La giustizia del vampiro

Il sole è tramontato da diverse ore, l’autunno già inoltrato, le serate iniziano a essere accompagnate da un vento pungente. Questa notte, in questo, non fa eccezione. Ciò in cui differisce è una leggera foschia e una tetra nebbiolina che si alza sopra le pietre che compongono le strade del piccolo paese montano, rese ancora più spettrali e suggestive dal chiarore bluastro della luna piena, alta e gonfia nel cielo che oscura le stelle con la sua luce.
Il prete, di ritorno dalla cappella vicina al cimitero dove ha trascorso la sera a pregare per i morti di peste del mese prima, cammina tenendo la Bibbia tra le mani con passo svelto, ansioso di arrivare al calore delle sue coperte.
La ragazza che lo accompagna è bionda, con gli occhi azzurri è giovane, molto giovane. Suo padre, un uomo sulla quarantina che lavora come taglialegna del paese, da quando il suo figlio primogenito è morto di peste, vuole che lei e suo fratello accompagnino il prete e gli stiano vicini per garantirsi una certa posizione di rilievo all’interno del paese; non gli importa dei metodi con i quali sia la ragazza che suo fratello devono guadagnarsi la fiducia e i favori della Chiesa, alcuni dei quali violano gli stessi voti del prete, in particolare quello di castità.
Il fratello la aspetta sulla soglia di casa, come al solito.
Camminano nella nebbia, il vecchio e la ragazza, lui troppo immerso nei suoi pensieri per rendersi conto della stranezza di quella nebbia, lei troppo giovane e del sesso sbagliato per essere creduta se lo facesse notare al vecchio.
Un banco di nebbia leggermente più fitto si sposta lentamente, seguendoli silente.

Ma  la ragazza ha paura di essere accusata di stregoneria o di essere derisa e non parla.
La nebbia continua a seguirli, leggera e lenta.
Gli alberi sono spogli delle foglie, alcune nubi si addensano nel cielo e incorniciano la luna, aumentandone la misticità.
La nebbia si solleva lentamente. Il vecchio lo nota. “Cose che capitano”, pensa. La ragazza vede che non tutta la nebbia si solleva, che solamente il banco più fitto si sta innaturalmente alzando. Ma ha paura del prete e degli abitanti del paese. Non parla.
La nebbia inizia a prendere forma, a scurirsi e a modellarsi mentre si sposta davanti al vecchio e alla ragazza.
Il prete stringe la Bibbia tra le mani con forza e invoca il suo Dio, la ragazza si stringe al suo braccio.
La nebbia ora ha assunto una forma. Ha capelli biondi e ricci lunghi fino alle spalle, gli occhi azzurri, innaturalmente opachi, la pelle pallida e perfetta, le labbra chiare. E’ vestito di scuro; un ampio mantello cade sulle spalle e lo avvolge completamente, coprendo la tunica nera sopra ad una camicia rossa.
L’uomo, o il ragazzo, difficile a dirsi, sorride. I canini sono lunghi.
Il prete si fa il segno della croce. La ragazza non si muove, ha paura dello straniero.
Ma il Vampiro riconosce il prete. E riconosce anche la sorella.
Si avvicina, allarga le braccia e sorride.
La sorella riconosce il volto del fratello e ha paura, indietreggia. Il prete solleva la Bibbia.
Il ragazzo gli si ferma di fronte, lo guarda negli occhi. Il velo vitreo della morte fissa il velo vitreo della vecchiaia. Gli abbassa la Bibbia con fare delicato, avanza ancora e gli passa di fianco, sussurrando alcune parole.
La ragazza lo fissa. Il Vampiro lascia scorrere la mano lungo la gola del prete, allungando le dita mentre sorride alla sorella.
La ragazza inorridisce. Urla, ha paura.
Il Vampiro pulisce la mano sporca di sangue nel mantello mentre il prete crolla a terra tenendosi la gola squarciata.
La ragazza si volta e corre. Fa pochi passi.
La nebbia si intensifica di fronte a lei e il ragazzo le compare davanti. La ragazza ha paura, non si muove più.
Lui si avvicina, le parla dolcemente.
- Non avere paura sorellina. Sono io.
La sorella è intimorita, ma gli vuole bene, si fida.
Il Vampiro riconosce la sorella. La accarezza, si abbracciano. Il viso di lei sprofonda nei biondi ricci di lui e il viso di lui nei biondi ricci di lei. Le accarezza i capelli, serra la presa attorno ai ricci e le affonda i denti nella gola. La ragazza geme, si dimena, ma le mancano le forze.
Il Vampiro riconosce la sorella; si nutre, la uccide. Lascia cadere il suo corpo esanime sul selciato, nella nebbia.
Ora la pelle ha un colorito più roseo, le labbra sono rosse e gli occhi lucidi e umidi. Si pulisce dal sangue, si avvia verso casa. Il fratello lo vede, lo guarda con aria interrogativa.
Il Vampiro lo guarda negli occhi, sussurra alcune parole.
- Non hai paura di me, non mi vedi. Ti senti in colpa per aver lasciato che il prete uccidesse tua sorella e per averla vendicata. Ti vuoi costituire. -
Il fratello annuisce: - E’ vero. – dice. Se ne va. Non vede più il Vampiro.
Il Vampiro entra in casa, la madre volge lo sguardo verso di lui. Lui scuote la testa.
- E’ solo il vento che ha fatto sbattere la porta. Non c’è nessuno oltre a te. –
La madre si gira, torna ad occuparsi della cena, non vede il Vampiro.
Il padre sente il rumore, si alza dalla sedia, va a vedere chi è entrato. Riconosce il figlio.
Il figlio riconosce il padre.
- Figlio mio...
- Padre...
Ma la madre non sente.
Il Vampiro si avvicina, il padre apre la bocca per parlare, ma non esce che sangue. Il Vampiro è sparito, insieme al cuore del padre. Si accascia a terra rantolando in una pozza di sangue.
Ma la madre è viva.
La madre sa che la figlia e il figlio non dovevano assecondare solo i desideri del prete. La madre sa ciò che il Vampiro ha sopportato in vita per causa del padre. Sa che entrambi i padri erano colpevoli. E il fratello aveva la forza per reagire, ma ha abbandonato la sorella.
La sorella, meglio la morte che quella triste vita.
Il Vampiro osserva il rogo del fratello riparato dal sole sotto al cappuccio del mantello. Sorride, ride. Ma nessuno lo sente.
Non vuole essere sentito.
Il Vampiro sparisce. Sparisce al calare della notte, nella nebbia.

Loris Bollito