Akros si muoveva con la solita agilità, in uno spazio di cui non avvertiva limiti. Aveva ricevuto un compito preciso e intendeva eseguirlo. Si avvicinò ad uno dei due uomini presenti nella stanza, e ne percepì laura negativa, la ferocia che stava affiorando. Lo guardò a lungo negli occhi, più accesi che mai, e dallespressione capì perfettamente le intenzioni di quellindividuo. Ormai era diventato un esperto, sapeva interpretare gesti, sguardi e parole. Il sistema di segni costituito dalla comunicazione gli risultava di facile lettura. Quelluomo incalzava un altro soggetto, seduto in posizione contratta su un divanetto, intento a difendersi verbalmente, ma contrario allo scontro fisico. Parlavano di terreni, espropri, di eredità... Si trattava di due fratelli, Alex era il nome del più bellicoso. Akros accostò la bocca allorecchio di questultimo e gli sussurrò: Uccidilo, avanti! Cosa aspetti? Alex avvertì una sorta di comando nel suo cervello, una voce ferma e inflessibile che gli rimbombava in testa. Afferrò un coltello dalla credenza e si gettò sul fratello, colpendolo ripetutamente al petto, e conficcandogli larma nel cuore. Alex aveva usato un guanto scuro, un barlume di razionalità lo aveva sostenuto prima dellomicidio.
Ecco un potenziale assassino a cui ho dato una leggera spinta per superare lultima barriera... pensò Akros, soddisfatto. Cominciò a congetturare sul possibile destino di Alex, supponendo che avesse qualche possibilità di sfuggire alla giustizia degli uomini, ma che in ogni caso la sua anima sarebbe stata dannata. Lo divertiva il fatto che quelluomo così sgradevole e arrogante, non potesse vederlo. Allora Akros si tolse una soddisfazione. Gli apparve allimprovviso, giusto una frazione di secondo, cosa che non aveva mai fatto con un umano. Alex lanciò un grido acutissimo, poi si accasciò sulla poltrona. Questo non è che linizio, bisbigliò Akros, pronto a tornare da Satana, che attendeva ansioso sue notizie.