- Ti dico che ho ragione io, Niky! Sono sicura come una serpe della sua
coda!
- Ca..a..cazzate! - tagliò corto il vecchio - due ca..a..si non vogliono d..ddire niente!
E poi p..ppotresti esserti sbagliata anche su quelle d..ddue famiglie.
- Guarda che io faccio meno errori di un numero moltiplicato per zero e poi ti conosco,
sai anche tu che può essere un problema serio!
- Tu vedi p...pproblemi ovunque! Sei peggio d..ddi una zitella acida. Piuttosto,
raccontami d...ddi nuovo tutto d...ddallinizio, che magari ca..a..apisco cosa
cè che non quadra!
- Di nuovo?! Ma è la terza volta! Eccheccazzo, ti sei ficcato dentro un bacucco
rimbambito senza cervello!?
- Ehm...b..bbeh... forse sì... - disse arrossendo sotto la folta barba grigia - Credo sia
Alzheimer...
- Ah porca trottola, ora mi spiego perché sembri un colibrì epilettico! E io pensavo
fosse il freddo! Certo che anche tu, cazzo, scegli sempre senza criterio. Vada per
laspetto, ma almeno fa attenzione alla salute, no?
- Ok dai, gira d..d.di là che andiamo verso il ca..a..avalcavia; il primo che mi pare
d..ddecente faccio cambio e poi p..pparliamo.
Il vecchietto, traballante dentro un cappotto verde scuro, uscì dal vicoletto e salì sul
passaggio pedonale che sormontava uno dei principali nodi stradali della città. Un uomo
più giovane, sulla cinquantina, laria da bancario in pensione, lo accompagnava,
camminando lentamente, ma con movimenti nervosi. Il vecchio si fermò sopra il cavalcavia,
mentre i lembi del cappotto venivano sollevati dal vento. Prima guardò giù, verso la
strada sottostante, come a prendere le misure, poi si girò e cominciò a scrutare i
passanti, che camminavano infreddoliti, carichi di regali di Natale e borse della spesa.
Ne individuò uno sui trenta, che indossava un bomber giallo e jeans strappati sulla
coscia e camminava verso di lui. Pareva anche un bel ragazzo, per quanto poteva dire da
dentro il suo cervello, divorato dal morbo e dalletà. Decise che gli piaceva e lo
scelse. Gli puntò contro lindice e cominciò a muoverlo a destra e a sinistra. Sia
lindice, sia il giovanotto. Poi fece un movimento brusco, come se dovesse lanciare
via lunghia, e nello stesso istante quel poveretto percorse, correndo, i tre passi
che lo separavano dalla balaustra e si tuffò nel vuoto, lasciando di sasso i passanti e
cadendo in modo scomposto sullasfalto sottostante.
In molti si affacciarono, morbosamente, per guardare; altri per istinto; altri ancora per
pura curiosità. Anche il vecchio col cappotto verde e il suo amico si affacciarono. Di
sotto, videro il poveretto disteso sul ciglio della strada, di faccia, con un braccio
lungo e laltro sotto il corpo. Non era morto, perché si stava muovendo lentamente,
come se si stesse svegliando. Poi si rialzò e scattò in piedi, sbattendosi i pantaloni
impolverati.
- Sto bene, sto bene... - gridò girandosi verso le facce che lo guardavano
dallalto, sbigottite e perplesse. Il giovanotto, zoppicando leggermente, risalì per
la riva erbosa che riportava sul cavalcavia, aggrappandosi ai ciuffi più grossi per non
scivolare. Alcuni passanti, ancora increduli, lo aiutarono a scavalcare la balaustra,
chiedendogli se dovevano chiamare i soccorsi.
- Sto bene, sto bene, non vi preoccupate, non serve chiamare nessuno - li rassicurò, e la
scena era stata troppo rapida perché qualcuno avesse avuto il tempo materiale di
telefonare ai soccorsi.
Il giovanotto si pulì la terra dai palmi strisciandoli sui jeans, e sincamminò
verso la direzione da cui stava venendo, prima del tuffo, mentre il cinquantenne con
laria da bancario lo affiancò con passo rapido. I passanti non compresero
linverosimilità di ciò a cui avevano assistito e ci volle un po prima che
notassero il vecchio col cappotto verde, accasciato sulla balaustra, completamente
immobile.
- Certo che sei sempre il solito coglione, eh? Possibile che non riesci a cambiarti in
modo più prudente e meno teatrale? Non crescerai mai! Guarda almeno dove sei capitato,
va, che poi ti racconto di nuovo tutto.
- Ma smettila di fare lananas fra le chiappe! - disse il giovanotto mentre estraeva
il portafoglio dai jeans e ne esaminava il contenuto - Devi sempre criticare criticare
criticare... Guarda qua invece, mi chiamo Valle Diego. Caruccio, vero? A proposito, e tu?
- Antonio - disse serio e sottovoce il cinquantenne.
- E... come mai un maschio?
- Volevo provare - fece quello, alzando le spalle.
- Ah bè, e poi sarei io che non cresco mai, eh - disse Nicolas sghignazzando dentro al
bomber giallo. - Dai su, fermiamoci per un caffè così parliamo con calma.
I due si sedettero in un bar e dopo pochi minuti la cameriera si avvicinò, portando un
vassoio con un caffè e una cioccolata con panna. Quando gli fu di fronte, però, rimase
impalata, realizzando di non aver mai preso quellordinazione. Per fortuna il
giovanotto col giubbotto giallo la tolse dallimbarazzo, rivolgendole la parola:
- La cioccolata è per me, grazie.
- Oh, mi scusi - rispose trasalendo - con queste feste di Natale sono un po stanca,
temevo di aver sbagliato.
Se ne andò, confusa, lasciandogli lo scontrino vicino al contenitore delle bustine di
zucchero. Quei due potevano essere padre e figlio, pensò, però non si somigliavano per
niente.
- Mi dicevi che hai la certezza di due casi - riprese con tono grave Nicolas.
- Sì, due - cominciò a raccontare con enfasi laltro - la prima lho scoperta
per caso, leggendo una lettera che mi riempiva di insulti per non avergli portato niente.
Laltro caso, invece, cominciando a guardarmi in giro, ascoltando i bambini,
soprattutto, e pedinando le famiglie sospette. Dei due casi, la famiglia che ho seguito di
più si chiama Molinaro, Giancarlo il padre e Pamela la mamma, trentotto e trentacinque
anni. Due figli, Kevin e Carlotta, sette e cinque anni. Genitori che lavorano, nessun
problema finanziario né di salute. Nonni normalissimi e infanzia senza traumi o eventi
particolari. Non cera motivo per pensare che si comportassero così, e invece...
Senza motivo, senza spiegazioni, semplicemente non li hanno fatti.
- Forse hanno dato una spiegazione ai bambini, anche se erano piccoli. Non sarebbe la
prima volta.
- No te lassicuro, non sono mica scema. Ci avevo pensato anchio. Li ho
seguiti, pedinati, ascoltati. Negli ultimi venti giorni ho passato più tempo ad aleggiare
in casa loro che da altre parti. Mi sono segnata tutto su un notes. Anzi, ora ti leggo.
Antonio, o meglio, il corpo di Antonio, tirò fuori dalla tasca interna della giacca un
piccolo notes pieno di piccoli segni, apparentemente incomprensibili.
- Ehi, ma scrivi ancora in aramaico imperiale! - esclamò Nicolas. - si vede che sei
trecento anni più vecchia di me! Io larabo nemmeno me lo ricordo.
- Ma smettila di fare lidiota una buona volta - gracchiò con la sua vera voce -
solo perché non mi sono mai presa la briga di imparare linglese non vuol dire che
sono vecchia. E poi non credere di essere così giovane. Adesso sta zitto e ascolta.
Considera solo i regali di Kevin da agosto in poi. Il 10 agosto lo skateboard; il 2 luglio
la Playstation, ma era per il compleanno; a fine luglio delle macchinine in miniatura,
sempre a fine luglio anche un pallone nuovo; il 4 settembre le freccette con punta di
ferro e relativo bersaglio; a ottobre, dopo i primi voti a scuola, lo zaino nuovo di
Dragonball e poco dopo la prima bicicletta; il 18 novembre, due giochi nuovi per la
Playstation; il 10 dicembre un altro gioco. Stop.
- Nientaltro?
- Nientaltro. Neanche una caramella.
- Sicura?
- Sicura. Il 21 sono partiti in vacanza. Mi sono presa un'hostess per seguirli. Niente,
né a Kevin, né a Carlotta. E ho ragione di credere che succeda così da sempre.
- Immagino che la prima cosa che hai fatto è stato verificare se...
- Sì, ovvio, non sono atei, né di altre religioni. Vanno in chiesa quasi ogni domenica.
Hanno addobbato lalbero e messo una stella cometa di lucette sulla porta. Tutto
normale insomma. Non se ne sono dimenticati e non lhanno fatto di proposito.
Semplicemente non lhanno fatto, punto e basta. Gli manca e basta. Ma gli manca come
gli potrebbe mancare la coda o un uragano nel water.
- E laltra famiglia?
- Uguale. Famiglia normale. Bambini normali. Normalmente religiosi e di florida situazione
economica. E anche qui niente. Nessun accenno, nessuna motivazione, nessuna richiesta dei
figli in proposito. Niente di niente. E ti ripeto, Niky, non ho sbagliato. Li tengo
docchio da un anno. Per entrambi è il secondo Natale di fila e niente mi fa pensare
che prima si siano comportati diversamente.
- Collegamenti tra i due casi? - chiese Nicolas con un tono che era ormai diventato
professionale.
- Nessuno. Non si conoscono. Abitano a trecento chilometri di distanza.
- Quante famiglie hai controllato?
- Una cinquantina, più o meno. E mi pigliasse la diarrea dal naso se quei due casi non
sono veri! E due su cinquanta, Niky, è tanto!
- Chessschifo!
- La diarrea dal naso?
- No, no... intendevo queste due famiglie. Pensavo ai bambini. Ma... non hanno visto
altri, parlato, sentito amichetti che li avevano ricevuti...
- Solo Kevin, ieri, al ritorno dalle vacanze. Ha ricevuto via messaggio la foto del camion
ricevuto da un suo amico, e sai che ha fatto?
- Cosa? - chiese Nicolas, quasi timoroso della risposta.
- È andato da papà e gli ha chiesto se gli comprava un camion. Gli ha detto marca e
modello. Stop.
- E poi?
- Il padre non gli ha detto né sì, né no. Gli ha detto vedremo. Per ora non gli ha
comprato niente, ma è passato solo un giorno. Domani riaprono i negozi, potrebbe
comprarglielo, oppure no. Non so, non è questo che minteressa. È che il piccolo ha
semplicemente chiesto un regalo. E il padre ha semplicemente detto vedremo. Punto. Fine.
Stop. Non una motivazione, non un perché, non una scusa, unoccasione. Cazzo! Come
se un dono vivesse senza un perché, senza essere animato dal nostro spirito.
- E tu che hai fatto?
- E che dovevo fare!? Sono venuta via. Mi sono sentita inutile, ti faccio presente che era
il trenta. Chavevo due occhi come due latrine e il morale più a pezzi del lego.
- Ma non riesci a parlare senza queste penose metafore?
- Ci provo, ma è questo Antonio. La mattina lavorava in banca, ma nei week end faceva
cabaret. Faceva anche un po pena, ma era così convinto che le battute peggiori non
riesco a grattarle via.
- Poi sono io che li scelgo male, eh?
- Guarda che il mio almeno è morto per conto suo, più o meno. Mica lho scagliato
dal cavalcavia.
- Capirai cosa cambia - rispose rimettendosi il giubbotto che si era tolto prima di
gustarsi la cioccolata - dai su andiamo e pensiamo a che fare.
Così facendo si alzò, batté tre volte il dito indice sul tavolino, vicino alla tazza
della cioccolata. Quando rialzò il dito, dopo il terzo battito, sul tavolino era rimasto
un biglietto da venti euro. Salutò la cameriera con un cenno del capo e uscirono in
strada, dove le luci natalizie avevano cominciato ad accendersi, nonostante
limbrunire fosse appena accennato. Sincamminarono lentamente lungo il corso,
osservando la fila di vetrine illuminate.
- Che pensi di fare? - disse Nicolas - Dici che è il caso di parlare con il capo?
- Mmm... sono secoli che non lo sento.
- Anchio, a dire il vero. Praticamente dallanno della traslazione a Bari.
- Forse è meglio risolvere il problema da soli. Perlomeno con queste due famiglie. Anche
se sono due casi su cinquanta non è detto che sia una percentuale reale. Potrebbe essere
un evento fortuito. O potrei essermi sbagliata.
- Che tu ti possa sbagliare, lo escludo, però sulla casualità potrebbe anche essere...
Che ne dici semplicemente di eliminarle?
- Intendi fisicamente?
- Perché no. Metti che il comportamento si possa diffondere, come noi diffondiamo lo
spirito del dono. Questo sarebbe un focolaio e dovremmo comunque eliminarlo. Se invece
sono anomalie a sé stanti vanno in ogni caso epurate. Leliminazione fisica è
efficace in entrambi i casi.
- E i bambini?
- No quelli li lascerei, forse è ancora possibile salvarli. Penso che mescolati agli
altri siano ancora recuperabili. Altrimenti li elimineremo nel momento in cui avranno
discendenza.
- Ok, hai ragione, è la cosa migliore. Lapproccio a carica di mammut è sempre il
migliore. Penso che il capo agirebbe allo stesso modo. Tecnicamente come facciamo? Io fra
meno di una settimana lavoro e sarò più occupata di un cesso, non ho tempo per
provvedere.
I due si fermarono davanti a un negozio di giocattoli, prendendo mentalmente nota di tutto
ciò che vedevano.
- Manderò Schwarzer Peter - disse Nicolas accennando a un sorriso - lui si diverte a fare
queste cose. Da quando non può usare la frusta ho notato che reprime
laggressività. Gli farà bene un po di svago. Lasciami lindirizzo delle
due famiglie.
La befana strofinò le mani nel gesto tipico di chi si vuole riscaldare e fra i palmi
ruvidi di Antonio spuntò un piccolo foglietto in cartoncino su cui erano stampati due
indirizzi e quattro facce, in stile fototessera. Lo tese a Nicolas, che lo ripose, senza
guardarlo, nella tasca del giubbotto.
- Gli dirò di occuparsene già domani. Il primo dellanno le sciagure fanno meno
notizia.
- Io continuerò a tenere docchio le altre famiglie, per essere sicura che si tratti
di due casi eccezionali.
- Darò un occhio alle lettere di questanno, non si sa mai.
- Beh, ora devo andare...
- Sì vado anchio. Meglio che cerchi subito quellelfo schifoso. Ti faccio
sapere comè andata.
- No tranquillo. Darò un occhio al tg. Ci sentiamo dopo il 6.
- Ok, buon lavoro allora.
- Grazie...
I due si abbracciarono e fecero per separarsi, quando Nicolas ebbe unesitazione,
trattenendo labbraccio.
- Però è brutto eh?
- Cosa? Questi due casi?
- No, dico in generale, loblio, la dimenticanza. Non so... mi atterrisce il pensiero
di non esserci.
- Già... - disse ghignando la befana - è come se ti sparisse la carta igienica mentre la
stai usando!
- Vabbè va, ci vediamo dopo il 6, e vedi di scegliere un involucro un po più
serio.
- Forse hai ragione. Più tardi farò un giro sul cavalcavia.
(Nota dell'autore)
Babbo Natale è noto anche come Santa Claus, abbreviazione di san Nicola. San Nicola era
un vescovo dell'Asia minore vissuto nel IV secolo; nelle prime leggende cristiane si
narrano alcune sue imprese, fra cui la protezione dei bambini e la generosa distribuzione
di regali ai poveri. Alla fine dell'XI secolo alcuni mercanti italiani recarono le sue
spoglie da Mira a Bari. La sua leggenda si è diffusa in tutta Europa e il suo ruolo di
tradizionale portatore di doni è andato via via acquistando peso. Secondo la versione
tedesca e olandese della leggenda, Nicola cavalcava per i cieli consegnando regali ed era
talvolta accompagnato dall'elfo Schwarzer Peter, che aveva il compito di frustare i
bambini cattivi.
La befana è un personaggio legato alla festa dell'Epifania (dal latino volgare epiphania,
a sua volta derivato dal greco epipháneia, "manifestazione"), celebrata dalla
Chiesa cattolica il 6 gennaio. La festa ricorda la manifestazione della divinità di Gesù
Cristo ai Re Magi, e conclude il periodo natalizio.