E' una bella notte destate. Sto passeggiando per Central Park.
Ai lati del sentiero principale vedo coppiette appartate, cè anche qualche
senzatetto accucciato sulle panchine, avvolto da fogli di giornale rimediati da qualche
cestino dei rifiuti. Passo accanto a uno di questi poveracci, quando noto che su uno di
quei giornali cè un articolo del giorno scorso che attira la mia attenzione. Senza
disturbare luomo che sta dormendo, afferro silenziosamente quel quotidiano. Leggo
larticolo. Si parla di unesplosione avvenuta nella periferia della città, in
un laboratorio di biochimica. Dopo il disastro, la struttura è stata subito assediata
dalle forze dellordine e messa in quarantena insieme alle zone limitrofe per
questioni di sicurezza.
Mi trovai in preda ad una serie di colpi di tosse piuttosto intensi. Avvicinai il mio
fazzoletto alla bocca, quando lo guardai lo trovai sporco di schizzi di sangue.
Non curante del fatto infilai il fazzoletto in tasca e continuai per la mia strada. Non
sapevo cosa fare. Di andare in ospedale non se ne parlava, anche perché avrebbero
scoperto che si trattava di un virus a loro sconosciuto e, se non bastasse avrei dovuto
dar loro delle spiegazioni su come mi ero procurato le ustioni che avevo in alcune parti
del corpo.
Non potevo certo dire che ero riuscito a scappare via dal laboratorio prima che
arrivassero le forze dellordine...
Non avevo alcuna intenzione di fare la fine dei miei colleghi sopravvissuti, che a
questora si trovavano sicuramente in qualche cella disolamento per tenere
sotto osservazione il contagio. A me non importava niente delle altre persone, io volevo
semplicemente ritornare dalla mia famiglia che mi aspetta a casa, anzi, farei meglio a
dire che mi aspettava. Ricordo ancora tutto quello che era successo quando ritornai a
casa.
Mia moglie, quando mi vide sobbalzò dallo spavento e come se non bastasse iniziò a
gridare vedendo tutte le mie ferite. Richiuse la porta piangendo e si mise a correre in
direzione del telefono per chiamare la polizia.
Sentii anche la voce di un altro uomo. La voce di questultimo mi era nuova. Questo
mi fece ribollire il sangue nelle vene.
Iniziai a colpire la porta con tutta la forza che avevo in corpo. Mi stupii quando la
stessa venne giù facilmente quasi paresse fatta di cartapesta.
Entrai in casa gridando ma non uscirono parole comprensibili dalla mia bocca ma solo dei
versi disumani. Luomo che era in casa con mia moglie mi venne incontro brandendo una
mazza da baseball. Fece per tirarmi un colpo quando quasi con disinvoltura la bloccai a
mezzaria e, dopo avergliela strappata dalle mani lo colpii violentemente sulla
testa. Ci furono molti schizzi di sangue e la testa delluomo si spappolò nel punto
in cui la colpii.
Lanciai via la mazza e continuai a dirigermi verso la donna che, nel frattempo si era
accasciata in un angolo tutta tremante e con le lacrime agli occhi. Lafferrai per il
collo e la sollevai da terra. Iniziò ad agitarsi tutta scalciando e dimenandosi, cercando
disperatamente di liberarsi. La guardavo in volto mentre la sua faccia si faceva tutta
paonazza. Poco tempo dopo smise di muoversi e rimase ferma, con le braccia che pendevano,
priva di vita. La lasciai cadere.
Mi diressi verso luscita quando vidi un bambino nascosto dietro una porta. Cambiai
direzione e andai verso di lui. Il bambino chiuse la porta di tutta fretta e lo sentii
correre in fondo alla stanza. Entrai anche io; era una cameretta con molti pupazzi e con
tanti piccoli giochi che erano tutti sparsi per il pavimento.
Il bambino si era andato a nascondere sotto il suo letto nella speranza che non lo
vedessi. Mi avvicinai a lui e feci per afferrarlo quando sentii delle sirene sulla strada.
Scappai fuori dallabitazione e ora eccomi qui... a camminare tutto solo in questo
dannato parco.
Non ho idea di come potessi andare in giro tranquillo nonostante tutto quello che avevo
fatto.
Un altro colpo di tosse.
Ero diventato pazzo?
Non ci capisco più niente.
La vista mi si sta annebbiando, probabilmente per via delle ustioni e non riesco quasi
più a camminare. Mi siedo su una panchina e guardo le ferite. Sembrano gravi; la carne è
tutta bruciata e di un colore nerastro, è strano il fatto che non riesca a sentire dolore
nonostante tutto.
Iniziano a tornarmi in mente dei ricordi frammentati.
Io ero morto.
Avevo avuto un incidente sul lavoro, mi ricordo la corsa allospedale con la mia
amata mogliettina e poi dentro in sala operatoria dopo lanestesia totale non riesco
a ricordare più nulla!
Sento uno strano prurito alle braccia. Mi gratto ma sotto limpermeabile sento
qualcosa di duro attaccato alle mie braccia. Alzo la manica e sulla pelle mi vedo delle
piccole borchie forate attaccate alla carne.
Mi spavento.
Ma cosa sta succedendo?
Mi alzo dalla panchina e inizio a correre.
Voglio gridare.
Lo voglio davvero ma allora perché gli unici versi che mi escono dalla bocca sono così
disumani?
Inciampo e cado a terra battendo il viso. Poco distante vedo un oggetto tutto brillante.
Lo afferro, è uno specchio, lo avvicino e lo porto vicino al volto.
Niente.
Non si vede niente.
Mi avvicino strisciando al fascio di luce emanato dal lampione e ci riprovo. Questa volta
qualcosa riuscii a vedere, ma non mi piacque per niente.
Avevo le labbra cucite e al posto dellocchio avevo una cavità vuota. Scagliai lo
specchio il più lontano possibile da me.
Ora iniziavo a ricordare.
In realtà non lavoravo nel laboratorio biochimico.
Sono un loro esperimento!
Quella donna che avevo ucciso era sì mia moglie, ma ormai chissà quanti anni erano
passati dalla mia morte. Probabilmente quelluomo era il suo nuovo marito.
Ormai non me ne fregava più niente. Non avevo alcun rimorso di quello che avevo fatto.
Adesso una sola cosa era nella mia mente.
Fame, molta fame.
Provai e riprovai ad aprire la bocca fino a quando, i fili che me la tenevano legata, mi
tagliarono la carne nei punti in cui erano situati.
Una ragazza che passava di lì mi si avvicinò vedendomi a terra sotto il lampione. Stava
chiedendomi qualcosa ma non le feci finire di parlare.
Le saltai addosso e iniziai a morderle la carne mentre lei gridava dal dolore.
Scocciato le morsi il collo strappandole fuori la trachea.
Finalmente un po di silenzio, non mi piace mangiare con troppo rumore...
Nasce a Varese il 13/03/1988. Lavora attualmente in una ditta di materie plastiche come operaio e studia informatica. Appassionato di pc, fumetti manga, libri horror, fantascientifici e thriller. Adora uscire con gli amici ma in particolar modo con la sua ragazza. Sogna di girare il mondo iniziando dallInghilterra avendo intenzione di imparare la lingua per poi arrivare in Australia dove vorrebbe stabilirsi.