Infine
riaprì gli occhi. Non aveva mai visto una luna così. Anzi, in quel momento pensava di
non aver mai visto la luna in tutta la sua vita. Una luce diafana colpiva i suoi occhi
mostrandole il mondo per la prima volta... di nuovo. Ogni dettaglio, ogni ombra
nellombra appariva definita e nitida, tersa come il primo mezzogiorno destate.
I profumi erano dappertutto. La lavanda dei suoi abiti, la terra bagnata, lerba, la
cenere, il pane, lo sterco. Poco distante il fumo, i cavalli, il metallo. Ogni odore era
tanto forte da schiacciare, ogni profumo così vicino da poter essere afferrato. Tranne
uno. Uno sconosciuto profumo familiare. Un soffio sbiadito e desiderabile come il
meraviglioso odore incompiuto di un deja-vu.
Il rumore era assordante, pieno, ininterrotto. Voci, fruscii, ticchettii poi passi,
pianti, latrati e tuoni in lontananza.
Ogni suono era talmente chiaro e talmente intenso
da togliere il fiato. Vibrazioni sorde che riempivano laria. Tranne uno. Non un vero
e proprio suono ma nemmeno un rumore indistinto. Non un sussurro ma nemmeno una voce, un
grugnito forse, un richiamo... chissà.
Le mani si mossero da sole. Si chiusero in un pugno serrato, si strinsero in una morsa
involontaria. Le unghie bucarono la carne senza ferirla, la lacerarono senza tagliarla.
Armi sui polsi come artigli felini.
La gola era di pietra, asciutta e arida. La lingua immota e gonfia. Le labbra socchiuse
come un occhio sul mondo.
Aveva sete, ricordò, sete da morire.
Poi il buio.
Questi furono i primi e gli ultimi pensieri di Augusta Kensingmore
prima che Vassil McKingley le mozzasse il capo trafiggendole poi il cuore con il suo
paletto di legno.
La docile Augusta. In vita fu prima figlia e sorella, poi moglie e madre.
In morte rinacque Vampiro... ma giusto il tempo di rendersene conto.
Laureato in Scienze e Tecnologie della Comunicazione, attualmente lavoro come copywriter presso un'agenzia pubblicitaria di Torino. Appassionato di sport, lettura, cinema e scrittura creativa.