Profilo pericoloso

La scrivania, un modesto mobile di plastica bianca, era lorda di sangue. La maggior parte imbrattava la tastiera del computer ma era schizzato anche sul monitor ultrapiatto. Intorno alla postazione informatica c'era un'abbondanza di custodie CD e DVD, più appunti sparsi scribacchiati su dei foglietti.
Il resto del bilocale era piuttosto spoglio, seppur dignitoso. Abiti casual e giacche economiche occupavano un armadio a muro; un cesto di biancheria sporca faceva capolino dalla porta socchiusa del bagno. La cucina era asettica. Gli armadietti Ikea custodivano buste di cibo liofilizzato e qualche scatola di biscotti.
Mario aveva anche controllato il minuscolo balcone, che si affacciava sul complesso residenziale di cui quell'appartamento faceva parte.
- Che posto squallido. - Il commento inaspettato lo fece trasalire. Voltandosi vide un uomo sulla porta d'ingresso. Alto e in leggero sovrappeso, il nuovo arrivato dimostrava una cinquantina d'anni. Lunghi capelli biondi che sapevano di trapianto, occhi nocciola.
- Come quasi tutta la città - rispose Mario, sulla difensiva. S'irritò perchè gli agenti incaricati di sorvegliare il pianerottolo non l'avevano avvertito di quella visita. Poteva esserci solo una spiegazione, che non tardò ad arrivare.
L'uomo avanzò di qualche passo, mostrando un tesserino plastificato. - Capitano Sergio Balanzano, ISI, comando provinciale di Milano. Mi hanno avvertito di un possibile CTI e sono venuto il prima possibile.
- Sono stati rapidissimi ad avvertirla - ironizzò Mario, immaginando che fosse stato proprio un suo collega a fare la soffiata ai Servizi.
Balanzano si strinse nelle spalle, senza darsi la pena di rispondere. - Beh? Si tratta di un CTI o no?

Mario assentì. - Probabilmente sì. Non c'è traccia del corpo, ma ci sono tracce di sangue sulla scrivania del computer. La postazione informatica è di alta qualità, i CD contengono tipico software da hacker mediamente esperto.
I temuti “Crimini Terroristico-Informatici” avevano parametri ben precisi, facilmente riscontrabili. Era più difficile distinguerne il tipo e gli esecutori. Occorreva come minimo un'accurata analisi da parte dei ragazzi della Scientifica. Mario li aveva appena chiamati, senza però riuscire a evitare l'intervento dell'ISI.
Balanzano diede un'occhiata in giro, concentrandosi sulla scrivania. Infilandosi un guanto in lattice sfiorò il costoso neurolink che penzolava accanto alla webcam. Il sottile cavo che si applicava alla tempia per stimolare gli scambi sinaptici tra computer e cervello umano era macchiato di sangue.
- Chi è il proprietario di questo appartamento?
- Marcello Martinez, trentadue anni, impiegato in una società di gestione dati. Single, senza parenti prossimi residenti qui a Milano, descritto dai vicini come riservato e solitario.
Balanzano sbuffò. - Il classico individuo che viene coinvolto nei CTI. Col prospetto psicologico di questo Martinez potremmo capire cos'è successo qui.
- Si fa prima a cercare di recuperare l'hard disk del suo computer - interloquì Mario, che prima dell'arrivo di Balanzano stava per accendere quel Toshiba.
- Di solito, in conseguenza di un CTI, il terminale risulta assai danneggiato. Non credo che questo faccia eccezione.
Mario s'irritò per la supponenza del capitano, ma non replicò. Da poco era stato nominato ispettore capo e non voleva giocarsi la carriera contrariando un pezzo grosso dei Servizi Segreti. - Cosa diavolo facciamo? I miei uomini stanno setacciando la zona, ma questo CTI risale a dieci ore fa. Non riusciamo a trovare Martinez, né vivo né morto.
- Qui sotto ho un paio di esperti che dispongono di un nuovo sistema capace di esaminare anche gli hard disk più danneggiati. Se lei ha finito, ho intenzione di farli salire.
Il “sistema” citato da Balanzano era probabilmente il Gel Nanosearch, un giocattolino importato dagli USA: una “pasta” composta da nanoidi diagnostici in grado di esaminare i resti silicei di ogni memoria informatica. I tecnici della scientifica, che non ne disponevano ancora, lo avevano ribattezzato “necroscopo dei rottami”.
- Io qui ho finito, ma non ho intenzione di levarmi di mezzo per darle campo libero. Quest'indagine è affidata a me, e sono i miei agenti quelli che stanno pattugliando tutto il quartiere.
L'uomo dell'ISI sorrise. - Non voglio tagliarla fuori. Quando troveremo il responsabile di questo CTI, avrò bisogno dei suoi ragazzi per catturarlo o abbatterlo. Stia tranquillo.
Mario ci pensò, poi annuì. - Va bene, faccia salire gli esperti. Io sono qui sotto, in portineria. Ho stabilito lì un comando provvisorio. Mi chiami per ogni novità.

 

***

 

Nell'attesa di novità, l'ispettore capo Mario Ottoni si limitò a raccogliere i rapporti via radio dei suoi uomini, che non avevano trovato nessuna traccia di Martinez. Annoiato e di malumore, chiamò in commissariato, desideroso di rompere l'attesa conversando con Francesca, la sovrintendente che si occupava di smistare le chiamate al centralino.
La trovò impegnatissima a seguire le comunicazioni di un'operazione in corso. Qualcuno aveva appena compiuto una strage in degli uffici in zona Loreto; gli agenti inviati sul posto stavano trattando con l'assassino, asserragliato al nono piano di quel palazzo con diversi ostaggi sotto tiro.
Nella testa di Mario si accese una lampadina. - Mi puoi dire di che uffici si tratta?
- Certo, aspetta - sentì Francesca digitare freneticamente sulla tastiera. - Ecco: Broad Consulting s.r.l, una società di consulenza informatica e gestione dati.
L'ispettore trasalì, rovesciando anche il poco caffè rimasto nella tazzina. Si trattava della società per cui lavorava Martinez, e Mario non credeva nelle coincidenze.

 

Prima che il capitano dell'ISI potesse protestare per l'intrusione, l'ispettore lo zittì comunicandogli ciò che aveva appena scoperto.
Balanzano impallidì, scambiando uno sguardo perplesso coi due giovani tecnici che armeggiavano sul Toshiba sventrato di Martinez. - Ottoni, richieda immediatamente una squadra d'assalto Nocs, subito. Se il suo commissario fa storie, me lo passi immediatamente.
Evidentemente i tre dell'ISI avevano scoperto qualcosa. I terroristi colpevoli di CTI erano pericolosi e sfuggenti, ma non al punto di richiedere una squadra di Nocs per catturarli. Nati qualche anno prima come super-hacker in grado di danneggiare le potenti multinazionali informatiche, i cyber-liberisti, come amavano farsi chiamare, erano presto diventati pericolosi criminali. La loro lotta per un'informatizzazione libera e assolutamente gratuita si estremizzò quando i governi approvarono leggi sempre più liberticide e favorevoli alle megacorporazioni di settore, che avevano privatizzato moltissimi portali internet. Così gli hacker avevano studiato virus e programmi sempre più imprevedibili per danneggiare il Sistema, fino a concepire trojan semisenzienti, worm subliminari in grado di “friggere” un cervello tramite impulsi audiovideo e altre schifezze del genere.
- Lei sa di cosa si tratta, vero?
Balanzano titubò qualche istante, poi rispose. - Temiamo che Martinez sia “posseduto” da un software killer MSLA. Finora ci sono stati solo pochi casi negli USA e in Giappone, ma purtroppo quel maledetto programma esiste.
Mario impallidì. Aveva sentito parlare dei MSLA, MySpace Live Avatar, ma non c'aveva mai creduto. Secondo le voci di corridoio, si trattava di software in grado di fingersi profili MySpace, di autogestirsi per recuperare informazioni su migliaia di utenti. I MSLA erano in grado di formattare le sinapsi del cervello umano, riscrivendole con la loro programmazione attraverso i neurolink, ultimi ritrovati tecnologici per velocizzare lo scambio dati tra computer e uomo.
La loro programmazione era univoca: distruggere chiunque non sostenesse la causa dei cyber-liberisti.
- Chiamo subito il commissariato - assicurò Mario. - Però parteciperò anch'io alla squadra d'intervento. Voglio vedere di persona questo MSLA.
Balanzano non trovò nulla da ridire.

 

***

 

La squadra Nocs faceva paura a vedersi: cinque uomini con uniformi sormontate da corpetti in kevlar, mani guantate di nero, passamontagna mephisto e occhiali antivampa, dita pronte sui grilletti delle mitragliette MP5 PDW. Dietro di loro l'ispettore Ottoni sembrava quasi innocuo, a dispetto della pistola d'ordinanza stretta saldamente in pugno.
Avevano attraversato il palazzo precedentemente evacuato, sostituendo gli agenti che sorvegliavano il nono piano, sede degli uffici della Broad Consulting s.r.l.
Da lì in poi, Martinez sarebbe stato un problema loro. Gli ordini erano perentori: catturarlo, se possibile, altrimenti ucciderlo senza esitazione. Secondo le informazioni classificate dell'ISI, il software MSLA era in grado di trasmettere diverse informazioni all'ospite umano “hackerato”: tattiche di guerriglia, conoscenza delle armi bianche e da fuoco. Martinez, “posseduto” da un MSLA era quindi da considerarsi altamente pericoloso.
Cestari, comandante della squadra Nocs, fece un cenno ai suoi uomini. I quattro scattarono avanti, spalancando la porta d'ingresso della sede societaria. Le luci delle torce fissate agli MP5 scandagliarono ogni angolo alla ricerca di un bersaglio da abbattere. La stanza era buia, le persiane chiuse. Ovunque, il caos: scrivanie rovesciate, due corpi riversi sul pavimento, gola e petto squarciati. Un uomo e una ragazza, entrambi ben vestiti.
Un agente controllò rapidamente i due, segnalando che erano morti. Mario rimase in guardia, cercando di non respirare l'aria stantia e ammorbata dall'odore del sangue. Si era già pentito per aver insistito a far parte di quella squadra, ma era tardi per ripensarci.
Cestari e i suoi perlustrarono dietro il bancone della segreteria e nel vano-ripostiglio laterale, senza trovare nulla. Non restava che continuare ad addentrarsi nella tana del mostro.

 

L'agente Nocs Gianni Sellani fu il primo a morire: nonostante il suo addestramento non poteva accorgersi dell'esplosivo artigianale sistemato dietro la porta del corridoio. Quando azionò l'innesco venne investito da una cascata di benzina incandescente che gli ustionò il volto e le spalle. L'MSLA aveva preparato quella trappola scaricando le istruzioni da un sito legato al terrorismo islamico.
Zamuner, il Nocs alle spalle di Sellani, scostò il compagno ferito mortalmente e puntò l'arma oltre la porta spalancata, vedendosi arrivare addosso un uomo mugugnante che brandiva un affilato tagliacarte. Gli svuotò addosso mezzo caricatore, riempendo l'aria di sangue nebulizzato. Non fece in tempo ad accorgersi che l'uomo aveva del nastro adesivo sulla bocca e altro a fissare il tagliacarte in mano.
I due proiettili della .38 special sparati dall'altro capo del corridoio centrarono Zamuner a mento e collo, uccidendolo sul colpo. I suoi compagni reagirono all'unisono, scagliando granate stordenti verso l'open space dove Martinez si era asserragliato.
Dopo il botto, i tre Nocs superstiti sciamarono dentro, pronti a eliminare definitivamente il pericoloso assassino. Mario assistì allo scontro senza avvicinarsi, cercando di estinguere le fiamme sul corpo di Sellani.
Le raffiche dei tre incursori ebbero presto la meglio sui colpi secchi della .38 che Martinez aveva sottratto a una guardia giurata qualche ora prima.
Quando i colpi cessarono, osò addentrarsi nel corridoio e nell'open space. I cubicoli dell'ufficio erano sventrati dai proiettili, le sedie rovesciate tra i tavoli. Il caposquadra, Cestari, si reggeva un braccio ferito, osservando il corpo di un ragazzone steso a terra, crivellato dai colpi. Era Martinez, indubbiamente morto stecchito. L'aria era satura di cordite e fumo acre.
Qualcosa non andava, Mario lo capì subito. Dov'erano i quattro ostaggi che l'MSLA aveva tenuto sotto tiro fino a poco prima, non considerando quello ucciso per sbaglio da Zamuner? Si guardò intorno, tra il caos dello scontro, mentre i Nocs perquisivano cautamente il “terrorista” abbattuto.
I computer erano accesi, tranne quelli distrutti dai proiettili. Tutti erano collegati a un solo sito: MySpace. Mostravano profili differenti, apparentemente simili a tanti altri. Dei costosi neurolink Sony penzolavano sulle tastiere, connessi alle porte USB.
Mario si voltò di scatto, intuendo ciò che era successo. - Cestari! Stia attento!
Il Nocs lo guardò perplesso e un po' infastidito. Ovviamente, nella concitazione, non poteva accorgersi che uno dei “cubicoli” era stato nascosto dietro due grossi armadi prelevati altrove. Fu proprio un armadio a travolgerlo, rovesciatogli addosso dai quattro impiegati che sbucarono dal nascondiglio improvvisato: due uomini e due donne, gli eleganti vestiti stropicciati e accorciati per facilitarli nel combattimento.
Armati di tagliacarte e sedie metalliche si scagliarono sui poliziotti. Mario alzò la Beretta, urlando nell'auricolare una disperata richiesta di soccorso. Un aggressore fu più veloce di lui, colpendolo al braccio armato con un affilato taglierino. Cadde a terra, consapevole che la fine era vicina. I MSLA combattevano come furie, ma anche con provata abilità, forse grazie a corsi d'arti marziali scaricati dal Web.
Il suo avversario lo inchiodò al suolo, un ginocchio sul petto, mentre gli altri stavano per sopraffare i due Nocs rimasti. L'ex impiegato lo fissò con occhi quasi divertiti, appoggiandogli la lama al collo. L'MSLA gli rivolse una sola domanda: - Accetti la mia richiesta d'amicizia?

Alessandro Girola