due abissi neri, e il suo viso è bianco come quello di un morto. Mi volto un istante, e vedo loro in lontananza dirigersi verso me. E quella musica demoniaca, ammaliante e senza senso, continua a frastornarmi i timpani. È inziato tutto da lì, da quando è partito quel brano. Ballavo spensierato e felice, come sempre. Poi quei strani suoni, e loro sono cambiati, e anche tutti gli altri. I visi trasformati, più bianchi del latte, e gli occhi, prima chiari, diventati neri come la pece.

E ora mi inseguono, pronti a risucchiare la mia anima. Arrivo vicino all’uscita, scansando i demoni che m’intralciano. Allungo il braccio sulla maniglia. Un manone, ghiacchiato e chiarissimo, mi prende per il braccio e mi butta a terra con forza. L’energumeno mi osserva, bloccando la via verso la salvezza. E loro, quelli che chiamavo amici, sono davanti a me, con quei sorrisi diabolici.
- Prendine una. Così ti passa tutto.
La mano bianca mi porge una pasticca. La ingoio con un gesto meccanico. Il terrore svanisce, e i volti mostruosi non fanno più paura. Sono di nuovo in paradiso, l’incubo è finito. Sorrido a tutti e inizio a danzare, e gli altri con me. Alzo le mani al cielo: pallide.

Daniele Mancuso

Mi chiamo Daniele, ho venitre anni e sono uno studente di Filosofia. Amo la letteratura e, ovviamente, scrivere, e ho già pubblicato un paio di racconto con delle riviste locali.