Non so
quando è cominciato. Forse è sempre stato così, e solo adesso che sono morto, vedo le
cose chiaramente. Morto sì, ma ancora in possesso delle mie facoltà mentali. Il mio
cuore non batte, non respiro, ma posso ancora pensare. Se è questa la vita dopo la morte,
non c'è speranza di redenzione. Ma non è di certo peggio della "vita" che c'è
sopra.
Li sento muoversi, grugnire attraverso la seta rossa che mi copre il volto, quelli che una
volta credevo uomini. Magari la loro anima è scivolata improvvisamente via dai loro
corpi, disgustata dalle loro nefandezze, ed è finita nella terra, ridandoci la facoltà
di pensare; oppure sono sempre stati così, me compreso, e me ne accorgo solo adesso.
L'unica cosa di cui sono certo è che Loro, senza rendersene conto, si nutrono di noi.
Aprono le nostre bare per divorare i nostri arti in putrefazione, convinti di gustare il
più saporito degli arrosti, ci succhiano il midollo dalle ossa, pensando di assaporare il
the delle 5. Vivono come hanno sempre fatto, si svegliano, lavorano, vanno a letto
insieme, e poi di nuovo a dormire.
Ma non hanno emozioni, sono solo freddi e vuoti gusci
impazziti, in attesa di collasare su loro stessi, vittime dei loro istinti primordiali e
di una oscura e crudele logica. La loro fame non conosce limiti ne decenza, talmente forte
da annientare qualsiasi volontà li consuma e li inganna, come un viscido parassita che fa
di tutto per nascondere la sua presenza.
Li sento adesso mentre scavano sulla mia tomba, in cerca del legno levigato, frementi di
desiderio. Stanno per arrivare a me. Spero solo che la morte abbia pietà di me, e mi
tolga la facoltà di pensare prima che il loro macabro banchetto abbia inizio.
21 anni, residente a S.Benedetto del tronto, studente di economia alla facoltà di "Mercati e gestione d'impresa" di S.Benedetto del Tronto. Maturita scientifica (per un pelo). Faccio ottimi tortellini panna funghi e salsiccia, e mi riduco sempre a fare le cose all'ultimo momento.