Mi misi a
correre. Lidea era quella: scappare, scappare semplicemente. Oh... sì, sarebbe
stato facile. Senza dubbio. Uno scherzo. E allora cosera questangoscia che mi
persuadeva al singolo poggiare del piede sullasfalto bagnato, in corsa verso la
salvezza, in fuga da lui, lui che sembrava avvicinarsi, invece?
Non pensarci, ripeté linstancabile voce della mia mente, per non affaticare
inutilmente, ulteriormente quel corpo emaciato che proseguiva da ore. Corri!
E si fermò. Langoscia, quasi dolcemente. Per un attimo rimasi intontito, ormai
ci avevo fatto labitudine, e il doversi arrestare allimprovviso dopo quella
lunga, estenuante corsa mi lasciò senza fiato...
Ma poi venne il buio. Buio forse non è il termine adatto, era notte profonda e pioveva a
dirotto, loscurità di certo non mancava, forse sarebbe più giusto dire... e il
nulla mi assalì.
Non avevo idea di quanto rimasi privo di conoscenza, riconobbi solo ai miei piedi i segni
inconfondibili che lorrore era stato consumato, labominio, la bestia, lui,
chiunque fosse, aveva versato la pura linfa vitale di un altro innocente! Oh, essere
spregevole perché mi torturi ancora?! A che scopo, Dio, donarmi la vita se poi non la
posso vivere?!
Piansi lacrime amare quella notte, lacrime di dolore e di pena per lultima
delle vittime del mostro; ma quella notte i fiumi di strazio si unirono a quelli
dellintelletto: meditai al termine degli orrori.
Non fu facile, tre lunghe notti mi separarono dalla soluzione, ma una sera al sorgere
della luna piena, lei venne come una grazia. Non cera nessun lui ma solo e
solamente io: ero irreversibilmente e senza ombra di dubbio alcuno... un lupo
mannaro! Un insulto alla natura, ecco cosero, carne sangue odio e abominio!
E la fine mi fu chiara, preparai gli strumenti di morte, le mie ultime parole e liberai la
mia anima per sempre.