Quando si
vide allo specchio ormai tutto era compiuto. Lei aveva vinto.
Tutto era cominciato alcuni mesi prima. Un sabato, un mercatino delle pulci e una tazza da
tè dell800. Aveva un colore cupo e sinistro quella tazza, le piaceva.
Apparteneva a una contessa della Transilvania aveva detto il venditore.
Lidea la suggestionava e così la comprò. Le cose che vengono dal passato
sono pericolose! Gridò verso di lei un vecchio mendicante allangolo della
strada. Tornano nel presente per riacquistare vita. Gli oggetti antichi sono anime
intrappolate che aspettano di liberarsi. Guardati da quella tazza. Nina sorrise per
le follie del vecchio e tornò a casa. Poi calò la sera. Stava quasi per addormentarsi
quando sentì dei rumori. Davanti a sé la tazza lievitava e un urlo di sadica felicità,
proveniente da quella cosa, riempì la stanza. La tazza gravitava e si muoveva veloce
intorno a Nina che, ipnotizzata da quei vortici, svenne. Quando riprese coscienza non
riusciva a muoversi. A poco a poco sentì la luce del mattino inondarla.
Davanti a sé cera lo specchio. Guardò. Nel riflesso non cera il suo viso, dentro lo specchio non cera lei come corpo, ma lei come oggetto! Era diventata un carillon, quello che teneva sempre sulla scrivania! Provò a gridare, a piangere, a muoversi. Niente avveniva se non nella sua testa, nella sua anima: Tornano nel presente per riacquistare vita. Il vecchio, la sua predizione. Sentì un cigolare di porta. Era il suo corpo da donna che si avvicinava alla scrivania! Teneva tra le mani la tazza del mercatino. Bevve un sorso e guardò, glaciale e vittoriosa, il carillon. Lo prese in mano, lo avvicinò al viso: Ora cara Nina e caricò la molla del vecchio carillon, il tuo corpo appartiene a me.
Ho 24 anni, sono laureata in filosofia e iscritta alla specialistica di lettere moderne di Genova. Collaboro con una rivista on-line che si occupa di recensioni e con il quotidiano Il Secolo XIX di Savona. La scrittura è la mia grande passione e negli anni ho ricevuto diversi riconoscimenti e premi letterari.