1966. Gelida notte di novembre nella comunità agricola di Negracruz,
novantanove anime al confine tra Messico e Stati Uniti. Luna piena, stelle vitree. Tanfo
sulfureo nellaria tagliente. Nellombrosa boscaglia intorno allantico
cimitero, lorfana Christine, quindicenne macilenta, in preda alle doglie e
infreddolita, sta scappando dalla lercia baracca dello squilibrato zio Ned. Varcata
limponente cancellata della necropoli, la ragazza cammina tra centinaia di funerei
barlumi, implorando disperatamente aiuto a gran voce. Scalza sulla pungente erbaccia
cimiteriale, giunge alla chiesa diroccata: sulla fredda scalinata pietrosa, partorisce, a
caldi fiumi sanguigni, una bambina morta.
Largenteo plenilunio, impietoso, illumina nitidamente lossuto cadavere nelle
mani tremanti della debole Christine: pelle biancastra insanguinata, palpebre e labbra
serrate; inquietante bambola dormiente, perfetta ma inanimata. La ragazza decide di
seppellire quella creatura esanime sul prato tra le tombe: a mani nude, scava
nellumida terra una macabra culla per il minuto essere senza vita.
Singinocchia per ricoprire la fossa: sotto i lucenti raggi lunari, vede sul cereo
visino gli occhi nerognoli e la bocca violacea spalancarsi in un muto vagito rabbioso.
Atterrita, Christine getta pugni di terriccio. Improvvisamente dalla sepoltura si levano
inumani strilli raccapriccianti: ghigni malefici deformano mostruosamente i lineamenti
infantili; il corpo è immobile. Lorrore paralizza la ragazza che rimane in
ginocchio, dita sulle orecchie, stordita dalle orribili urla. Ad un tratto profondo
silenzio angosciante. Christine osserva la salma nella buca: labbra e palpebre nuovamente
strette, putrido sangue scuro dalle narici. Allimprovviso linfernale neonata
si avventa contro di lei in una feroce morsa strozzatrice.
Da quel maledetto plenilunio, Christine e la sua piccina, orrendi cadaveri viventi, hanno
terrorizzato Negracruz, dapprima solitarie... poi con lorripilante, crescente
esercito dabitanti mutati in non morti.
Oggi quelle catapecchie di legni marci appaiono disabitate... ma i resti degli sventurati,
scomparsi nelle tenebre di quel luogo dannato, giacciono funestamente ammucchiati
nellossario dellantico cimitero.