L'essere
si avvicinò al cadavere con fare furtivo. Si chinò sul corpo e, socchiudendo le
palpebre, alitò su quelle labbra smorte.
«Peccato!», ringhiò veemente con una sinistra voce gutturale. «Lho mancata di
qualche minuto».
Levò linforme capo verso la notte scura con surreale lentezza, e tacque, iniziando
ad annusare laria come un segugio sulle tracce di un indizio.
Restò così, immobile, per qualche secondo.
Poi, voltandosi di scatto, con la stessa repentinità con cui era apparso, distese le
immonde ali nere, sparendo silenzioso nelloscurità delle tenebre.
Gli occorsero pochi secondi per raggiungerle.
E questa volta avrebbe avuto successo. Ne era totalmente sicuro.
Era appena accaduto. I curiosi non avevano ancora fatto capolino sul luogo
dellincidente.
Flebili fiamme si riverberavano nei rottami delle due vetture, simili ad inquietanti
creature demoniache.
Doveva darsi una mossa: uneventuale deflagrazione avrebbe reso vana anche questa
opportunità.
Erano trascorsi due giorni dallultimo pasto.
Nella quiete della notte, il battito dali dincubo della creatura riecheggiò
lugubremente reboante.
Si librò per qualche secondo sulle fiamme, poi posò gli oblunghi artigli ricurvi sul
selciato.
Riuscì a scorgere quel che restava del primo corpo ad una decina di metri.
Ma subito convenne che non cera più vita in quelle membra martoriate.
Altri corpi orrendamente mutilati giacevano fra i rottami.
Vi si avvicinò con fare famelico.
E cominciò a scrutarli con attenzione.
Un sorriso ributtante gli si materializzò sul viso quando constatò che uno dei tre
giovani respirava ancora. Anche se con notevole difficoltà.
Listinto gli suggerì che, finalmente, era giunta lora.
Chiuse gli occhi.
Poi si chinò sul corpo, con una lentezza quasi onirica, fino a sfiorarne le labbra con le
sue.
E tempestivamente inspirò, estasiato, lultimo afflato della ragazza.
Consumato lorrido pasto, spiegate le ali, sinvolò silenzioso nella gelida
notte alla ricerca di anime nuove di cui cibarsi.