Il mattino ha loro in bocca

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2007 - edizione 6

Gino si svegliò con l’impellente bisogno di orinare.
Aveva la vescica piena, tesa come la pelle di un tamburo. Se non si fosse liberato più che in fretta, probabilmente sarebbe esploso.
I suoi piedi perlustrarono per qualche secondo il pavimento gelido, alla ricerca delle ciabatte.
Sentiva la testa pesante, la bocca arida e impastata, come se avesse dormito tutta la notte con uno strofinaccio infilato giù per la gola.
Con passo malfermo, appoggiandosi al muro per non cadere, riuscì a raggiungere la porta del bagno, maledicendo mentalmente Franco, la sua festa di laurea e la cassa di Beck’s che avevano prosciugato in poco meno di due ore.
Quale modo migliore, per iniziare una settimana di lavoro? pensò, ricacciando indietro un conato di vomito.
Con la mano sinistra, tastò la parete alla ricerca dell’interruttore, mentre con l’altra si massaggiò la pancia, che aveva ormai superato di gran lunga la soglia critica di capienza e che gli stava inviando segnali poco promettenti.
Fece una smorfia di dolore, quando la luce della lampadina gli trapassò gli occhi.

Trafelato, raggiunse il water, si abbassò le mutande e iniziò a innaffiare la pianta immaginaria che spuntava dalla tazza, lasciandosi andare a un sospiro liberatorio. Appoggiò le mani sui fianchi e inarcò la schiena, facendo schioccare una manciata di vertebre, soddisfatto.
Lo sguardo gli cadde sul lavandino incrostato, alla sua destra. Tre scarafaggi rigonfi facevano capolino dallo scarico. Neri, il carapace che rifletteva la luce tremolante della lampadina, sembrava pattinassero, mentre cercavano di risalire la ceramica del lavabo.
Li fissò, incapace di distogliere gli occhi. Aveva le mani ancora appoggiate sui fianchi, sudate.
Dio, e questi da dove sono spuntati? si chiese, con le viscere in tumulto.
La sua lingua biforcuta saettò, rapida.
Gino chiuse gli occhi assaporando, come in estasi, il primo pasto della giornata.

Paolo Azzarello