Seta rossa

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2006 - edizione 5

Non so quando è cominciato. Forse è sempre stato così, e solo adesso che sono morto, vedo le cose chiaramente. Morto sì, ma ancora in possesso delle mie facoltà mentali. Il mio cuore non batte, non respiro, ma posso ancora pensare. Se è questa la vita dopo la morte, non c'è speranza di redenzione. Ma non è di certo peggio della "vita" che c'è sopra.
Li sento muoversi, grugnire attraverso la seta rossa che mi copre il volto, quelli che una volta credevo uomini. Magari la loro anima è scivolata improvvisamente via dai loro corpi, disgustata dalle loro nefandezze, ed è finita nella terra, ridandoci la facoltà di pensare; oppure sono sempre stati così, me compreso, e me ne accorgo solo adesso.
L'unica cosa di cui sono certo è che Loro, senza rendersene conto, si nutrono di noi. Aprono le nostre bare per divorare i nostri arti in putrefazione, convinti di gustare il più saporito degli arrosti, ci succhiano il midollo dalle ossa, pensando di assaporare il the delle 5. Vivono come hanno sempre fatto, si svegliano, lavorano, vanno a letto insieme, e poi di nuovo a dormire.

Ma non hanno emozioni, sono solo freddi e vuoti gusci impazziti, in attesa di collasare su loro stessi, vittime dei loro istinti primordiali e di una oscura e crudele logica. La loro fame non conosce limiti ne decenza, talmente forte da annientare qualsiasi volontà li consuma e li inganna, come un viscido parassita che fa di tutto per nascondere la sua presenza.
Li sento adesso mentre scavano sulla mia tomba, in cerca del legno levigato, frementi di desiderio. Stanno per arrivare a me. Spero solo che la morte abbia pietà di me, e mi tolga la facoltà di pensare prima che il loro macabro banchetto abbia inizio.

Andrea Niccolini

21 anni, residente a S.Benedetto del tronto, studente di economia alla facoltà di "Mercati e gestione d'impresa" di S.Benedetto del Tronto. Maturita scientifica (per un pelo). Faccio ottimi tortellini panna funghi e salsiccia, e mi riduco sempre a fare le cose all'ultimo momento.