Non ero
più un ragazzino, ma la Zucca la notte di Halloween non poteva certo mancare...
Osservavo compiaciuto il tenue bagliore giallastro che si spandeva nel buio del mio studio
attraverso la bocca e le cavità orbitali e nasali della Zucca e la fissavo, seduto sulla
poltrona nel più totale relax, quasi essa potesse scacciare le auree maligne dalla mia
anima ed i pensieri perversi della mia mente, piuttosto che gli spiriti dei defunti come
da tradizione.
Avvolto in un torpore quasi onirico non riuscivo più a distinguere nitidamente i contorni
del mio studio. Mi sembrava di essere sospeso nel vuoto più assoluto, avvolto da
un'oscurità tanto densa, smorzata soltanto dalla leggera luce della candela all'interno
della Zucca. Questa, non più sopra la scrivania svanita nel nulla, singrandiva e
levitava, avvicinandosi sempre più alla mia persona. Pareva enorme! Io ero come
paralizzato. Prigioniero della paura, impotente, non riuscivo neppure a gridare. Quella
bocca tagliente e inespressiva m'inghiottì come fossi un minuscolo e insignificante
insetto, poi si chiuse.
Terrorizzato, sanguinante, senza respiro, pervaso ovunque da un dolore lancinante, nutrivo però la speranza di vivere un orribile incubo; di svegliarmi sulla poltrona del mio studio davanti a Dynia, la simpatica Zucca carnivora che con tanto amore avevo animato la sera di Halloween...