Dynia

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2007 - edizione 6

Non ero più un ragazzino, ma la Zucca la notte di Halloween non poteva certo mancare...
Osservavo compiaciuto il tenue bagliore giallastro che si spandeva nel buio del mio studio attraverso la bocca e le cavità orbitali e nasali della Zucca e la fissavo, seduto sulla poltrona nel più totale relax, quasi essa potesse scacciare le auree maligne dalla mia anima ed i pensieri perversi della mia mente, piuttosto che gli spiriti dei defunti come da tradizione.
Avvolto in un torpore quasi onirico non riuscivo più a distinguere nitidamente i contorni del mio studio. Mi sembrava di essere sospeso nel vuoto più assoluto, avvolto da un'oscurità tanto densa, smorzata soltanto dalla leggera luce della candela all'interno della Zucca. Questa, non più sopra la scrivania svanita nel nulla, s’ingrandiva e levitava, avvicinandosi sempre più alla mia persona. Pareva enorme! Io ero come paralizzato. Prigioniero della paura, impotente, non riuscivo neppure a gridare. Quella bocca tagliente e inespressiva m'inghiottì come fossi un minuscolo e insignificante insetto, poi si chiuse.

Terrorizzato, sanguinante, senza respiro, pervaso ovunque da un dolore lancinante, nutrivo però la speranza di vivere un orribile incubo; di svegliarmi sulla poltrona del mio studio davanti a “Dynia”, la simpatica Zucca carnivora che con tanto amore avevo animato la sera di Halloween...

Daniele Ceccarelli