Di sera,
fumando sul balcone di casa mia prima di andare a dormire, allimprovviso ebbi la
fortissima sensazione di essere osservato. Mi guardai attorno ma non vidi nulla e solo
quando stavo ormai per rientrare, incorniciati da una finestra del palazzo di fronte,
immersi nella totale oscurità, mi accorsi di due occhi che mi fissavano ferocemente. Mi
si rizzarono tutti i peli del corpo e inorridii agghiacciato da quello sguardo famelico,
quei fanali troppo grossi per essere umani, con pupille più simili a due puntini di nera
malvagità. Uno sguardo così gelido che sembrava volesse trapassarmi da parte a parte e
poi dissacrare il mio cadavere.
Spaventato mi affrettai a tornare in casa, con lintenzione di accendere tutte le
luci e sbarrare ogni possibile ingresso. Ma fatti i primi passi nel soggiorno mi si
pararono davanti esattamente quegli stessi occhi. Deflagrò lorrore nel mio
cervello, e prima ancora di rendermene conto, indietreggiando persi lequilibrio,
sbattendo la testa e perdendo conoscenza.
Quando mi risvegliai era ormai giorno e gli occhi erano spariti. Anche se ero ancora
terribilmente scosso, cominciai a chiedermi se non fosse stato tutto un incubo.
Poi scese nuovamente la sera. Esitai a restare al buio e spensi lultima luce solo un
istante prima di coricarmi. Quellattimo bastò agli occhi crudeli per ripresentarsi.
Allora capii, sarebbero tornati ogni volta che mi sarei trovato al buio. A tentoni, con
langoscia che mi attanagliava, cercai linterruttore della lampada.
Lincubo mi fissò con un misto di odio e nero sarcasmo. Nel buio vidi aprirsi le sue
terribili fauci, enormi, sbavanti e con denti aguzzi. Subito un forte olezzo di morte
saturò la stanza: «Ssappiamo chi sssei... lImmondo è qui a ricordartelo...
linferno ti asspetta!». Urlai e urlai e urlai.
Adesso so di meritarmi linferno, ma non avrei voluto sapere della sua esistenza.