Palmeira,
Isha do Sal
Le grida acute dei bambini sul molo furono lultimo suono che percepì prima che la
sua testa fosse completamente staccata dal corpo e gettata nellacqua rossa di
sangue. Lo squalo martello era un predatore e laggressione da parte di quel piccolo
uomo lo aveva sorpreso, lasciandogli unemozione mai provata, lultima prima di
morire: paura e rabbia insieme.
Università Cheikh Anta Diop, Dakar, Istituto di Ricerche
Biologiche
Abdel rovesciò la provetta nel lavandino. Le lacrime scesero lente mentre pensava alle
sue cellule staminali. Ogni cellula avrebbe potuto diventare un nuovo Einstein o, certo,
anche un Mostro. Dipendeva esclusivamente dagli stimoli che avrebbe ricevuto.
Ma ormai non aveva più importanza. La ricerca era stata bloccata e il team di controllo
stava arrivando, doveva liberarsene. Che se ne andassero libere per loceano, non
aveva il coraggio di terminarle.
Fui assalita da sensazioni sconosciute. Percepivo solo la diversità e
la fame di informazioni. Dovevo ricevere indicazioni altrimenti ero niente. Un tutto che
è niente, assurdo.
Successe qualcosa. Linput fu di crescere, duplicarmi e ingrandirmi, a tutti i costi.
Quando ormai contavo miliardi di cellule, avvenne lIncontro.
Finalmente sapevo cosa ero e chi sarei diventata.
Crescere ancora. Poi risalire dalle profondità delloceano verso quella luce che
chiamano sole, verso quel molo dove il destino mi aspettava. Sarei uscita nella penombra
chiudendo le branchie e distendendo i polmoni, avrei strisciato sul muco che ricopre le
mie squame e avrei bevuto il loro sangue. Li avrei trascinati sul molo e le loro teste
avrebbero raggiunto quella dello squalo.
Poi avrei alzato le braccia al cielo e avrei gridato a Dio che Io ero tutto.
E avrei pregato Dio di darmi unaltra chance, di farmi incontrare una molecola
damore.
Perché io sono tutto, ma sei tu che devi dirmi cosa vuoi da me.