Tic, tac,
tic, tac. Lorologio appeso alla parete si faceva sentire, beffardo.
<<E questo è quanto. Tutta la storia, dal principio alla fine.>>
Tic, tac, tic, tac. Gli faceva male la testa.
<<Bene, capisco. Quindi lei la rivuole indietro. Ad ogni costo.>>
Fuori, una folata di vento fece sbattere una persiana.
<<Sì, esatto. Ad ogni costo.>>
Luomo di fronte a lui, seduto sul divano rosso, sorrise. Prese dal taschino gli
occhiali e, con un gesto da prestigiatore, tirò fuori un foglio di carta dalla sua
cartelletta nera.
<<E vuole anche che allaltro succeda qualcosa?>>
<<No, assolutamente. Non sono un tipo vendicativo. Voglio solo indietro la persona
che amo.>>
Luomo sul divano rosso lo guardò incuriosito. Si spostò gli occhiali sulla punta
del naso e lo fissò dritto negli occhi.
<<E proprio sicuro?>>
<<Sicurissimo.>>
<<Certo che siete davvero strani.>> ribattè luomo, allibito. Si rimise
a posto gli occhiali e sfilò dal taschino della giacca di Armani una penna stilografica.
Stephen Ripley, il padrone di casa, si accorse che era una Montblanc. Luomo gli mise
davanti il foglio prestampato, posandoci sopra la penna.
Tic, tac, tic, tac. Era passata più di mezzora da quando aveva aperto la porta
alluomo dellassicurazione. Lo sapeva che prima o poi sarebbe arrivato. Anche
perché erano due mesi che lo aspettava, da quando Nicole se nera andata. O meglio,
da quando glielavevano portata via.
<<E davvero carina. Complimenti, ha dei bei gusti.>> disse luomo
elegante guardando la foto che Ripley teneva sul tavolino del soggiorno. Laveva
scattata in montagna, un anno prima.
<<A quanto pare non sono lunico ad avere gusti raffinati.>> rispose
Ripley con una punta di sarcasmo.
<<Avanti, non sia così astioso. Firmi, e vedrà che non se ne pentirà.>>
Ripley prese la penna nella mano sinistra che adesso gli tremava un po. Quel suo
essere mancino era sempre piaciuto a Nicole. Soprattutto a letto.
<<Firmo qui?>> chiese Ripley indicando una linea nera posta nellangolo
in basso a destra del foglio.
<<Certo, proprio lì. Via il dente, via il dolore, giusto? E così che dite da
queste parti, no?>>
Già, proprio così, pensò Stephen mentre metteva la firma che gli avrebbe
cambiato la vita.
Riaccompagnò luomo dellassicurazione alla porta. Gli aveva
offerto del the, ma luomo aveva gentilmente rifiutato.
<<Va bene, signor Ripley. Grazie dellospitalità. Vedrà che domattina per lei
inizierà una nuova vita.>>
<<Lo spero proprio. Sa qual è forse la cosa più buffa di tutta la
faccenda?>>
<<Non ne ho idea, signor Ripley. Mi illumini.>>
<<Bhe, vede, io sono un tipo puntiglioso. Non ho mai firmato niente senza aver letto
attentamente tutto il foglio che avevo davanti. Stavolta non lho fatto. Il contratto
più importante della mia vita, e ho firmato ad occhi chiusi.>>
Luomo sulla soglia lo guardò divertito. <<Sa, signor Ripley, fanno tutti
così. Quando una cosa è veramente importante, ce ne freghiamo delle conseguenze che le
nostre azioni potrebbero scatenare, vero? Soprattutto quando si ragiona con
questo.>> disse, indicandosi il petto.
<<Sì... forse ha ragione. Grazie mille. Arrivederci.>>
<<Grazie a lei, signor Ripley. Buona giornata!>>
La prima cosa che Ripley fece quando richiuse la porta, fu di spalancare le finestre del
soggiorno. Dentro a quella stanza cera, fortissima, la puzza di zolfo.
Si alzò di scatto a sedere tutto sudato. Vide la propria immagine
riflessa nello specchio dellarmadio di fronte al letto e si spaventò. Era bianco
come il lenzuolo che aveva addosso.
Tic, tac, tic, tac. Lorologio in soggiorno faceva un rumore infernale.
Quando una mano calda gli si posò sulla spalla destra, Ripley cacciò un urlo che
risvegliò i morti.
<<Amore! Cosa cè? Mi hai fatto spaventare.>>
Udendo quella voce, gli si accapponò la pelle. Girò molto lentamente il collo verso
destra, facendo scricchiolare i tendini come fossero i cavi di un ascensore. Vide il
lenzuolo bianco che seguiva le curve sinuose delle gambe e poi dei glutei ancori sodi.
Vide laureola di un capezzolo, fino a incontrare lo sguardo assonnato di Nicole che
lo fissava coi suoi due occhioni neri da cerbiatta.
<<Stevie... tutto a posto?>>
<<S-sì... devessere sta-stato un incubo, amore. Torna pure a dormire.>>
<<Ok, caro. Buonanotte.>> gli rispose, girandosi dallaltra parte. Se
Ripley si fosse guardato nello specchio in quel momento, si sarebbe messo a ridere. Era
talmente allibito, da sembrare comico. Oh cazzo, ha funzionato davvero, pensò. Si
rimise sdraiato, ma non riusciva a stare fermo. Si alzò, si mise le ciabatte e andò in
bagno.
Quando entrò e vide il water, si accorse che doveva pisciare veramente. Però cera
qualcosa... che non tornava. Come se... oh, ma non era importante. Nicole era tornata
veramente. O meglio, non se ne era mai andata. Quello sì che contava.
Alzò la tavoletta e, mentre prendeva in mano lelastico delle mutande per
abbassarsele, gli venne in mente una cosa.
Non ho mai firmato niente senza aver letto attentamente tutto il foglio che avevo
davanti. Stavolta non lho fatto.
Quando una cosa è veramente importante, ce ne freghiamo delle conseguenze che le nostre
azioni potrebbero scatenare, vero?
Si ricordò del momento della firma. Di quelle tre righe in fondo al foglio, scritte
talmente in piccolo, che avrebbe dovuto usare una lente dingrandimento per leggerle.
Vedrà che domattina per lei inizierà una nuova vita.
Tic, tac, tic, tac. Quellorologio adesso faceva un rumore infernale. Gli stava
scoppiando la testa. Ma perché non ha letto tutto? Quante postille avrà letto in tutta
la sua vita? Quante?
A quel punto, si accorse che si era tirato giù le mutande. Quando vide che cosa mancava,
Stephen Ripley urlò con tutto il fiato che aveva nei polmoni.