Ricordo
ogni dettaglio come se fosse ieri. Era la sera del 2 ottobre 1944 e stavo rincasando,
quando, nei pressi del molo di Castelletto Ticino, la mia attenzione fu bruscamente
destata da un tonfo sordo nellacqua. Mi precipitai verso la balaustra di protezione,
aspettandomi di dover soccorrere un incauto sfortunato, finito accidentalmente in quelle
acque gelide dinizio autunno; ma rimasi sorpreso nel vedere una figura che nuotava
agilmente sotto il pelo dellacqua verso il punto in cui il Lago Maggiore si
restringe per convergere nel Fiume Ticino, in corrispondenza del ponte di Sesto Calende.
Ben presto il nuotatore fu nascosto alla mia vista dalloscurità delle acque e dalla
nebbia addensatasi sulla superficie. Ma un attimo dopo mi balzò il cuore in gola nel
vedere che, nel medesimo punto, una grossa forma scura si allargava velocemente,
distendendosi imponente come la figura di un sottomarino in emersione. Affiorando rivelava
dimensioni spaventose, fino a mostrare la sua superficie nera e liscia sotto i riflessi
della luna.
Fu solo allora che mi resi conto che la cosa era viva e che un vorticare di
tentacoli ne accompagnava lascesa, mentre con occhi orrendi scrutava oltre il pelo
dellacqua.
E sul dorso di quel abominio sedeva a cavalcioni una creatura
antropomorfa dalla pelle squamosa e gli arti palmati, che sicuramente ne facevano un abile
nuotatore.
Per un attimo i nostri sguardi sincrociarono e, nel fissare quelle nere rotondità,
mi sentii come perso nel vuoto dello spazio più profondo. Raggelato, rimasi per alcuni
minuti ad osservare la sagoma abnorme che spariva nella nebbia verso sud.
Ne conservo ancora limmagine viva, così come ricordo perfettamente anche la data;
il giorno dopo lesercito Alleato bombardò il ponte sul Ticino. E mai potrò
scordare lo sguardo di quella creatura, come di chi teme e fugge un pericolo imminente.