Da quando
molti loro amici si erano ammalati di Aids, Fabio, Marco e Iary, avevano deciso di fare il
prelievo una volta lanno.
Se erano arrivati a tanto, la colpa era di tutti quei dannati tossici che popolavano la
notte di Milano.
I tre sostavano allombra di un alto edificio illuminato dai neon.
Loscurità della metropoli durante il mese di gennaio, unita ai loro abiti scuri, li
proteggeva da sguardi indiscreti.
Presto la loro preda sarebbe uscita.
Carlo e Riccardo misero in moto il furgoncino e attivarono il
riscaldamento.
Si buttarono nel traffico di Milano chiacchierando e senza sospettare di essere seguiti da
una Punto.
Fabio era stato sorteggiato per guidare, con grande sollievo per gli
altri. Stare al volante significava dover riportare la refurtiva a casa.
Attesero un tratto di strada deserto, quindi Fabio abbassò i finestrini e Marco e Yari si
lanciarono fuori sbattendo le ali e squittendo.
Carlo stava al volante del furgone che recava sulla fiancata lo stemma
del Fleming e per poco non se la fece nei pantaloni quando su tutto il parabrezza si stese
un manto nero.
Inchiodò di colpo, proprio mentre qualcosa alla sua sinistra faceva esplodere il
finestrino e gli afferrava il collo. Riccardo cacciò un urlo nel vedere lamico
risucchiato fuori. Si slacciò la cintura, scese e iniziò a correre.
Iary aveva piantato i canini sul collo del conducente e guardava Marco
piombare sul fuggitivo e trafiggerlo da parte a parte coi suoi artigli.
Intanto Fabio, con calma, prendeva dal retro del furgone i sacchetti di plastica gonfi di
sangue e li caricava nel bagagliaio della Punto.
Osservò i suoi complici volare via e mischiarsi alle tenebre. Rimise in moto lauto carica di plasma, felice di sapere che, una volta a casa, avrebbe brindato insieme a loro per un anno intero.