Un foglio
bianco, la sensazione di inutilità, le dita che sembrano incapaci di danzare come una
volta sui tasti ormai consumati della vecchia e fedele Olivetti Lettera 32...
tutti chiari e dolorosi sintomi della crisi di uno scrittore.
Triste verità o pietosa bugia? Possono essere mille i motivi che bloccano quel piccolo
grumo di neuroni che sta tra la regione parietale e lipotalamo, responsabile
dellinspiegabile flusso di energie cerebrali composte di velocissimi elettroni che
si chiama fantasia, capacità, arte.
La crisi della creatività arriva sempre per uno scrittore, prima o poi. Ognuno ha i suoi
metodi per combatterla o aggirarla, ognuno ha i suoi modi per riconoscerla. Gli scrittori
famosi non hanno problemi, ci sarà sempre qualcuno disposto per soldi a scrivere in loro
vece, a prostituire la propria arte. I poveracci come Luca fanno la fame, con la padrona
di casa a spaccare le palle per una settimana di ritardo del pagamento dellaffitto,
o il frigorifero che lo guarda con degli occhi quasi più tristi dei suoi implorandolo di
riempirlo. La sua unica speranza risiede nel torturarsi la mente come un novello
inquisitore, stringere tenaglie mentali allo scopo di spremersi dalle povere meningi una
goccia della passata capacità. Naturalmente tutto inutile.
La causa della sua crisi era stata Lei. Non lei, Lei. Con la elle maiuscola. Sono un
cretino. È colpa mia come sempre, non so capire la gente, figurati le donne. Lei lo
ha sfiorato con il suo profumo, gli ha donato spiccioli della sua esistenza aspettandolo.
O forse no? Fatto sta che se ne è andata, e Luca è seduto nella sua stanza in mutande
con lennesima Lucky Strike pendente dallangolo della bocca (vuol dire colpo
fortunato, fortunato un cazzo, lo stanno uccidendo), a fissare quel mostro senzanima
a forma di macchina per scrivere e a pensare al modo di togliersi dalla merda dei debiti
di gioco, un brutto vizio che ha sin quasi da bambino, quando seduto per terra nel cortile
del condominio si giocava la paghetta a briscola. Lo hanno già avvisato più volte di
pagare, e quella è gente che non scherza, gli hanno anche spaccato la faccia e due
costole.
La camera è il riflesso della sua vita; pochi mobili scrostati, accozzati alla
bellè meglio senza alcun gusto estetico (Lei li aveva definiti esteticamente
devastanti), un letto privo di qualsiasi pretesa di comodità e perennemente disfatto,
cosparso di briciole e di puntolini grigi di cenere di sigaretta. In un angolo alcune paia
di scarpe da ginnastica dalla cui apertura spuntano grigi calzini appallottolati.
Lilluminazione è assicurata da ununica lampadina appesa al soffitto
sovrastata da un piatto di porcellana sbreccata con pretese di paralume, ma in questo
momento non serve perché la finestra è spalancata sui tetti delle case vicine e la
camera è invasa dalla calda luce solare tipica dei pomeriggi estivi affacciati sul mar
Tirreno. Un poster raffigurante dei cuccioli di foca sulla banchisa polare e un calendario
con improbabili modelle nude in altrettanto improbabili pose a sfondo sessuale completano
larredamento. La porta è aperta sul corridoio sudicio alla ricerca di una seppur
debole corrente daria, il palazzo è deserto in quanto gli altri inquilini sono
tutti al lavoro, anche Asmodeo, il suo gatto, è in giro a cercarsi qualcosa da mangiare,
oppure in soffitta a torturare il malcapitato topolino delle travi di turno.
La bottiglia di Wild Turkey si sta avviando tristemente verso la fine, ed è
lultima. Luca la svuota in pochi sorsi e la scaglia contro la parete di fronte. La
bottiglia non ne vuole sapere di rompersi, rimbalza con un rumore cristallino e si va a
posizionare sul letto in prossimità del cuscino, sembra che il tacchino
sulletichetta lo osservi con aria beffarda. In giornate come questa, anche la carpa
in stile giapponese che Luca ha tatuata sul petto, ricordo delle sue folli notti olandesi
di qualche anno prima, pare in procinto di soffocare, di sbattere la coda agonizzante sul
letto ormai asciutto di un qualche canale ridotto a un misero rigagnolo.
E dura essere uno scrittore di romanzi horror, anche abbastanza mediocre, e non
avere niente da dire. La testa è vuota e invidi gli autori di romanzetti rosa ai quali la
realtà non lesina ispirazioni. Cè sempre qualche stronzetta del bel mondo che si
innamora di un riccone molto più vecchio di lei e ti dà unidea su cui lavorare, o
il principino scapestrato che ti suggerisce un piccolo intrigo per fare felice qualche
casalinga affamata di pettegolezzi.
Accende lo stereo, dalle casse escono tristemente le note di More than words,
la sua preferita. Tanto per cambiare...
Una cazzo di idea, forza, fatti vedere, dai presentati, fatti viva... niente.
Luca sta male. Gli sembra di avere la bocca foderata di tappeto persiano, lemicrania
è atroce, suda copiosamente e distingue chiaramente il percorso delle gocce lungo il
solco nel centro della sua schiena. Gli viene da sorridere al pensiero che presto si
ritroverà con la stoffa delle mutande inzuppata esattamente in mezzo alle chiappe.
Se non fosse un ateo convinto potrebbe dare la colpa al Diavolo come in quasi tutti i suoi
romanzi , perché è un esperto di patti col caro vecchio Cornuto e stronzate
affini e ne ha scritto in tutte le salse, ma gli manca anche questo conforto. E
solo, solo con la sua zucca vuota.
La disperazione non aiuta certo, gli hanno detto che la prossima volta lo ammazzano, e
Luca pensa che quasi quasi sarebbe meglio, almeno mi tolgo dalle palle, me ne vado
all inferno e non ci penso più, chissà se il buon Lucifero legge i miei racconti e
mi fa fare lo scrittore anche là sotto...
Inclina la testa allindietro per per somministrarsi una goccia di collirio alle
erbe negli occhi stanchi quando improvvisamente un movimento nella stanza attrae la sua
attenzione. Si volta di scatto... giusto per ricevere una coltellata nella guancia destra.
Luca urla di dolore e crolla a terra bocconi portandosi le mani al volto; ha sentito
distintamente la punta della lama scalfirgli i denti e aprirgli la gengiva superiore. Una
mano energica gli afferra i capelli e gli tira indietro la testa, sollevandogli il mento
da terra e provocandogli esplosioni di dolore lancinante. Un brandello della sua guancia
striscia sul pavimento disegnandovi una grottesca virgola scarlatta, il sapore ferroso del
sangue gli fa pungere le ghiandole salivari. Apre bocca per gridare ancora ma non fa in
tempo, il suo aguzzino lo colpisce ripetutamente ed impietosamente con il coltello sul
lato destro del collo, finchè ormai immerso in una pozza di sangue Luca perde conoscenza
e, ovviamente, tira le cuoia.
Lassassino pulisce con distacco ma in modo accurato la sua lama sulle mutande di
Luca, con metodo la avvolge in un fazzoletto bianco e se la ripone in tasca, poi dà
unocchiata in giro per la stanza. Rovista nei cassetti e preleva i pochi soldi che
il poveraccio ha messo da parte per laffitto, la macchina fotografica digitale con
le batterie ormai scariche e lanello che Lei ha sdegnosamente restituito. E un
professionista, sa come non lasciare tracce, come simulare una rapina, anche se efferata.
Non prova nessun sentimento per la sua vittima, solo un povero Diavolo indebitato con le
persone sbagliate. Sa che domani riscuoterà il suo onorario e si riposerà per qualche
giorno, e questo gli basta. Si preoccupa di dare unultima occhiata in giro, poi si
volta e si dirige con passo lento verso la porta quando si sente apostrofare: - Ehi
bastardo!
Esegue una perfetta piroetta in una frazione di secondo con il coltello già in mano, e
rimane stordito. Davanti a lui cè un giovane alto e ben vestito, i lunghi capelli
neri e lisci incorniciano un paio di occhi scuri e magnetici, gli sembra quasi che la sua
presenza abbia assorbito in parte la luce presente nella stanza. Mentre osserva la pietra
nera incastonata nellanello dargento al mignolo della mano sinistra del
giovane, che manda riflessi sinistri, pensa: e questo da dove cazzo spunta?
E il suo ultimo pensiero, un manrovescio gli fa letteralmente esplodere il cranio,
la materia cerebrale sporca il pavimento e le pareti, crolla in ginocchio già morto prima
di toccare terra. Il nuovo arrivato osservando il cadavere con un sorriso sardonico ed
asciugandosi il dorso della mano con un fazzoletto bordato di pizzo mormora con tono
secco: - Con te ci rivedremo presto... - si volta, fissa con occhi tristi il corpo senza
vita di Luca che giace scomposto in un affresco di emoglobina, poi si china e gli sussurra
allorecchio: - Sono arrivato tardi, mi spiace.
Si dirige verso la macchina per scrivere e con le dita affusolate dalle unghie aguzze
accarezza la tastiera sorridendo. Poi, come è arrivato, scompare.
Lagente della Polizia, chiamata alcune ore dopo dai vicini, non
ci capisce niente. Continua a guardarsi intorno con espressione corrucciata, il cappello
sotto il braccio sinistro, la mano destra che continua incessantemente a lisciarsi
allindietro i radi capelli, scoprendo la fronte imperlata di sudore. E
sconvolto, neanche tanti anni di servizio ti abituano alla visione tagliente della morte
violenta. La sensazione è sempre quella di avere un foglio di carta porosa appoggiato
sulla lingua asciutta. Le ghiandole salivari si ribellano segnalando la loro presenza con
dolorose stilettate sotto le orecchie, ti immagini che sensazione ti dia una lama che
penetri impietosa nelle carni togliendoti il respiro, recidendoti la trachea, le carotidi,
lesofago.
Si rivolge al commissario mormorando: - Che macello! Quello con la gola squarciata è lo
scrittore che abitava qua, laltro potrebbe essere il suo assassino perché ha ancora
il coltello in mano, ma chi lo ha ridotto così? Gli hanno letteralmente sfasciato
il cranio, non ha più la faccia...
Il commissario si aggira per la stanza facendo attenzione a non sporcare col sangue le
scarpe nuove. Non tocca niente, non vuole alterare la scena del crimine prima
dellarrivo della scientifica e del medico legale, osserva con attenzione tutti i
particolari dellambiente. E alto, ben vestito, occupa una carica politicamente
importante, ci tiene a darsi un contegno, a non far trasparire langoscia che
situazioni di questo genere gli suscitano.
Si concentra sulle piccole cose per non essere obbligato a guardare i due cadaveri ai suoi
piedi. Vede il letto disfatto, gli abiti sporchi, la bottiglia vuota, si sta costruendo
mentalmente unimmagine di quello che potrebbe essere successo, quando
improvvisamente locchio gli cade sul foglio infilato nella vecchia Olivetti.
Si avvicina lentamente, spinto più dalla curiosità che altro, resta in silenzio per
qualche attimo, poi si rivolge allaltro: - E questo cosa vorrà dire, agente?
Cè scritto: non sono così brutto come mi si dipinge...