-Puzza!
-Che cosa, Edo?- rispose la maestra sentendosi tirare per il braccio.
Edoardo, classe prima C della scuola elementare Montessori, alzò un dito,
sorvolando testoline chine sui banchi, fino ad arrivare a quello dellultima fila,
poi, semplicemente, disse lei.
Angela Ligotti, allungò il collo, posando lo sguardo sulla compagna di banco del bambino.
Il cuore, allora, mancò un battito. Sì, perché lei, quella bambina laggiù non
laveva mai vista, dacché, quattro giorni prima la scuola era iniziata.
In silenzio si alzò, muovendo passi incerti verso il fondo dellaula.
Raggiunse la bambina, registrando in un angolo della coscienza, lo strano isolamento del
banco in ultima fila. E il silenzio.
Poi lodore, acre e pungente, le strappò una smorfia di disgusto.
-C-ciao, come ti chiami?- chiese mentre locchio le cadeva sulla targhetta cucita sul
grembiule, trasmettendole un malessere profondo allo stomaco.
Per tutta risposta la bambina digrignò i denti, emise un ringhio basso, poi, veloce come
un animale selvatico, si buttò a terra e, camminando a quattro zampe, saltò la finestra
che dava sul cortile.
Con gambe di pasta frolla, la maestra si sporse dal davanzale, mentre i bambini, immobili,
piangevano. Nel cortile e nel giardino, della bambina non cera più traccia.
-E-edo, da quanto era lì?
Edoardo trotterellò vicino alla maestra.
-Dal primo giorno. Ma era fuori della finestra. Oggi è entrata, e si è seduta vicino a
me.
-Ti ha detto qualcosa?
-Sì, che la scuola le piace tanto. Maestra- continuò Edo sullorlo del pianto
-se...
Ma la maestra Angela, non ascoltava più: stava ripensando ad una telefonata che aveva
fatto a fine agosto.Una telefonata di condoglianze, per unalunna che non avrebbe mai
conosciuto. Si chiamava Caterina Vasari.
-... se Caterina torna può spostarla di banco? Quando sorride, dentro la bocca, si
muove qualcosa.