Estinzione

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2007 - edizione 6

Le ginocchia erano sul punto di cedere mentre avanzava tra i suoi simili. Era oramai abituato a calpestare con indifferenza i loro cadaveri sparsi per le strade.
In lontananza scorse la causa di tutto questo, un gruppo di uomini si dirigeva verso di lui a passo lento emettendo strani suoni incomprensibili. Li oltrepassò senza degnarli di uno sguardo mentre i muscoli del suo volto si irrigidivano in una maschera d’odio. Non aveva più la forza di attaccarli... avevano vinto.
Il lungo viale adornato da enormi palazzi oramai in rovina lo condusse ad una chiesa gotica, un tempo era lì che i membri del suo casato si radunavano. La sua ultima speranza era che almeno lì ci fossero ancora delle scorte di cibo.
Percorse la lunga navata in rovina sino al gigantesco altare testimone di antichissimi riti orgiastici in cui il sangue scorreva a fiumi inebriando i suoi sensi.

Questa volta non era il corpo di una giovane umana ad adornarne la superficie, bensì quello esangue di un membro anziano del consiglio le cui mani stringevano ancora il paletto con cui si era tolto la vita.
In quel momento capì che non avrebbe trovato di che sfamarsi, prima di lasciare la chiesa e probabilmente il mondo che per secoli lo aveva ospitato il suo sguardo si soffermò sulle ultime righe riportate nel vecchio tomo che giaceva ai piedi dell’altare: “Il mio tempo è finito. La nostra fonte di vita è oramai irrimediabilmente infetta. La sete che ci aveva resi potenti e immortali ci conduce ora alla morte...”

Luigi Majellaro