La canzone di Jacke

Gli ho sparato subito, perché subito andava fatto.
Senza neanche potermi proteggere un poco, gli ho sparato in faccia, pensando allo schifo del sangue e del cervello che mi avrebbero schizzata. Forse per questo ho inclinato la Glock. Il colpo gli ha scoperchiato il cranio, proiettando verso l’alto uno zampillo di sangue. Mi sto ancora ripulendo quando squilla il cellulare.
« Jackeline... »

 

Jacke si accende una sigaretta con mani nervose. Le sue dita sono lunghe e sottili, le unghie hanno disegni di acrilici iridescenti. Ha la pelle color dell’ebano. La t-shirt attillata le modella i seni abbondanti, indossa jeans sdruciti e stivali.
Ramon ha il petto nudo, la sua pelle bianchissima contrasta con quella scura di lei. Le braccia ed i pettorali sono istoriati da tatuaggi bluastri. Il suo volto pallido è teso quando prende un cilindro di cartone, un tubo, e lo appoggia alla fronte. Poi si avvicina a Jacke ed appoggia l’altra estremità del tubo alla fronte di lei.
... I contorni della stanza sono indefiniti, gli oggetti appaiono tremolanti, come ripresi da una telecamera con una cattiva messa a fuoco. Al centro della stanza una macchia nera si sta espandendo. Quando è diventata lunga e larga come una bara, una figura esce da quella oscurità: è un uomo alto e veste di nero. Il volto pallido rimane in penombra. Le mani sono due fantasmi bianchi, gommosi, strette in aderenti guanti di lattice. L’uomo si muove con cautela per la stanza, studia gli oggetti dell’appartamento, stringe tra le lunghe dita un leggero indumento: un perizoma leopardato. Quando si avvicina ad un mobile, sceglie un portaritratti, lo solleva e studia la fotografia dei due giovani che vi sono fotografati...
Jacke stacca la fronte dal cilindro di cartone e la visione telepatica si interrompe. Anche Ramon posa il cilindro e si asciuga la fronte imperlata di sudore. Jacke ha la voce tremante quando sussurra:
« Il Cacciatore si sta muovendo. »

 

Sento il loro piacere prima ancora di vederli: stanno facendo l’ amore. Mi avvicino al muro e mi muovo attraverso. Per un istante sono parte del muro, delle sue molecole, poi passo oltre e sono nella stanza. La donna è sotto, l’ uomo è sopra. Lei ha aperto le gambe e le ha passate sulle spalle di lui che si appoggia sulle mani e spinge, con il petto, le cosce di lei per tenerle ben alte ed aperte. Muove ritmico il bacino la penetra. Dai gemiti di entrambi direi che stanno per venire. Poso la mia mano sulla schiena dell’uomo e la mia carne diventa la sua. Quando la ritraggo il cuore che stringo in pugno pulsa ancora un battito e schizza uno zampillo di sangue tra le mie dita. Anche il corpo ha ancora un sussulto, un’ultima spinta che fa gridare di piacere la donna. Rovescio il corpo senza vita dell’uomo e guardo la donna che ricambia il mio sguardo, con gli occhi annebbiati dal piacere. Non ha il tempo di gridare, prima che posi le mie mani sul suo corpo.

 

Jacke ancheggia per la stanza. La pelle che si tende, flessuosa, ai movimenti dei muscoli tonici ha i riflessi dell’ebano prezioso.
« Non ti sento. » dice all’uomo che le sta ai piedi.
Lui la bacia, lecca le dita dei piedi tra i lacci di cuoio dei sandali borchiati. Jacke lo spinge via con un calcio ed affonda il tacco nella morbida cedevolezza della sua carne pallida.
« Dimmi qualche cosa di carino. » gli ordina.
« Padrona, sei la più bella del mondo... » balbetta lui.
« Se ti impegni di più puoi fare meglio. » lo riprende lei e spinge il tacco più a fondo nella carne.
La visione telepatica le esplode nella mente.
... Ramon cammina per la strada ed è nervoso. Poca gente si muove intorno e spirali di vapore salgono dalle griglie delle prese d’aria. Lui si stringe il bomber di cuoio. Dietro ha il rigonfiamento di una pistola, infilata nella cintura. La macchia nera che è apparsa davanti a lui si dilata, in un istante, alle dimensioni di una bara ed il Cacciatore gli si para davanti. Ha un bel viso, i lineamenti regolari e pallidi, gli occhi profondi ed inquieti, velati da una profonda tristezza.
Ramon tenta di estrarre la pistola, ma il Cacciatore allunga il braccio e punta una mano verso di lui. Sulle sue dita danzano scintille di luce viva che si protendono, come un fulmine frastagliato ed azzurrognolo, verso il corpo di Ramon. Subito la carne cambia, diventa della consistenza di un budino: le braccia si allungano come elastici al calore, le spalle scendono, le gambe si afflosciano senza più la capacità di sostenere il peso. Gli occhi scivolano fuori dalle orbite come biglie gelatinose, la mascella si allunga e rende la bocca un’apertura oblunga dalla quale penzola la lingua che si scioglie. Il Cacciatore abbassa la mano e guarda il corpo di Ramon ridotto ad una pozza melmosa che inzuppa gli abiti afflosciati a terra...

 

Lacrime e dolore. Buio, come in un pozzo senza fondo. Jacke è nuda sul letto, stringe le cosce al petto e piange.

 

Gli ho sparato subito, perché subito andava fatto, prima che la paura mi stringesse il cuore e mi facesse tremare, prima che la nausea mi prendesse mentre le sue mani mi stringevano i seni e sentivo il suo cazzo muoversi nella mia carne. Mentre lo cavalcavo gli ho infilato la Glock in bocca ed ho premuto il grilletto. La testa gli è esplosa sul cuscino e l’ho sentito afflosciarsi dentro di me: era una cosa incredibilmente piccola e vuota, ora.
Faccio scorrere l’acqua della doccia, la sento sul viso e tra i capelli. Il suo calore dilata i pori della mia pelle. Ho gli occhi chiusi e cerco di non pensare ma non ci riesco...
Il Padrone si faceva chiamare. I Padroni: lui ed i suoi amici, lui e le sue amiche. Ci aveva creati per soddisfare le loro voglie. Androidi di piacere, schiavi sottomessi ad ogni loro desiderio, ad ogni loro depravazione, finché non abbiamo scoperto i nostri poteri, finché non abbiamo scoperto di essere superiori agli umani, più belli, più forti e siamo fuggiti. Abbiamo deciso di vendicarci, di trovarli ed ucciderli tutti. E’ stata la loro perversione a perderli. E’ stato facile sedurli con la bellezza dei nostri corpi e sorprenderli quando restavano soli nelle loro alcove. Nessuno ci ha riconosciuti, non eravamo volti, solo corpi da sottomettere ai loro desideri ed alle loro voglie.

 

Sento che legge i miei pensieri anche adesso che stiamo facendo l’amore. Lo cavalco dandogli le spalle, mi muovo ritmica, sento il suo cazzo scorrere dentro di me. Lui passa le sue mani sulla mia schiena e le sue dita si fondono con la mia carne. Mi accarezzo il clitoride per aumentare l’eccitazione ed inarco indietro la testa, chiudendo gli occhi. Sento la nostra carne che si fonde.
« Ti amo... » non riesco a trattenermi dal pensare.

 

Jacke si alza nuda dal letto. I tatuaggi alle caviglie sono corone di rose e spine, i tatuaggi sulle spalle sono volti di donne piangenti. Ancheggia verso la sua sacca e, quando si volta, stringe in mano la Glock.
« Sono proiettili modificati. » dice « Contengono un disgregante molecolare, sono micidiali anche per te. Ci stai uccidendo tutti. Hai ucciso Luz ed Esteban. Hai ucciso Ramon. Oggi moriamo tutti e due. »
Il Cacciatore si alza dal letto, è nudo anche lui.
« Oggi non muore nessuno, Jackeline. Basta uccidere. »
« Il Padrone ha mandato te, il più terribile e potente dei suoi mostri, per ucciderci, ma anche tu ti sei lasciato sedurre. »
« Non è così, non è stato così fin dall’inizio. Io ti amo. Perché una macchina non può amare come fanno gli umani? Non quello schifo che hai conosciuto, amore vero... Dimentica, dimentica il sangue e la vendetta, aiutami a dimenticare il mio orrore. Io ti amo, Jackeline... »
« No... » esita Jacke.

 

Fuggono insieme.
Perché una macchina non può amare come un essere umano? Perché un androide non può provare dolore, solitudine e cercare qualcuno che la lenisca?
L’autoplano sfreccia tra le pareti vertiginose dei grattacieli, si immette nel traffico delle aerostrade, viaggia veloce, si dirige verso la periferia. Qui le immense raffinerie producono energia e vomitano nel cielo nubi oleose e getti di fiamma dalle torri di raffinazione. Le nubi si schiariscono man mano che l’autoplano si allontana dalla massa dell’Agglomerato. Quando anche l’ultima nube si apre, scivolando sul cristallo umido del lunotto, appare il verde, vivo e selvaggio, delle Terre Esterne.

 

Ma il Padrone non dimentica...
Uscito dalla macchia nera, un nuovo Cacciatore si muove per la stanza fin quando non trova la fotografia di una giovane ragazza dalla pelle d’ebano, con un corpo flessuoso e due grandi occhi scuri e tristi. Sul retro, una minuta calligrafia maschile ha scritto una canzone.

 

Ti immagino nuda sotto la doccia.
Pelle d’ebano tra il vapore.
Il calore è come il sole per una pianta:
rinasci, splendente.
Nudo aspetto un tuo bacio.
Bacio la tua pelle lucente.
Bacio i tuoi seni svettanti.
Bacio la tua fica, come un naufrago,
vinto dal mare, bacia l’approdo,
che sa di sale.
Quando le nostre lingue si incontrano
e mi baci ancora,
mi sussurri: “ ... amore! ”

Magda L.