Mentre le
labbra del ragazzo solleticavano la sua pelle dorata, lei esclamò «Strani quei piccoli
scogli. Sembrano persone accovacciate sulla riva.»
Davanti a loro, il sole si rifletteva nellacqua, batteva la rena fine. Alle spalle,
una parete ripida di nera roccia sormontava la lingua di sabbia nascosta dagli scogli dove
si erano appartati.
Lui sollevò la testa. «Qui molte navi sono naufragate. Ancora si trovano anfore, monete
e statuette nei fondali. Cè unantica leggenda su alcuni naufraghi che
provarono a scalare la parete rocciosa. Ma nessuno riuscì. Così fame, sete e
disperazione li trasformarono in uomini di pietra, in eterna attesa dei soccorsi.»
Lei lo attirò a sé, divenuta indifferente al discorso. Lui le fu sopra, baciandola
dappertutto a occhi chiusi.
Accadde allimprovviso. Un colpo tremendo alla schiena gli mozzò il fiato. Svenne.
Le urla lo risvegliarono quasi subito. Non poteva muovere le gambe. Si voltò verso la
parete di roccia, e quella voce che conosceva bene.
Era aggrappata nuda alla roccia, le braccia contratte, i seni sodi premuti contro la
pietra. Era riuscita a salire circa tre metri, ma non cerano più appigli per le
mani. Lentamente sdrucciolò giù, graffiandosi il ventre e il viso con le asperità della
parete.
Le creature attesero che lei cadesse. Quelle nere sagome, solo vagamente umane, pietrose,
coperte di alghe e denti di cane, la afferrarono con braccia forti e spietate. Le si
strinsero attorno, in cerchio, con le mani deformi che frugavano tra le gambe, la pietra
tagliente che escoriava la pelle. Urlava, mentre le slogavano le braccia, penetrandola
implacabilmente.
Lui era impotente, steso sulla sabbia e paralizzato, la vista annebbiata.
Lultima immagine impressa negli occhi morenti fu il braccio abbronzato della sua
ragazza, coperto di sangue, che ricadeva inerte tra i corpi pietrosi e deformi.