Mi faccio
strada. Non vedo bene con la luce intermittente, ma devo sbrigarmi, prima che loro
mi prendano. E intanto gli altri mi osservano, ghignando, come se fossi un povero cucciolo
che sta per essere sbranato. Quei sguardi terribili mi fanno rabbrividire, ma sarà peggio
se non esco da qui. Doveva essere una serata allegra. E invece mi ritrovo dentro un incubo
da cui non posso svegliarmi.
Allungo una mano in avanti per barcamenarmi tra la folla. Il palmo tocca una superficie
più gelida del ghiaccio: uno di quegli esseri mi squadra attraverso due abissi neri, e il
suo viso è bianco come quello di un morto. Mi volto un istante, e vedo loro in lontananza
dirigersi verso me. E quella musica demoniaca, ammaliante e senza senso, continua a
frastornarmi i timpani. È inziato tutto da lì, da quando è partito quel brano. Ballavo
spensierato e felice, come sempre. Poi quei strani suoni, e loro sono cambiati, e
anche tutti gli altri. I visi trasformati, più bianchi del latte, e gli occhi, prima
chiari, diventati neri come la pece.
E ora mi inseguono, pronti a risucchiare la mia
anima. Arrivo vicino alluscita, scansando i demoni che mintralciano. Allungo
il braccio sulla maniglia. Un manone, ghiacchiato e chiarissimo, mi prende per il braccio
e mi butta a terra con forza. Lenergumeno mi osserva, bloccando la via verso la
salvezza. E loro, quelli che chiamavo amici, sono davanti a me, con quei sorrisi
diabolici.
- Prendine una. Così ti passa tutto.
La mano bianca mi porge una pasticca. La ingoio con un gesto meccanico. Il terrore
svanisce, e i volti mostruosi non fanno più paura. Sono di nuovo in paradiso,
lincubo è finito. Sorrido a tutti e inizio a danzare, e gli altri con me. Alzo le
mani al cielo: pallide.
Mi chiamo Daniele, ho venitre anni e sono uno studente di Filosofia. Amo la letteratura e, ovviamente, scrivere, e ho già pubblicato un paio di racconto con delle riviste locali.