L'occhio accanto alla luna

Il cielo plumbeo sopra Milano era attraversato da elicotteri militari e civili, simili a insetti, che si libravano sopra una carcassa putrescente, proprio ciò che sembrava la città dopo soli cinque mesi d’invasione da parte degli “Avvoltoi”.
L’improvvisato studio televisivo montato dai militari aveva come sfondo Piazza del Duomo, dove la folla festante veniva tenuta dietro le transenne che delimitavano il QG dell’esercito di liberazione.
Il giornalista un tempo aveva lavorato per il primo canale nazionale, ora era stato ripescato tra i tanti profughi per condurre i notiziari del servizio televisivo d’emergenza dell’esercito.
Seduto davanti a lui c’era uno degli eroici soldati che avevano combattuto da Firenze in su, per liberare il nord del paese dagli Avvoltoi.
- Milano è stata una tappa chiave della guerra, ma non certo l’ultima. Risaliremo a nord-ovest, aggregandoci coi royal marines sbarcati a Montecarlo.
Il colonnello Vescovi rispose alla prima domanda del suo intervistatore con la sicurezza di chi stava vincendo una durissima guerra. L’ufficiale indossava la divisa della prima compagnia carabinieri paracadutisti del Tuscania, non linda e splendente, bensì la stessa che aveva utilizzato in battaglia, solo ripulita e rattoppata.
- Vorrei spendere ancora una parola di ringraziamento per tutti gli alleati della NATO che ci stanno aiutando a liberare il nostro paese, esattamente come noi aiuteremo i nostri fratelli europei ancora sotto il giogo degli Avvoltoi. - Vescovi si guardò bene dal dire che era esclusivamente grazie al supporto logistico degli americani che l’Italia aveva potuto rialzare la testa; del resto ciascun paese aveva bisogno della propria gloria e dei propri eroi. Sconfitti gli Avvoltoi, anche in Italia sarebbe nato un nuovo governo e il colonnello sapeva che non sarebbero stati pochi i militari a farne parte.
- Colonnello, vorrei chiederle di riassumere ai nostri telespettatori ciò che sappiamo sui nostri nemici. Non dobbiamo dimenticare che, per quasi cinque mesi, molte zone del paese sono rimaste senza elettricità quindi senza informazioni.
Vescovi annuì. L’intervista era concordata, perciò s’era preparato accuratamente per rispondere a quella domanda.
- Cinque mesi fa, in orbita lunare, è apparsa quella che sembrava una sorta di “anomalia” spaziale, la cui forma ricorda, vagamente, quella di un occhio. - Mentre l’ufficiale parlava, la regia iniziò a trasmettere le immagini del servizio. - Gli scienziati non fecero in tempo a studiare “l’Occhio” che giunse il primo attacco, anche se solo tardivamente capimmo che si trattava di quello. Il nostro pianeta fu interessato da una serie di nubifragi che nel giro di tre settimane colpirono il 75% delle terre emerse.
Le immagini mostrarono diverse città, Los Angeles, Boston, Amsterdam, Venezia, Pechino, Damasco, sommerse da diluvi di biblica memoria.
- Quelle piogge erano l’attacco. Furono esse a portare il... nanovirus.
- Cos’è, nello specifico, il nanovirus, maggiore?
- Un virus mutageno trasmesso attraverso nanoparticelle, invisibili a occhio nudo, in grado di mutare alcuni esseri umani in... bestie rabbiose, paragonabili a animali idrofobi. Una volta infettato un organismo, le nanoparticelle continuano a proliferare, infettando anche chiunque venga a stretto contatto col corpo-ospite.

I monitor trasmisero filmati di uomini, donne, bambini, con gli abiti laceri, la bava alla bocca, dediti alla caccia dei loro simili nelle città, nelle strade, nei grandi centri commerciali.
- Colonnello, qual è l’infettività di questo virus? C’è qualche persona che ne è biologicamente immune?
- Dagli studi effettuati il virus risulta altamente contagioso. Viene trasmesso attraverso i liquidi, comune pioggia, ma anche saliva, sangue. Esistono soggetti immuni, ma non molti. Il modo migliore per evitare il contagio è depurare l’acqua che si consuma ed evitare contatti con gli infetti. - Vescovi aveva imparato a memoria le relazioni di ciò che rimaneva dell’OMS e dei laboratori militari statunitensi e inglesi.
- Chiarissimo, colonnello. Prosegua pure.
L’ufficiale annuì. - Mentre il mondo si trovava ad affrontare quella che sembrava un’epidemia di rabbia senza precedenti, cadendo nel caos quasi totale, gli Avvoltoi fecero la loro comparsa. - Una nuova immagine mostrò le riprese tremolanti di un oggetto volante nero, dalla vaga forma aracnoide, che atterrava a Palazzo Pitti, Firenze, nella desolazione di una città devastata da un mese dal nanovirus, ai tempi ancora sconosciuto con quel nome.
- Atterrarono in almeno centocinquanta città nei cinque continenti. La prima cosa che fecero, anche se lo capimmo solo in seguito, fu quella di emettere delle onde ELF in grado di controllare le menti degli infetti, che iniziarono infatti a prodigarsi nel proteggere le navi aracnoidi, da cui entravano e uscivano liberamente, come se fossero stati... programmati per farlo.
Le riprese del servizio mostrarono video girate da coraggiosi operatori che s’erano avvicinati pericolosamente alle navi aracniformi.
- Fu presto chiaro che questi alieni non erano giunti casualmente in quel determinato momento di crisi del nostro pianeta. Non risposero a nessun tentativo di comunicazione, né agli ultimatum di alcuni governi. Quando gli iraniani li attaccarono con salve di missili, reagirono nebulizzando un gas su tutta Teheran. Fu allora che capimmo lo stretto rapporto tra il nanovirus e gli Avvoltoi.
- A proposito dei primi attacchi contro gli invasori, sa dirci quali effetti ebbero?
- Purtroppo furono piuttosto deludenti: gli Avvoltoi dispongono di efficaci sistemi antimissilistici anche a breve raggio. Forse un attacco con testate nucleari sarebbe stato efficace, ma chi si poteva prendere la responsabilità di nuclearizzare una città?
- A dire il vero ci risulta che la Casa Bianca ci avrebbe pensato...- La domanda non era tra quelle concordate, il che irritò fastidiosamente il colonnello. Chi si credeva di essere quel giornalista? Non doveva nemmeno provare a sputtanare gli alleati americani, parlando di cose che un civile nemmeno poteva capire.
- Non mi risulta - tagliò corto, glacialmente. L’intervistatore recepì il messaggio e valutò bene di tornare nel seminato.
- E’ vero che gli Avvoltoi replicano a ogni attacco contro i loro quartier generali scatenando gli infetti contro i cittadini che non hanno lasciato le loro abitazioni per aggregarsi ai centri di soccorso?
- E’ evidente - replicò Vescovi, sbollendo ancora l’irritazione di poco prima.
- Ma qualcuno ha mai visto l’aspetto di uno di questi alieni? Sono mai usciti dai loro velivoli o dagli edifici che hanno eletto a basi?
- La risposta è no. Si sono fatte solo supposizioni riguardo a una loro anatomia insettoide, in base al tipo di aggregamento realizzato col nanovirus, oppure al fatto che possano essere semplici macchine, un’avanguardia cyborg dei reali invasori. Purtroppo, nemmeno coi recenti successi ottenuti, ne abbiamo mai catturato uno vivo. Pare che gli aracnoidi siano dotati di complessi sistemi di autodistruzione che s’attivano secondo dati parametri.
- Riguardo alla riscossa di noi terrestri... ci può dire com’è stato possibile capovolgere la situazione di punto in bianco?
Il colonnello sorrise. - Grazie all’intelletto umano: i nostri scienziati non hanno mai smesso di studiare gli infetti, riuscendo finalmente a isolare il nanovirus. In tempi record è stato quindi sintetizzato un vaccino, applicato agli infetti grazie ai nanorobot sperimentali da tempo studiati da grandi multinazionali informatiche e da laboratori militari, proprio per contrastare eventuali guerre batteriologiche. Abbiamo iniziato a diffonderli nelle grandi città, attraverso gli acquedotti e la nebulizzazione. In questo modo gli Avvoltoi hanno iniziato a perdere il grosso del loro esercito, e in tempi sempre più rapidi.
- Così non solo avete trovato una cura per i nostri cari, ma avete anche reso vulnerabili gli invasori. - Il giornalista tornò ai toni convenuti. Vescovi lo ritenne il minimo: lui e i suoi ragazzi, più tutti gli altri professionisti come lui, nel mondo, avevano dato il sangue per rimettere in piedi la civiltà in cui anche uomini come quello prosperavano.
- Purtroppo il vaccino non funziona con chi ha subito l’infezione fin dai primi giorni, quelli del diluvio. In quel caso, ciò che ci rimane da fare, è togliere le sofferenze a quei poveretti, il cui sistema neurale è oramai compromesso al di là di ogni speranza. - Il colonnello aveva ricevuto precise indicazioni dai suoi superiori di essere chiaro e sincero, riguardo a quel punto.
- Ci può confermare alcune voci riguardo al fatto che il governo inglese stia testando a sua volta le onde ELF per controllare gli infetti “irrecuperabili” alla stregua di... animali da pascolo?
Vescovi si trattenne a malapena dall’arrossire di rabbia. Quel tizio riservava una sorpresa dopo l’altra. “Maledetta razza di bastardo”, pensò.
- No comment. Io rappresento l’esercito e lo Stato italiano, non quello britannico.
L’intervistatore sospirò impercettibilmente. - Bene, colonnello. Due cose, ancora. Prima di tutto, ritiene che il fine ultimo degli Avvoltoi fosse il nostro sterminio? La seconda: ci conferma la notizia che essi sarebbero arrivati dal cosiddetto “Occhio”? Si tratta di un buco nero?
- Alla prima domanda rispondo di sì, con riserva. Solo studiando gli Avvoltoi capiremo i loro veri scopi. Anche alla seconda domanda rispondo di sì. I satelliti che sono stati puntati sull’Occhio hanno confermato che le navi di forma aracnoide sono “uscite” da lì. Comunque non credo si tratti di un buco nero, gli astrofisici lo escludono. Piuttosto dovremo parlare, in via teorica, di un ponte di Einstein-Rosen, una... scorciatoia spaziale. Ma i miei colleghi scienziati sapranno spiegare tutto ai telespettatori, appena sarà possibile.
- Grazie per l’intervista, colonnello. Finalmente anche noi in Europa stiamo riconquistando la libertà, come già hanno fatto in gran parte gli statunitensi e come stanno tentando di fare nel resto del mondo. Se gli Avvoltoi torneranno ad attaccarci, questa volta non ci troveranno sprovveduti e indifesi come cinque mesi fa. Ma cosa sono questi mostri che hanno utilizzato una strategia così crudele e spietata? Questo, signori, è un grande mistero ancora da risolvere.

 

Otto giorni dopo, Torino
I rumori della armi automatiche andavano affievolendosi, tanto che Vescovi potè scambiare due parole col piantone della tenda del generale Wilson dei royal marines, contingente NATO di liberazione del Sud-Europa.
- Guarda come si contorcono, quei bastardi. Maledetti infetti di merda. Hanno il cervello fottuto, gli stiamo solo facendo un favore.
Il colonnello annuì, disgustato dal tono dell’inglese.
- Pensi che in Cina li bruciano col napalm: rapido ed efficace. - Sorrise trucemente - Ma è vero che anche molti infetti col vaccino non si rimettono del tutto? Rimangono come... spastici?
La voce di Wilson chiamò Vescovi dentro la sua tenda, risparmiandolo dalle odiose chiacchere del marine.
Un momento dopo si trovava in presenza del coriaceo generale britannico. Non perse tempo, arrivando al nocciolo della questione.
- Signore, mi chiedo se è necessario far saltare tutto il Lingotto. So che gli aracnoidi e le zone annesse sono ricettacoli di nanovirus e che devono essere fatti saltare col semtex dopo essere stati perquisiti, ma mi chiedo quanti civili inermi possono forse essere ancora nascosti nel perimetro...- La storia delle autodistruzioni era una frottola per la stampa.
Il colonnello si faceva quella domanda per la prima volta, dopo aver partecipato alla distruzione di tre aracnoidi, senza averne mai penetrato uno. Torino era la sua città natale e l’idea di distruggere il Lingotto, dove gli Avvoltoi s’erano posati, gli risultava davvero indigesta.
Wilson lo guardò con comprensione. L’inglese, un pezzo grosso, era una brava persona. Girò il suo portatile verso Vescovi, avviando un filmato sul player.
- Forse è giusto che anche lei sappia...
Il video, di bassa qualità, inquadrava una buia cella minuscola, in cui s’intravedeva una sagoma rannicchiata a terra. “Un Avvoltoio!” pensò istintivamente.
Una voce fuori campo: - Le chiedo nuovamente, perché c’avete invaso?
Un rantolo, poi la risposta, dal buio, in ottimo inglese. - Il nostro è un mondo moribondo. L’abbiamo quasi distrutto, a dispetto della nostra tecnologia. Avevamo bisogno di una nuova casa, o ci saremmo estinti in meno di vent’anni.
- L’Occhio... il passaggio in orbita lunare... è un wormhole?
- Artificiale. Sì, certo.
- Una “scorciatoia” tra due punti dell’universo?
Un’esitazione, breve. - No. Tra due universi paralleli.
In quel momento qualcuno accese le luci della cella. Il prigioniero si riparò gli occhi, abbagliato, mentre l’obiettivo zumava su di lui.
Non c’era alcun dubbio: si trattava di un umano, giovane, bianco, forse anglosassone, nudo, torturato a sangue.
Vescovi rimase a bocca aperta.
- Ora capisce? - domandò Wilson - Siamo noi. “Altri” noi, certo, ma comunque umani. I mostri non esistono, colonnello, ma è meglio che nessuno lo sappia.

Alessandro Girola