Luigi
afferrò i cuccioli senza guardarli e li sbatté nel sacco. Miagolavano tremendamente. Li
scaraventò nel bidone insieme a stracci imbevuti di benzina, appiccò il fuoco e rimase a
guardare quellinvolucro convulso tra le fiamme.
Poi rientrò in casa.
- Dove sono? - chiese sua moglie.
- Li ho uccisi. Giuro che se quella maledetta torna a partorirceli in casa la ammazzo!
Deve solo capitarmi a tiro!
- Appunto. Devi solo riuscire a trovarla.
***
Luigi avvicinò lorecchio allarmadio e rabbrividì. Stava
accadendo di nuovo.
Trattenne un fremito intestinale e corse a prendere la benzina. La versò su un panno e
preparò i fiammiferi.
Stavolta sei in trappola!
Fu velocissimo. Aprì lanta, lanciò dentro la matassa di fiamme e richiuse.
Brucia, maledetta!
Nellarmadio si stava scatenando linferno: graffi sul legno, urti,
miagolii striduli come grida, mentre il fumo saturava la stanza.
Se ne stava lì davanti, inquieto, coprendosi bocca e naso con la manica e aspettando che
il fuoco facesse il suo dovere.
Allimprovviso un colpo più forte lacerò il legno. Saltò indietro disorientato.
Un altro colpo sfondò larmadio e dallo squarcio la vide sollevarsi: un ibrido
osceno di donna con testa e arti felini. Sibilò scoprendo la morsa di canini ricurvi e
con un balzo gli si avventò addosso. Un groviglio di denti e artigli che strappavano
furiosi pelle e carne e raschiavano le ossa.
Luigi lottò disperatamente. Poi si avvinghiò alla strega e si lanciò nel fuoco: solo
così lavrebbe uccisa.
Il suo corpo scorticato fu abbracciato dalle fiamme e consumato insieme alla casa. Un
enorme rogo.
Sua moglie, salva per miracolo, si trascinava sfinita nel giardino, cercando di
allontanarsi dal fuoco. Poi, al sicuro, depose a terra i cuccioli che teneva tra le
braccia.
Sulla sua pelle ferita e ustionata tornava a crescere un fitto pelo nero.