Ines tirò
una maledizione quando si accorse di aver dimenticato lauricolare a casa. Lasciò il
telefono suonare e fece attenzione al pulmann che stava sorpassando un camion. Doveva
uscire a Brescia nord, così le aveva indicato Hugues. Lui lavrebbe attesa al primo
distributore dopo il casello.
Moderò un po la velocità. Era partita in anticipo per paura di trovare intoppi per
la strada e arrivare in ritardo. Intanto il telefono annunciò larrivo di un sms,
che probabilmente riassumeva il contenuto della telefonata a cui non aveva risposto.
Qualche minuto prima delle 20.00 Ines si accostò sulla destra del piccolo parcheggio del
distributore di benzina. Hugues doveva arrivare con una Focus blu. E ovviamente non era
ancora là.
Scese dallauto, si accese una sigaretta e intanto lesse il messaggio. Rispose
rapidamente:
Grazie cara, ma stasera mi vedo col ballerino mulatto, gli ho sganciato
questincontro venerdì notte, mentre lavorava in disco. Divertiti anche x me, a
domani.
Inviò il messaggio alla sua collega e fece lultimo tiro di sigaretta prima del
filtro. Intanto, di Hugues nemmeno lombra.
Ma ecco arrivare una Focus blu. Un quarto dora di ritardo, ma per fortuna
cera. Non sarebbe stata la prima volta in cui le capitava che il tipo di turno non
si era presentato allappuntamento, probabilmente perché a casa aveva una moglie o
una compagna e il senso di colpa, buon senso talvolta, aveva avuto il sopravvento.
Ma Hugues la donna non ce laveva più da un paio di mesi e daltra parte era
stato lui a invitare Ines, la sera che laveva vista ballare proprio sotto il palco,
mentre lui si esibiva.
Stava per scendere dallauto quando lui, dal finestrino, le fece cenno con la mano di
seguirlo, senza nemmeno scomodarsi per smontare e salutarla. Lei rimase un po
sorpresa e pensò che avrebbe fumato unaltra sigaretta.
Dopo pochi chilometri lui rallentò e inserì la freccia per parcheggiare. Intanto le fece
segno di andare avanti e di cercarsi un parcheggio lungo quella via. Ines si sentiva un
po confusa, ma non aveva voglia di fare la bacchettona e poi trovò subito un posto,
venti metri più avanti.
Quando scese dallauto trattenne il respiro, per gonfiare il petto e tenere in dentro
la pancia, e cercò di mostrare movimenti eleganti, adatti alla serata e allabito
che aveva indossato. Un tubino nero sotto al ginocchio, fasciatissimo, con lo scollo
allamericana e un paio di sandali neri e argento con sottile tacco a spillo.
Lui la guardava arrivare, appoggiato alla fiancata della Focus, con in dosso una canotta
bianca slisa e un paio di pantaloni verde militare che lasciavano spuntare lelastico
degli slip.
«Come sei... elegante» disse lui, centuplicando limbarazzo che lei provava in quel
momento. Che galanteria, pensò Ines.
Si strinsero la mano e si diedero tre baci alternati sulle guance, perché il terzo porta
sesso, dicono... mah... Il profumo di Ines non riuscì a coprire un certo odore di stantio
che promanava da Hugues e le si strinse la gola come avesse ingoiato una manciata di
sabbia.
«Scusami per il ritardo, ma stavo provando i passi per la serata di domani, a
Desenzano.»
«Figurati, ero appena arrivata...» e intanto immaginò che non si fosse fatto nemmeno
una doccia.
«Dai, saliamo che ti faccio vedere casa mia. Poi andiamo a cena, che ho fame».
Lappartamento si trovava al secondo piano di una bella palazzina, in una zona di
Brescia che a Ines sembrava piuttosto recente.
Lui aprì la porta ed entrò. Lei riuscì a stento a trattenere un Oddio!
Era un salotto open space, con un angolo cottura e tavolo sulla sinistra e, sulla
destra, due porte, facilmente bagno e camera da letto.
A parte il cilindro di cartone del rotolo di carta igienica che giaceva abbandonato
accanto a una porta (quella del bagno probabilmente) come il torsolo di una mela accanto a
un cassonetto, il calzino ancora arrotolato appoggiato sul bracciolo del divano, il telo
del divano che era sceso sul pavimento quasi fosse un tappeto, le briciole che formavano
uno strato indecente sotto al tavolo e la quantità di oggetti sparsi sopra, ciò che
davvero la sconcertò fu il lavello della cucina. Ne usciva una catasta di piatti, pentole
e posate da far invidia a un equilibrista.
Bicchieri non ce nerano e capì il perché quando lo vide andare verso il
frigorifero ed estrarre una bottiglia dacqua, dal collo della quale trangugiò
uninterminabile sorsata.
Ines gli guardava il pomo dAdamo fare su e giù e per un attimo temette che lui le
offrisse da bere passandole la bottiglia.
Quando si sentì abbastanza dissetato la ripose nel frigorifero e parlò.
«Senti, che vuoi fare, andiamo fuori o prendiamo qualcosa take away e lo mangiamo
da me, magari guardando un film?»
Ines guardò il tavolo, il lavello, il caos che regnava in quellambiente e avrebbe
voluto assolutamente uscire. Almeno per mangiare. Ma si fece forza e lasciò che fosse lui
a decidere.
«Bè, come preferisci tu...»
«Sai cosa, a me andrebbe un po di cucina tailandese. Cè un ristorantino dove
vado sempre, cucinano bene. Dai dai, ne ho proprio voglia.»
E così, tirando un sospiro di sollievo, andarono al ristorante tailandese.
Nel viaggio di ritorno verso lappartamento di Hugues, Ines non sapeva se ridere o
piangere.
Non appena erano entrati nel piccolo ristorante, mentre Ines guardava i cinque tavolini
apparecchiati e assolutamente liberi, si era accorta che Hugues si era avvicinato al tipo
dietro al banco - un tailandese vero - e aveva ordinato un paio di piatti take away.
Poi si era girato a guardarla e le aveva detto: «tu cosa vuoi che ti prepari?»
«Quello che hai preso tu» aveva risposto lei. Mai mangiata cucina tailandese in vita
sua.
Così si ritrovò nellappartamento. Lui si avvicinò al tavolo e con il braccio
scansò tutta una serie di oggetti e li ammucchiò sulla metà sinistra. Poi tolse i
contenitori in alluminio dal sacchetto e li appoggiò sul nudo legno del tavolo. Quindi
prese la bottiglia dacqua e una forchetta e si accomodò. Mentre scoperchiava il suo
contenitore di Pad Thai, evidentemente affamato, si ricordò di Ines.
«Prenditi una forchetta lì sopra e vieni a mangiare, no?»
Lei aveva più che altro sete, ma non osò chiedere da bere e prese una forchetta.
Sembrava la scena di una di quelle pubblicità in cui le comuni
casalinghe fanno le pulizie di casa in abito da sera e tacchi a spillo e nemmeno una
sbavatura nel trucco né un capello fuori posto.
Così Ines, dopo aver passato una buona mezzora a lavare la catasta di stoviglie
ammucchiata nel lavello, si era anche offerta di dare una riordinata in giro e una lavata
ai pavimenti, che erano in condizioni pietose.
Fu allora che lui le disse, ridendo, che si sentiva felice per aver trascorso la serata
con una bella ragazza che faceva anche da donna delle pulizie. E fu allora che Ines decise
che avrebbe passato lì la notte, con lui.
Quando arrivarono in camera da letto, le lenzuola erano ammucchiate lasciando scoperto un
angolo del materasso. Di certo non profumavano di fresco, ma tanto nemmeno Hugues.
Lei si era seduta su un lato del letto e lui le stava davanti, in piedi, e si spogliava
muovendo il culo e il bacino a suon di musica. Daltra parte essere un ballerino
doveva pur servirgli a qualcosa.
Doveva essere uno strano miscuglio, quel ragazzo, pensò Ines. Le aveva detto che era nato
in Zaire e poi aveva vissuto in Belgio, prima di venire in Italia. Non era del tutto nero.
E anche i lineamenti del viso erano abbastanza sottili, come anche i capelli erano scuri
ma non crespi.
Scacciò via quei pensieri, che poco le interessavano. Lui intanto continuava a menare il
bacino quando ormai addosso aveva solo gli slip, il cui elastico Ines conosceva già fin
troppo bene.
Quando lei gli sfilò anche quelli pensò che in fondo Hugues non dovesse avere una gran
percentuale di nero nel sangue.
Comunque la scopata ci fu e Ines pensò che lavrebbe dimenticata molto prima di aver
preso sonno.
Alle sette del mattino la sveglia del cellulare suonò. Ines aveva il
collo rotto, per aver dormito tutta rannicchiata sul bordo del materasso, mentre Hugues
ronfava serenamente occupando gran parte del letto.
Lei si alzò cercando di fare abbastanza rumore da svegliarlo. Aveva voglia di un caffè e
magari di un paio di biscotti. Lui sembrò non accorgersi di nulla.
Allora lei gli si piazzò di fianco in piedi e lo chiamò.
Lui si girò infastidito e le disse che si sentiva tanto stanco
«Senti, io ho un appuntamento di lavoro tra un po. Avrei bisogno di un caffè, poi
me ne vado.»
Lui si girò di nuovo verso di lei e con la bocca impastata cercò di dire qualcosa di
sensato.
«Il caffè è in cucina, fai pure da sola. Per andare a casa, fai la rotonda e la prima a
sinistra. Poi al semaforo vedi il distributore di ieri.»
Lei sospirò.
Andò a farsi una doccia veloce e poi si rivestì con cura. Un filo di trucco, come
sempre.
Poi, senza nemmeno salutarlo, se ne andò. La strada la conosceva più che bene. Era da
oltre un mese che lo tenevano docchio.
Ines ripensò al venerdì sera in cui era riuscita ad avere un contatto con lui. Quella
era stata la cosa più difficile, più di tutto il resto. Non avrebbe mai pensato di
riuscire ad avvicinarlo proprio mentre stava lavorando. Eppure le era parso di cogliere un
suo sguardo, mentre lei ballava, proprio sotto il palco. E a fine serata lui laveva
avvicinata e avevano bevuto insieme un cocktail, scambiando dieci parole e i numeri di
telefono.
Guidava tranquilla Ines. Soddisfatta. Aveva prelevato tutto ciò che le serviva. Un suo
indumento intimo, qualche capello, la sua saliva e lo sperma. Aveva anche ben nascosto per
la casa i cinque piccoli sassi di fiume ricoperti di cera.
Ora non le restava che andare in ufficio a depositare gli elementi prelevati e aspettare
le colleghe per la riunione della mattina. In settimana avrebbe confezionato il sortilegio
malefico che la sua cliente aveva chiesto. Hugues era un vero coglione, pensò Ines, e per
una volta sentì che non avrebbe provato un minimo di rimorso, per ciò che gli sarebbe
capitato. Le donne tradite che cercano vendetta erano le clienti che Ines preferiva.
Lavorare per loro era un piacere, e la ex compagna di Hugues ne sarebbe rimasta
soddisfatta.
Così mise la freccia e svoltò al primo Autogrill. Aveva bisogno di un buon caffè e, per
festeggiare, anche di una bella brioche alla crema.