Come fossi una bambola

Tu mi fai girar tu mi fai girar
come fossi una bambola
poi mi butti giù poi mi butti giù
come fossi una bambola...

 

Da quando ha scovato in solaio quel vecchio giradischi con quella manciata di dischi, Arianna non fa altro che far suonare quella canzone. Ma cosa ci trova di interessante nella voce dolente ed un po’ androgina di quella cantante? Anche gli scricchiolii della puntina nei solchi del vinile sembrano non disturbarla più di tanto. Ascolta il brano mentre si contempla nello specchio oblungo dell’armadio e il suo bel corpo oscilla e dondola come immaginando un ballo lento.
Io dal letto la osservo. Anche in questi momenti in cui appare un po’ distante e chiusa in se stessa non posso fare a meno di trovarla affascinante e bellissima.
- Vieni qui Arianna - le dico.
Mi guarda attraverso lo specchio. - Hai voglia di fare l’amore con me? - chiede. La sua voce è carica di promesse.
- No sciocchina, per oggi penso possa bastare. Ho solo voglia di parlare.
- Parlare con me?
- Parlare di te.
Viene a sedersi sul bordo del letto, prende la mia mano nella sua e attende.
- Cosa ci trovi di bello in quella vecchia canzone? - chiedo.
Guarda verso l’alto e si mordicchia il labbro nel tentativo di trovare una risposta soddisfacente.
- Non so - dice infine - è come... è come se quella cantante stesse raccontando la mia storia.
- La tua storia, Arianna?
- Oh, sì. E la colpa temo che sia tua che a volte mi fai sentire come fossi una bambola.
Come fossi una bambola. Ma certo, come ho fatto a non pensarci subito. In fondo Arianna non ha tutti i torti.

Al mattino avevo ricevuto una telefonata di Marc, il responsabile del settore marketing della Cibertoy’s. Attraverso la cornetta avevo percepito quel fermento che regna nei nostri laboratori nelle grandi occasioni.
- Esco ora da una riunione con tutti i vertici. Il Grande Capo si è finalmente deciso ad immettere sul mercato le nuove G3.
G3 sta per Geisha3. Geisha3 è la nuovissima bambola tecnologica per soli adulti capace di appagare e assecondare qualsiasi desiderio dell’uomo. Nelle intenzioni di noi progettatori dovrebbe soppiantare le vecchie e ormai obsolete G2.
- Questa sera ci ritroviamo tutti al circolo per festeggiare degnamente - aveva proseguito Marc euforico. - Ho voglia di prendermi una sbronza colossale. Ora però devo chiederti un favore. Qui, come puoi immaginare, siamo tutti impazienti di dare il via alla produzione in serie. Ma il Grande Capo frena: vuole che prima il prototipo sia testato ulteriormente. Almeno una settimana, dice lui. Abbiamo pensato a te. Te la senti? Potremmo fartelo recapitare dal nostro fattorino in serata stessa.
La proposta di Marc mi aveva preso alla sprovvista.
- Ma io ho Arianna.
- Arianna? - Era sembrato non capire. Poi aveva realizzato: - Vuoi dire la tua vecchia G2? Non sapevo che le avessi dato anche un nome. In fondo sei un sentimentalone...
- Marc, non scherzare. Cosa devo farne di lei?
- Cosa vuoi che ti dica. Riconsegnacela. Ci penseremo noi a rottamarla...

 

***

 

Come fossi una bambola.
L’ho guardata alquanto sconcertato.
- Ma Arianna, tu sei una bambola.
- Che cose sciocche sei capace di dire a volte. Io sono Arianna, la ragazza che ti vuole bene e alla quale tu vuoi bene.
- Arianna, cerca di essere comprensiva: tu non sei altro che una G2, un oggetto altamente tecnologico e gli oggetti a volte occorre sostituirli. Questa sera mi porteranno un modello di bambola molto più evoluto di te. Una G3, per intenderci. Per una settimana sarò impegnato a tempo pieno con lei perché sono stato incaricato di testarla.
- Ed io...
- Pretenderanno che io ti riconsegni a loro. Temo che ti disattiveranno. Mi dispiace...
- Sciocco che sei, ma io ho capito tutto. Stai solo cercando di spaventarmi. Non ti piaceva quella canzone e allora hai pensato: “Ora faccio un bello scherzetto alla mia Arianna, e le faccio credere che lei è una G2”.
Inutile cercare di farla ragionare. Mi alzo dal letto e vado al mobile bar. Verso un’abbondante dose di whisky dentro un bicchiere panciuto.
- Non voglio vederti bere al mattino - mi rimprovera prontamente lei. Anche nei momenti di tensione che a volte si creano tra noi, non può fare a meno di essere premurosa verso di me.
Faccio roteare il liquido ambrato nel bicchiere e mi volto verso di lei.
- Non è per me - dico - è per te.
- Lo sai che sono astemia.
- No Arianna, tu non sei astemia. Semplicemente non puoi bere perché danneggeresti i tuoi circuiti interni.
Scuote la testa. - Che sciocco che sei.
- Bevi Arianna. Se non sei una bambola allora bevi.
Mi guarda aspettandosi di vedere qualcosa nel mio sguardo, il segnale distensivo forse che si tratti solo di uno sgradevole scherzo. Vi legge però una determinazione che fino in quel momento in me non aveva mai conosciuto.
Lentamente prende il bicchiere dalla mia mano. Le palpebre le battono ed io percepisco nettamente un suono di lamelle metalliche.
-Come puoi... farmi... questo... - dice.
Si porta il bicchiere alle labbra e beve.
Sento lo schiocco di una scintilla dentro di lei. Il bicchiere le cade di mano e del fumo bianco e denso comincia ad uscirle dalla bocca e dal naso. Subito dopo il suo corpo viene pervaso da scosse elettriche, come sussulti epilettici che dalle spalle le si trasmettono oscenamente al bacino. Poi prende a girare su se stessa. Gira in un vortice sempre più veloce, a tal punto che i piedi a malapena toccano terra. Il suo corpo, sottratto alla forza di gravità, rimbalza su una parete, poi su un’altra, infine trova il vuoto della finestra e precipita giù.
Non so per quanto tempo me ne sono rimasto fermo, come impietrito, al centro di questa stanza che ora all’improvviso mi sembra troppo vuota. Quando ho avuto nuovamente la capacità di muovermi sono andato al giradischi e ne ho azionato il braccetto.

 

Tu mi fai girar tu mi fai girar
come fossi una bambola
poi mi butti giù poi mi butti giù
come fossi una bambola...

Gino Spaziani