Lo chalet nel bosco

Oh diamine! Ho perso ancora una volta!
Samanta provò un profondo senso di irritazione quando Player 456 vinse la partita per la quinta volta quella settimana. Giocare a Crazy Billiards online era oramai tutto ciò che le rimaneva di un'estate rovinata, forse per colpa dei suoi genitori. Avevano preso la decisione di trasferirsi in quel maledetto chalet di montagna, un tempo di proprietà di suo nonno, il 5 giugno, ancor prima che lei terminasse gli studi.
- Samanta! Questa estate io e tua madre abbiamo deciso di trascorrere le vacanze nel vecchio chalet di nonno Alb, e vogliamo che tu venga con noi! - esordì suo padre entrando in cucina con passo repentino. Indossava un ridicolo berretto da pescatore e stringeva il solito borsone da gita tra le mani.
- Cosa!? Il vecchio Chalet? Ma quel posto é tremendamente isolato. E le mie amiche? Che faccio con Rebecca e Jennifer? -
- Su via tesoro. Puoi vederle quando torniamo no? Vedrai quanto starai bene con noi, se ci pensi non trascorriamo una vacanza tutti insieme da quando avevi 16 anni. Tra poco andrai all'università e chissà quando staremo insieme la prossima volta - ribatté sua madre con tono pacato-
- Abbiamo fatto la stessa cosa con Willy, ricordi? Lui si é così tanto divertito tre anni fa. - aggiunse.
Willy era suo fratello maggiore, un vero scervellato con la fissa dei videogame e dei fumetti, uno con cui lei non era mai andata d'accordo per via di quel carattere impulsivo e dominante. Quando era piccola non faceva altro che rammentargli di quanto lugubre e cupo fosse lo chalet in montagna del vecchio nonno Alb, terrorizzandola con quelle storie di omicidi e sparizioni che accadevano nei boschi circostanti. Un vero guastafeste!
- Verranno a prenderti Sam! - le sussurrava con voce rauca e occhi spiritati.
Quella dannata storia della setta di spietati assassini che si nascondeva tra i boschi del vecchio chalet la tormentava sin da bambina, quando era vittima di incubi terribili.
- Sono solo baggianate. - le ripetevano di continuo i suoi.
- Non dar retta a tuo fratello, vuole solo spaventarti. -
Eppure le vicende parlavano chiaro, l'ultima coppia di scalatori era sparita qualche estate prima, senza lasciar traccia, e vani erano stati gli interventi delle autorità locali. Che brutte storie! E poi c'era quel dannato cimitero di cimeli e cianfrusaglie varie immerso nel punto più ombroso punto del bosco che il nonno le aveva mostrato quando era ancora una bambina, un posto silenzioso e surreale, quasi maledetto. Gli oggetti sembravano parlare.
- Di chi sono tutte queste cose abbandonate nonno? - chiedeva al vecchio Alb senza ricevere risposta.
Nonno Alb non era certo un tipo dalle lunghe chiacchierate. Lo aveva visto appena un paio di volte nella sua vita, non era presente alle feste natalizie, né a quelle di compleanno. Lo chalet apparteneva alla sua famiglia da generazioni, e il nonno lo usava spesso come rifugio durante le battute di caccia.
Una volta sul posto le giornate non erano poi così male. Crazy Billiards era un gioco davvero coinvolgente, potevi sfidare gli avversari tramite un estrattore di nomi casuale e chattare con loro virtualmente. L'unica pecca era la dannata connessione che puntualmente andava e veniva, i suoi genitori amavano quel posto per questa particolarità, lontano dalla modernizzazione, lontano dal mondo.
Un pomeriggio di agosto avevano deciso di incamminarsi verso Valle del Diavolo, un posto antico e abbandonato raggiungibile tramite un impervio sentiero tra i boschi. Ci andavano in compagnia di Eli e Sal, due appassionati di trekking che avevano raggiunto lo chalet di nonno Alb in cerca di informazioni,
- Siete capitati nel posto giusto! - esclamò entusiasta suo padre.
- Noi veniamo qui in vacanza, saremo lieti di mostrarvi il posto e le sue meraviglie. Il bosco ha tanto da offrire. Vi piacciono i funghi? -
Continuò. Sai che divertimento!
Quel pomeriggio Samnata declino l'offerta destando il disappunto del genitore e l'ironia di Willy, gli fu tuttavia raccomandato di tenere la luce della veranda accesa e di non addentrarsi nel bosco dopo l'imbrunire. Sai che noia! Ma chi ci va nel bosco. Pensó. Se ne sarebbe rimasta nella sua stanza giocando tutto il tempo a Crazy Billiards e poi magari sarebbe andata a dormire. Si! Avrebbe fatto proprio così.
Era tuttavia incredibile quanto il vecchio chalet e la boscaglia circostante cambiassero aspetto con l'avvicinarsi delle tenebre, tutto diventata più sinistro ed inquietante. Erano circa le sette e mezzo quando il sole si nascose oltre il picco della montagna, Samanta era rintanata nella sua stanza al piano di sopra afflitta da una connessione internet oramai assente per via del tempo impervio. I suoi genitori non avevano ancora fatto ritorno, tuttavia tentò di tranquillizzarsi pensando che erano abituati ad avventure del genere.
L'apparente tranquillità cessò di colpo quando una serie di terribili boati si scatenarono contro la porta d'ingresso del caseggiato. Erano circa le nove in punto quando Samanta si drizzó in piedi alle soglie del letto, scossa dalle urla e dai continui strepitii che nel buio della notte sembrarono infrangere le vecchie pareti in legno dello chalet.
Ma cosa diavolo succede? Pensó. La paura subentrò in lei cosí brutalmente che quasi le sembrò di aver all'interno del pigiama di seta una serpe strisciante in cerca della sua preda. Si guardò intorno, scese per le scricchiolanti scale in legno del caseggiato e, una volta giunta al pian terreno, anziché aprire la porta preferì sbirciare dalla finestra.
Sal, il ragazzo del trekking che avevano incontrato lo stesso pomeriggio, adesso stava davanti a lei con occhi vitrei e sgranati. Striscie brune di sangue ed ematomi distinti furono ben visibili al chiarore lunare, che adesso inondava la veranda di una luminosità spettrale.
- Aaaaiuto! -
- Loro. Arrrivano -
Le frastagliate parole del giovane si interruppero a causa di un forte "Craaack!"
Per un istante Samanta ebbe come l'impressione di conoscere quel suono, simile al crepitio emesso dai tronchi di legno che nonno Alb fracassava a suon di colpi d'ascia per prepararsi al gelido inverno montanaro.
Il villeggiante adesso giaceva sul tassellato in legno, che raggiunse con tonfo sordo ma acuto. Gli occhi sguazzanti nelle orbite e fiotti di sangue sgorganti dal capo. La sinistra figura incappucciata adesso aveva preso il posto del povero escursionista. Era proprio davanti a lei, sulla pensillina del vecchio chalet con il randello insanguinato in mano.
A Samanta si chiuse la gola, urla e disperazione sembrarono contenersi a causa del brutale senso di nausea che sopraggiunse. L'incappucciato trasferì l'arma del delitto in maniera delicata su una delle assi della veranda, adesso veniva verso di lei, quasi lievitando in una notte già stregata. L'uomo, scostando il cappuccio e mostrando la maschera da testa di cervo intrisa del sangue della povera vittima si accovacció davanti alla finestra:
- Aprimi, Sam! - disse dolcemente
Samanta rabbrividì,
- Papá? - esclamò sorpresa.
- Si bambina mia - fu la risposta dell'uomo cervo, continuò:
- Adesso va tutto bene, fammi entrare. -

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Poi si tolse la maschera, e per quanto Samanta fu sorpresa ebbe modo di notare che quello altri non era che proprio suo padre.
Allo scoccar della mezzanotte, l'antico caminetto ardeva nell'oscurità del soggiorno. Suo padre, fischiettando allegramente, stava adesso posizionando gli ultimi pezzi di legno all'interno del vano salva spazio;
- Ma quanto sei disornidato! Con te é sempre la solita storia. - esclamò stizzita la moglie.
La madre di Samanta aveva raggiunto i due circa una mezzoretta dopo gli eventi in veranda, una volta liberatasi dell'impermeabile nero e della maschera di cinghiale, baciò la figlia in fronte tenendole le guance.
- Brava la mia bambina. Sei stata coraggiosa. - affermò con stima e comprensione.
Poco dopo sopraggiunse anche Willy.
- Ciao cretinetta! - disse poggiando il coltello da cucina intriso di sangue sul tavolo e destando il disappunto della madre.
Gli escursionisti, vivi ma in uno stato di incoscienza, erano adesso legati e bendati su due sedie in legno davanti il vecchio divano del soggiorno. Suo padre aveva trascinato dentro il caseggiato il corpo inerme del giovane mentre Willy si occupava della povera Eli.
<< Proprio un bel lavoro! >> pensó Samanta gravandosi contro la fredda parete, tra un misto di stupore e malessere generale.
- Tesoro! - chiamó sua madre,
- Ho bisogno che tu venga qui, io e papá dobbiamo spiegarti alcune cose. Sei grande ormai, e il momento é giunto! -
Samanta non accennò parola per il resto della sera, nemmeno quando il giovane escursionista farfuglió una serie di lamenti simili a grugniti. Si limitò ad ascoltare i suoi, che adesso la guardavano con serietà e occhi vispi.
- So che hai sentito tante storie su questo posto. Ma alle volte, bisogna essere grandi per capire cose che agli occhi di una bambina potrebbero sembrare inverosimili! -
disse sua madre sorseggiando il suo infuso di erbe selvatiche.
- Samanta! - esordì suo padre,
- ció che io e la mamma stiamo cercando di dirti e che…-
- siamo noi la setta di assassini! - lo interruppe la ragazza, fredda come un felino in agguato.
Willy accennò una risata fastidiosa,
- allora non sei così stupida! -
Come poteva essere così stupida. D'altronde eccone le prove! E adesso finalmente tutto tornava, volteggiando nella sua mente come il diradarsi della nebbia d'autunno.
- Perché lo facciamo? Perché proprio noi - chiese.
- È una cosa che va avanti da generazioni tesoro - rispose sua madre sfiorando con delicatezza il coltello sul tavolo.
- Ci viene naturale. Ci aiuta ad essere vivi. E un giorno, quando tutto sarà compiuto, ricongiungeremo le nostre anime insieme alla sua. -
Si drizzó in piedi, osservando la grande cornice raffigurante nonno Alb posta sopra il camino. Gli altri fecero silenzio chinando il capo, e d'un tratto afferrò la lama procedendo verso di lei.
- Stringila forte tesoro mio - disse.
- È giunto il momento. Guardati dentro. La necessità arde dentro di te. -
Samanta non riuscì a credere cosa sua madre effettivamente gli stesse chiedendo. Si guardò intorno con uno strano senso di irrealtà, tutti gli altri erano adesso di spalle, davanti al camino ardente a fissare la cornice di suo nonno, immolandosi alle soglie di un Dio in una cupa notte senza tempo. Provava una sensazione fin troppo simile alla voglia matta di fare qualcosa. L'immagine prese forma con chiarezza nella sua mente quando si avvicinò alla povera Eli e, incredibilmente, il desiderio la pervase.
La lama colpì in pieno la giugulare dell'escursionista producendo un fruscio simile al volteggiare delle foglie in autunno. Eli soffocó un gemito per poi chinare il capo quasi per osservare il sangue nero petrolio sugli abiti sudici e zuppi.
Samanta, a quel punto, spostó la propria attenzione nei confronti del malconcio ragazzo.
"Zaaack".
Quanto le piaceva quella dannata sensazione di potenza e dominio.
Non trascorse troppo tempo dalla fine della vacanza. Samanta aveva adesso cominciato l'universitá con ottimi voti e in famiglia si preparavano per una nuova gita estiva nel buon vecchio chalet. Poco prima del terminare delle lezioni, lei, Rebecca e Jennifer si ritrovarono una sera presso l'Angel's Pub, uno di quei locali dove gli studiosi trascorrevano un po' di tempo libero. Al frastuono emesso dalle grandi casse sonore, le tre vennero raggiunte da Marc e Tobey.
- Come va bellezze!? - esclamò il duo.
Idioti. Pensó Samanta. E guardandoli bene si accorse che altro di buono non erano. Decise di concedergli una dance sulle note di un Reggaeton, notando l'interesse intenso che i due le riservarono.
- Avete impegni questo weekend? Ho una casa vacanze in montagna dove potete portare anche altri amici se volete - esordí la giovane.
- Bimba mia siamo pronti a seguirti all'inferno - strilló Tobey battendo le mani con un gran sorriso.
Quanto gli piacque quella fresa. L'inferno. Abbracciando i ragazzi in un ritmo di musica soft Samanta accennó un diabolico sorriso. L'inferno pensó accarezzandoli.
La giovane adesso danzava con furore, come un pipistrello al chiarore del pallido plenilunio.

Salvatore Porzio



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