Era da poco
scesa la sera, Mario Carter, il Maestro Cacciatore di vampiri, si avvicinò al portone
arrugginito della cappella. Dietro, i suoi cinque discepoli, giovani, volenterosi,
desiderosi di vedere lultimo vampiro sparire dalla faccia della Terra.
-Ragazzi fate attenzione- disse voltandosi verso di loro. -Non sappiamo come
questindividuo si comporterà, quando avrò scoperchiato la sua bara.
I cardini di ferro urlarono come anime dellInferno, quando il portone fu aperto,
Carter scese guardingo i pochi gradini.
La stanza era spoglia, dominata dal grigio del granito. Lunica eccezione era un
feretro ligneo chiuso, posto al centro su un basamento di pietra.
Mario si avvicinò, i ragazzi si disposero tuttintorno, illuminando la scena con le
lampade a olio.
Con visibile emozione Carter sollevò il coperchio del feretro. Non era pesante. Cadde a
terra rovinosamente.
Dentro i ragazzi videro un uomo, distinto e ben vestito, proprio come nelle storie
raccontate dal Maestro. Lui, intanto, estrasse rapidamente martello e paletto di frassino.
-Non cè tempo da perdere- sentenziò. -Un ultimo colpo e i vampiri saranno estinti
per sempre!
Posò il legno sul petto della creatura.
Portò il martello sopra la testa. Esitò, sembrò avere un ripensamento, poi colpì con
tutta la forza che aveva. Il frassino attraversò il torace dellessere, spaccandogli
il cuore, come Mario aveva sempre insegnato.
Nessuna reazione. Solo uno zampillo di sangue sporcò i vestiti di Carter.
I ragazzi, già istruiti, ruppero le loro lampade sul corpo della creatura.
Mentre questa bruciava, immobile, uscirono tutti dalla cripta.
-Maestro- chiese un discepolo, -come mai il vampiro non ha avuto alcuna reazione quando
lavete colpito?
Mario, rispose con una frottola, ma la verità era dentro di lui:
-Perché ho sedato troppo quel povero mortale. Perché lultimo vampiro è in realtà
il vostro Maestro. E vorrei che vi dimenticaste di me al più presto.