Nel puzzo
rassicurante d'una squallida mansarda parigina, Louis stringe tra le mani lelsa di
un coltellaccio sordido. Uno di quelli che si usano per squarciare i polli, dopo avergli
tirato il collo e staccato la testa per mezzo di un colpo sferrato con precisione
chirurgica.
Lo stringe e, con gli occhi chiusi, nel buio, si muove a piccoli passi, al ritmo dello
scricchiolio prodotto dallassito marcio che rincula sotto i suoi piedi.
Giunto di fronte al letto, la vede. Incantevole come una creatura notturna, troppo bella
per non acquisire anche lo splendore della morte. E, detto fatto, le pianta il
coltellaccio in gola. La carotide troncata comincia a zampillare sangue come una fontana
impazzita, mentre ampi spasmi la scompongono fino a completo dissanguamento.
Loius si sveglia, sudato fin nelle pieghe più nascoste.
Forse ho sognato, confessa alacre.
Un terribile incubo, orrore nero.
O forse no.
Nel dubbio si volta e, infine, la vede. Lei, la donna dalle linee belle e scavate, rese
morte da unazione espletata così, senza alcuna poesia.
Sgomento, Loius scivola fuori dal letto, prende a correre e infila il bagno. Lì accende
la luce e osserva lo specchio, ma non vede nulla. Sollevato, torna ai piedi del letto e
guarda attentamente la donna. Ne studia ogni dettaglio, indizio, particolare.
Morta è morta, sentenzia placido. Dissanguata, certo...
Quindi rivolge lo sguardo verso due minuscole ferite, dalle quali si dipanano rivoli di
sangue rappreso che, intersecandosi, formano una chiave di violino.
... e lho anche uccisa io, ma non con la ferocia che temevo. Potrei dire, anzi,
daverle tolto la vita con larmonia e leleganza proprie di un bel canto.
Dopodiché Louis, il vampiro più romantico che questa terra abbia mai avuto la
presunzione di partorire, si corica sul letto e riprende ad osservare il suo ultimo atto
damore.