Fuoco

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2006 - edizione 5

Luigi afferrò i cuccioli senza guardarli e li sbatté nel sacco. Miagolavano tremendamente. Li scaraventò nel bidone insieme a stracci imbevuti di benzina, appiccò il fuoco e rimase a guardare quell’involucro convulso tra le fiamme.
Poi rientrò in casa.
- Dove sono? - chiese sua moglie.
- Li ho uccisi. Giuro che se quella maledetta torna a partorirceli in casa la ammazzo! Deve solo capitarmi a tiro!
- Appunto. Devi solo riuscire a trovarla.

 

***

 

Luigi avvicinò l’orecchio all’armadio e rabbrividì. Stava accadendo di nuovo.
Trattenne un fremito intestinale e corse a prendere la benzina. La versò su un panno e preparò i fiammiferi.
Stavolta sei in trappola!
Fu velocissimo. Aprì l’anta, lanciò dentro la matassa di fiamme e richiuse.
Brucia, maledetta!
Nell’armadio si stava scatenando l’inferno: graffi sul legno, urti, miagolii striduli come grida, mentre il fumo saturava la stanza.
Se ne stava lì davanti, inquieto, coprendosi bocca e naso con la manica e aspettando che il fuoco facesse il suo dovere.

All’improvviso un colpo più forte lacerò il legno. Saltò indietro disorientato.
Un altro colpo sfondò l’armadio e dallo squarcio la vide sollevarsi: un ibrido osceno di donna con testa e arti felini. Sibilò scoprendo la morsa di canini ricurvi e con un balzo gli si avventò addosso. Un groviglio di denti e artigli che strappavano furiosi pelle e carne e raschiavano le ossa.
Luigi lottò disperatamente. Poi si avvinghiò alla strega e si lanciò nel fuoco: solo così l’avrebbe uccisa.
Il suo corpo scorticato fu abbracciato dalle fiamme e consumato insieme alla casa. Un enorme rogo.
Sua moglie, salva per miracolo, si trascinava sfinita nel giardino, cercando di allontanarsi dal fuoco. Poi, al sicuro, depose a terra i cuccioli che teneva tra le braccia.
Sulla sua pelle ferita e ustionata tornava a crescere un fitto pelo nero.

Valchiria Pagani