Vuoto.
Neppure una lattuga marcia, una lattina di birra sfiatata, una mela col verme.
Maledizione! Da quandè che non esco?
Lo stomaco brontola.
Ho fame. Sbatto la porta del frigo. Apro gli sportelli dei pensili. Niente.
Gironzolo per le stanze buie. Cè tanfo di chiuso. Sono mesi che non apro le
finestre. La corrente lhanno staccata il mese scorso. Ed ora ci sono troppe ombre in
questa casa e il fetore della carne guasta. Un tormento.
Non dovevo lasciare le provviste di sotto. Che stupido! Perché ho messo la porta blindata
alla cantina?
Sono un esiliato. Nessuno viene a trovarmi. Si sono dimenticati di me da quando lei se
nè andata. Egoisti. Non si abbandona a se stesso un povero vecchio.
Dove ho lasciato le chiavi? Sono settimane che le cerco. Mi fa rabbia pensare alla roba
che marcisce in cantina.
Ho fame.
Devo distrarmi. Penso a Cristiana, al suo sguardo sorpreso.
Che vuoi fare con quel cuscino?
E giù adesso, con gli altri. Il postino, il rappresentante di libri e quel tipo
cocciuto che, a forza, voleva leggermi la Bibbia.
Sono tutti di sotto e stanno marcendo, mentre io sto crepando di fame.
Il campanello! Il cuore esulta. Non riesco a crederci. Hanno bussato. Qualcuno mi cerca...
Corro, anzi no, mi precipito. Spalanco la porta. Sono esterrefatto. Non mi aspettavo di
essere così fortunato.
-Dolcetto o scherzetto?
Tre adorabili vampiri coi sorrisi a fossette. Guance morbide e bocche di prelibata
ciliegia.
Mi guardano. Sanno ancora intrigare i miei occhi di larva. Neri nel pallore della faccia.
Sorrido scoprendo appena i denti aguzzi. Ho già lacquolina in bocca. La casa è un
intrigante sussurro di ombre. Ho fatto bene a mettere la zucca sul davanzale. Un richiamo
perfetto.
-Entrate, bambini.
Il bello del gioco è nella sorpresa.