Xenochiromante

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2006 - edizione 5

- Le mani. Le hai guardato le mani? - Si grattò una tempia.
- No... dovevo?
- Fallo. Lunghezza delle dita, letto delle unghie, se sono mangiate, la forma, lo smalto che usa, tutto. Poi richiamami allo stesso numero.
Attaccò. Poche chiacchiere, aveva altro lavoro in giro.

 

[tre giorni dopo, ore 23:17]

 

- Pronto, Alessandro... sono Agostino. E’... per le mani.
- Ok, spara...
- Lunghezza media, smalto trasparente, curate, non le mangia... belle mani.
- La tua opinione vale un cazzo. Mi servono dati se vuoi vivere. Le unghie, come sono?
- Lunghe, ma non troppo...
- Quanto lunghe, diosanto?!
- Spuntano di mezzo centimetro... circa.
- Arcuate?
- No, dritte.
- Dritte? Ok, allontanati da lei di almeno sei metri.
Lo fece.
- Sei lontano?
- Sì!
- Ora digita sul tastierino tre-sei-otto.
Agostino era confuso, si sentiva un idiota, ma doveva fugare i suoi dubbi. Alessandro era uno di cui fidarsi. - Fatto.
- Se non mi dici nulla allora dev’essere girata di spalle. Chiamala. E non urlare.

 

- Brigida!
La ragazza ruotò il capo.

 

- Cristo santo! - soffocò a malapena l’esclamazione.
- Calmati! Lei non sa che la “vedi”! Quanti ne ha?
- Nove...
- Prendi la torcetta che ti ho dato, punta il fascio sul quarto occhio da sinistra. Ora!
Brigida lo guardò senza capire, si alzò dal divano. Il raggio le colpì il bulbo e lei esplose in decine di lunghi tentacoli che travolsero la stanza, cercando negli appigli un’ultima vana ancora di salvezza. Poi si accasciò senza vita.
- Morta...
- Tutto come previsto. Era una R35, non delle più pericolose. Ora esci dal locale, passeranno i miei uomini a pulire. Mi aspetto il pagamento entro tre giorni, ok?

 

Agostino annuì con voce flebile.
Chiuse la comunicazione e scappò dalla villa.

Alessandro Cellamare