L'ultimo calice

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2007 - edizione 6

Mi ritrovai in un luogo buio, non percepivo più alcuna parte del mio corpo, eppure potevo sentire un freddo spaventoso, insopportabile. Ma più di tutto era insopportabile la sensazione di essere osservato, da una moltitudine di occhi che non potevo vedere. Avevo paura, non ho vergogna ad ammetterlo, paura come non l’avevo mai avuta prima. Poi, all’improvviso percepii nuovamente il mio corpo e con esso un’ondata di dolore terrificante. Aprii gli occhi e vidi il mio amico Carlo seduto accanto a me. Aspirava sangue da una carcassa di mucca e me lo infondeva direttamente in vena. Ne erano stati necessari tre litri per riportarmi alla vita. Avevo 604 anni e fu in un certo senso l’inizio della mia vecchiaia. Quando la mia specie prese il sopravvento sull’homo sapiens, pensai come molti altri che la linfa rossa non si sarebbe mai esaurita, dopotutto c’erano miliardi di esseri umani...

Ma lo sfruttamento delle risorse fu incontrollato e violento. Facemmo strage di uomini, gli succhiammo via tutto il sangue, alcuni ne riempirono botti che si esaurirono in breve tempo, altri macinarono montagne di uomini, spesso ancora vivi e li divorarono senza alcun freno. Ci accorgemmo che la loro specie era irrimediabilmente in estinzione, quando era già troppo tardi. Provammo col sangue animale, ma scoprimmo che era solo un fugace palliativo. Tentammo allora la strada dell’allevamento, della selezione delle varietà umane migliori, ma non ebbe mai veramente successo, allungò solo di qualche decennio la nostra agonia. Scoppiarono prima disordini, poi vere e proprie guerre... Ora sono qui, disteso sul mio letto ed assaporo quest’ultimo inestimabile calice di sangue arterioso, razza italica, selezione toscana. Poi farò ritorno in quel luogo freddo ed oscuro dove migliaia di demoni sprofonderanno giù la mia anima, da dove emerse esattamente 617 anni fa, il 31 ottobre 2007.

Simone Babini