Linda
odiava i suoi vicini di casa.
Ormai era arrivata al limite della sopportazione.
Cera arrivata per gradi, quasi senza accorgersene. Colpa di tante piccole cose
accumulate nel tempo, una dopo laltra.
Alla prima aveva portato pazienza, allinizio ci aveva anche riso su, poi però ne
era saltata fuori una seconda, poi una terza e alla fine era arrivata al punto che anche
solo il pensiero della loro vicinanza la riempiva di rabbia e di repulsione.
Per primo, alla sinistra della sua proprietà, il signor Galimberto Brancolini.
Innanzitutto il suo giardino.
Nel quartiere ci tenevano tutti, lo si sapeva da sempre. Era una di quelle regole non
scritte che tutti però erano tenuti ad osservare.
Anzi, il vicinato era costantemente in gara per avere i fiori più belli e colorati, il
vialetto ben pareggiato, lerba tagliata.
Invece lui no.
Linda inorridiva nel guardare la giungla davanti a casa sua. Cumuli di foglie morte in
stato di decomposizione appestavano tutti con il loro odore di muffa; fiori ingrigiti e
appassiti, erbacce dappertutto... un vero sfacelo.
Lei aveva provato a farglielo notare, allinizio con toni delicati, con frasi buttate
lì come per caso, poi, visto che non cambiava nulla, in modo più esplicito.
E lui come aveva reagito?
Togliendole il saluto!
Roba da matti.
Non che ne sentisse la mancanza eh? Tanto lui ormai aveva litigato con tutti.
Sì, perché il signor Brancolini, era sempre stato un asociale, fin dal suo arrivo.
E dire che subito sembrava una persona così distinta.
Quando arrivò, con il suo vestito scuro e le scarpe lucide, sembrava proprio un uomo per
bene. Lo accompagnava una bella ragazza, tutti avevano subito pensato che fosse sua figlia
e che il signor Brancolini fosse vedovo. Ma poi lei non si era più vista.
In verità non andava a trovarlo mai nessuno; per forza, con il caratteraccio che si
ritrovava non doveva avere una gran collezione di amici.
Tornando allodio di Linda... se il signor Brancolini si fosse limitato ad essere un
vecchio scorbutico e solitario, la cosa avrebbe potuto anche essere sopportabile, pur
rimanendo sconveniente e per nulla di buon gusto.
Il fatto era che, essendo una persona piena di astio nei confronti del mondo, il signor
Galimberto non perdeva una sola occasione per rovinare la vita agli altri.
Tanto per fare un esempio.
Di norma il signor Brancolini se ne stava tutto il giorno rintanato in casa e, con grande
sollievo di tutti, era come se non ci fosse.
Il problema sorgeva quando qualcuno del vicinato aveva ospiti. Infatti, non appena vedeva
arrivare qualcuno, il maledetto iniziava a fare il matto strepitando e gridando tanto da
spaventare a morte i poveretti.
Per questo motivo gli amici e i parenti di Linda, che prima andavano regolarmente a
trovarla, con il tempo avevano notevolmente diradato le loro visite.
E tutto questo per invidia! Perché da lui non andava mai nessuno!
Voi direte che doveva essere una povera persona sola e triste che andava capita e aiutata.
Linda si era sempre ritenuta una brava donna, disponibile verso gli altri e piuttosto
socievole. Ma con lui aveva proprio dovuto arrendersi.
Aveva provato ad essere gentile, ad invitarlo alle riunioni del quartiere, ad informarsi
sul suo stato danimo... niente, tutto quello che era riuscita ad ottenere erano
stati solo mugugni e imprecazioni.
A quel punto persino un santo avrebbe gettato la spugna.
Come se questo non fosse bastato, cera laltra vicina, quella sulla sua destra:
tale Benedetta Priscilla Malverti.
Una single convinta.
Zitella, per come la vedeva Linda.
Il suo cattivo gusto era tragicamente palesato dal colonnato corinzio con tanto di timpano
decorato a bassorilievi in marmo rosa che aveva scelto per lingresso di casa.
Lapoteosi della pacchianità, oltre che una vera sciagura estetica per il loro
elegante e sobrio quartiere.
A peggiorare il tutto Benedetta Priscilla era una persona molto devota. Carica di quella
religiosità esteriore che la portava irrimediabilmente a riempire il giardino
di statue di angeli e madonne in preghiera. Come se il colonnato da solo non fosse
sufficiente a valerle loscar del kitsch.
Un vero orrore.
Ma Linda era una persona che, sebbene con un po di sforzo, riusciva ad andare oltre
allapparenza.
Aveva tentato di creare un rapporto di cortesia con Benedetta.
In quanto sola per scelta degli altri, la ragazza era spesso triste e Linda
non era rimasta indifferente ai suoi lugubri lamenti e ai suoi inconsolabili pianti.
Era andata a trovarla spesso e avevano chiacchierato a lungo, toccando anche argomenti
profondi, che vertevano sul fatto di doversi sempre migliorare per rendersi più amabili
agli occhi degli altri.
Ma ogni volta che Linda riusciva ad avvicinarsi a lei e a conquistare un po della
sua stima e fiducia, puntualmente arrivavano i genitori della ragazza a rovinare tutto con
discorsi su quanto fosse bella e cara e unica e su quanto nessuno si fosse mai accorto del
suo valore.
E ogni volta che i suoi genitori se ne andavano, Benedetta tornava ad essere di nuovo una
giovane zitella acida, viziata e piena di sé.
Se Linda pensava a quanto tempo avrebbe dovuto ancora sopportare quei due si sentiva male.
Già, perché facendo una mano di conti, avrebbe dovuto rimanere lì almeno per altri
quindici anni. Ah, se solo suo marito le avesse dato retta! Quante volte glielo aveva
detto che voleva essere cremata? Le sue ceneri a questora avrebbero dovuto riposare
sul fondo delloceano.
Invece no, la tradizione è tradizione: funerale, cassa in mogano e corone di fiori.
E adesso lei si trovava lì, assillata da quei terribili vicini di lapide, nel terzo
vialetto a sinistra del cimitero comunale.