Lei era
vecchia, ma nella testa aveva un grumo di sangue nero più vecchio di lei. Me lha
detto suo figlio, quando lho visto parcheggiare la macchina nel cortile, mentre io
con le mani buttavo le foglie secche nella spazzatura.
Gli ho chiesto cosha tua madre? Erano tanti giorni che la vedevo dietro la tenda
grigia del balcone al primo piano, sempre a letto, sempre con la televisione accesa su
canale 5, sempre con uninfermiera accanto.
E lui, suo figlio, mi ha spiegato che il sangue vecchio che ha nella testa le fa male, non
la lascia pensare e muovere. E le infermiere le aggiustano i cuscini, le danno le
medicine.
Gli ho chiesto guarisce? muore? Non mi ha risposto, e mi ha fatto uno di quei sorrisi
pietosi che si fanno a un povero ritardato. Poi mi ha regalato una musicassetta di Suzi
Quatro e ha sorriso ancora, il figlio, come a dirmi che sono solo lo scemo del quartiere.
È andato via e io ho continuato a tirare su le foglie a mani nude. Le prendevo da terra e
le mettevo nel cassonetto. Pensavo che volevo togliere quel sangue cattivo dalla testa
della vecchia, ma non sapevo dove metterlo. Pensavo forte a dove mettere tutto il suo
sangue vecchio e mi facevano male le tempie.
Poi le foglie non erano più foglie ma una poltiglia sanguinolenta che grondava sangue nero, secco, nauseabondo. Non mi sono fermato. Continuavo a raccogliere quella roba viscida: da terra al secchio, da terra al secchio, da terra al secchio. Quando ho finito, ho sentito un grido. Sono andato sotto al balcone. Dietro la tenda grigia cera la vecchia, in piedi, che urlava mentre suo figlio svenuto veniva messo sul letto da uninfermiera che faceva attenzione e non toccare un gonfiore violaceo sulla tempia.