- Sei pronta? mi sussurrò Rod, con un sorriso. Caricammo le 38 Special.
Salve, siamo i Killer del supermercato di fronte a casa vostra.
Trucidiamo vecchietti avvinazzati al banco dei prosciutti, ragazzine, gagni alla cassa che
pagano i preservativi.
Salve, siamo i Killer che lavorano pulito, senza intoppi, per non far saltare in
aria anche la cassiera, con una bella pallottola in fronte. Salve, siamo i Killer
con la Colt piena di sangue e pezzetti di budella, che aspettano il Carnevale delle
anime. Scivoliamo su un tappeto di lerciume.
Fanno male le manette. Quella fogna di cella puzzava di marcio. Mi ero appena svegliata ed
accasciata sul tavolaccio di legno che fungeva da letto.
Quando arrivò la polizia al supermarket, uno sbirro mi diede un colpo in testa con
uno di quei manganelli che ti trasmettono la scossa elettrica, e da allora non ricordo
più nulla.
-... E poi... perché ci avete sbattuto dentro? Imprecò Rod.
- Perché avete insudiciato tutto il reparto casalinghi di budella e interiora, ecco
perché! La risposta provenne da dietro le sbarre. Era il commissario, nostra vecchia
conoscenza.
Mi misi a ridere con gli altri, risi fin quando non vidi spuntare dalla porta mia madre,
con laria più incavolata di questo pianeta. Lo so perché fumava e, di solito, fuma
solo quando cè qualcosa che la preoccupa.
Ero pietrificata e sordomuta, come se il tempo si fosse bloccato, tipo certi film
drammatici.
Con i tacchi a spillo cigolanti, giunse ad uno sputo di distanza dalle sbarre, per poi
voltarsi verso il secondino.
- Sono qui per la ragazzina disse, indicandomi vagamente. Il secondino la fece firmare un
po di fogli, dopodichè aprì la cella e mi prese per un braccio. Raccattai le mie
cose.
Per tutto il viaggio verso casa, sulla sua Chevrolet scassata, mia madre mi trattò
come una perfetta estranea e non mi rivolse una parola. Neanche quando le chiesi come
aveva saputo della strage, al supermarket.
Giocherellavo con il mio temperino. - Cosa devo fare con te, Carolyne? Mi dici che cosa
devo fare? fu lunica frase sensata che pronunciò quando fummo sotto casa, dopo che
non aveva fatto altro che tamburellare sul volante, con le unghie laccate di rosso.
Fu lultima frase che pronunciò.
Mi accesi una sigaretta e salii le scale.